La settimana della moda maschile di milano porta a battesimo il Moschino di Appiolaza che, per la prima volta, sfila con l’uomo. Un’interpretazione del dolce vivere italiano tra stereotipi e citazioni.
Lo show di Moschino si apre con una schiera di look da ufficio, come fosse l’ultimo giorno prima delle vacanze. Prima di tutto un trench, poi completi grigi addolciti da tocchi alla Moschino. Modificanti, d’ispirazione futurista, dalle fogge più disparate. Divertenti spille a forma di banana e uovo strapazzato. E poi una riedizione della famosa “survival jacket” del 1992 in chiave office.
Tutto d’un tratto sono scattate le 18.00, si esce dall’ufficio e si cominciano le vacanze. Come per magia i look si fanno più liberi, sciolti, rilassati. Incarnano il senso della dolce vita italiana, non senza stereotipi. Le stampe del moschino anni ‘90 tornano in passerella. L’eredità di Franco viene rimaneggiata da Appiolaza in maniera puntale, pur con qualche scivolone. Sulla passerella le stampe spaziano dal calcio ai paesaggi marittimi del Belpaese. Una gonna recita “saluti da Napoli”, come fosse una cartolina.
Da un pranzo al mare si passa ad una passeggiata tra le campagne italiane. L’otium del dolce far niente è espresso tra disegni floreali, stampe con oche e dettagli di fieno e fiori di campo. Infine un tocco di esotismo, una partenza per una meta nuova. Tra giacche sahariane e gorilla stampati sulle camice. Le valige, impilate sullo sfondo della passerella, invitano a riflettere sui viaggi, sulle partenze e sugli arrivi. Sul senso del muoversi.
Cos’è un viaggio? In fin dei conti è una nuova esperienza. E il nuovo viaggio, annunciato con questo show è quello del direttore creativo, Adrian Appiolaza, pronto (almeno così sembra) a maneggiare l’eredità di uno dei brand più complessi della storia.