La Gen Z non vede alternative al fast fashion

da | SUSTAINABILITY

Su un campione di 137 rappresentanti italiani della Gen Z l’83,9% di loro acquista frequentemente in negozi fast fashion e il 43,8% non vede alcun tipo di alternativa. L’industria della moda ci sta obbligando a scegliere il fast fashion?

Tutti siamo consapevoli di quello che si nasconde dietro il mondo del fast fashion, nonostante ciò aziendo come INDITEX sono in continua crescita. Anche la Gen Z, famosa per la sua attenzioni a temi ambientali è tra i grandi compratori di colossi della moda veloce come Zara, H&M e Shein. La percezione del fast fashion da parte della Gen Z è molto chiara. Sono consapevoli dell’impatto ambientale e sociale dell’industria, ma non vedono alternative.

L’impennata dei costi della moda, dovuta un po’ all’inflazione e all’aumento dei costi di materia prima, un po’ alla smania di rincorrere la ricchezza, ha fatto sì che i prodotti fast fashion siano diventati l’unica alternativa di acquisto per il portafogli dei giovani. In un mondo che richiede un consumo continuo e smisurato chiedere semplicemente di ridurlo non può essere una soluzione plausibile. Motivo per cui il 63,5% degli intervistati, per rispondere alle esigenze di acquisto contemporanee, ritiene che non ci siano valide alternative al fast fashion. Nonostante la consapevolezza della Gen Z che ritiene al 79,6% che ci sia effettivamente un problema da risolvere la soluzione sembra molto complicata.

Le continue campagne di greenwashing e riposizionamento dei brand fast fashion hanno plasmato non poco la mente della Gen Z che vede una certa differenza tra i negozi. Zara vince il podio del brand più posizionante. Con le sue campagne pubblicitarie e le collezioni copiate dal mondo del lusso, senza dimenticare l’impennata di prezzi, Zara si posiziona al primo posto tra i brand di fast fashion. La Gen Z lo considera più di qualità di altri ignorando il fatto che la produzione avvenga nelle stesso modo, e alle stesse condizioni degli altri brand.

La situazione sembra decisamente grigia, ma il 53,3% degli intervistati riconosce il problema ed è interessato a trovarne una soluzioni.

Ci sono soluzioni al fast fashion?

La risposta non è delle più semplici e l’attuale fashion system non aiuta. L’aumento generale dei prezzi, nella moda, ha aumentato dei costi già estremamente gonfiati. D’altro canto il diffondersi, negli anni, del fast fashion, ha abituato i consumatori a dei prezzi estremamente bassi, anche inferiori ai normali costi di produzione. Sarebbe bene rientrare nell’ottica che se paghiamo una t-shirt 4€ qualcosa di strano deve esserci.

La maggior parte degli intervistati ha individuato il mondo del vintage e del second hand come alternativa. L’economia circolare, resa trend dalla generazione Z, può essere effettivamente una delle risposte al desiderio di consumo moderno. Questa insieme alle altre 1000 iniziative messe in piedi da giovani start-up, prima tra tutte l’affitto dei capi. Per risolvere il problema fast fashion la verità è che è necessario cambiare le abitudini d’acquisto dei consumatori.

Non solo acquistare meno, mentalità che ai brand di certo non fa comodo, ma anche cambiare il modo di acquistare. Aprirsi a un nuovo modo di consumare la moda è l’unica soluzione. Accettare idee come quella dell’affitto o del noleggio e, soprattutto, comprendere che un capo deve vere la vita più lunga possibile. I rifiuti tessili sono tra quelli più inquinanti, ma allo stesso tempo, la fibra tessile è tra quelle più facilmente riciclabili. Insomma la soluzione al fast fashion esiste, ma non è tra le più semplici. Comprende un cambiamento epocale nelle abitudini di consumatori troppo abituati ad avere tutto, subito e a poco prezzo.