Viviamo in un’epoca in cui la narrazione gioca un ruolo centrale nella nostra esperienza quotidiana. È essenziale conoscere e saper comprendere i miti che dominano il mondo moderno.
Il mito si manifesta in molteplici forme e contesti, sia a livello personale che collettivo, condizionandoci profondamente. A livello personale, ognuno di noi costruisce una narrazione della propria vita, un’interpretazione soggettiva degli eventi, delle relazioni e delle esperienze. A livello sociale e civile invece, siamo immersi in narrazioni culturali e politiche che ci vengono trasmesse attraverso i media di massa, la politica, la religione e l’istruzione. I miti popolari influenzano le norme sociali, i valori condivisi, e i comportamenti culturali, contribuendo a definire la struttura della società e il suo funzionamento.
È importante dire che mito non significa falsità. È qualcosa che stimola la nostra immaginazione, una narrazione che tenta di fornirci risposte riguardo realtà che possiamo o non possiamo conoscere per esperienza diretta (vita dopo la morte, senso dell’esistenza…).
Crediamo di vivere in un’epoca in cui domina la razionalità, e che il mito sia morto con la strapotenza della tecnica. Non esistono culture senza miti e ciò che caratterizza la nostra società è proprio la credenza nella non credenza.
Le narrazioni dominanti
Alcuni di questi miti sono il progresso illimitato, la meritocrazia, la felicità attraverso il consumo.
Il primo sostiene che la società umana progredisca costantemente grazie alla scienza e alla tecnologia, senza limiti intrinseci al miglioramento umano. La meritocrazia, invece, propone che il successo dipenda esclusivamente dal merito personale, ignorando i fattori esterni come origine sociale o appartenenza etnica. Infine, il mito della “felicità attraverso il consumo” suggerisce che il benessere sia legato all’acquisizione di beni materiali e esperienze piacevoli.
È molto attuale anche il mito dell’amore romantico affermatosi negli ultimi tre secoli soprattutto in Occidente. È basato sull’ideale di passione e dedizione reciproca tra due persone. Si crede che incontrare una persona che ci comprenda profondamente possa dare senso alla nostra esistenza, anche se è comunque una persona come noi. La felicità, nel contesto dell’amore romantico, è vista come la piena realizzazione di sé stessi attraverso il legame con un’altra persona, nonostante possa sembrare impossibile, molti credono che sia un obiettivo raggiungibile e desiderabile.
Ma il mito più diffuso è legato all’astrologia: la scienza che lega l’umano al cosmo. È una forma di conoscenza antica, che sul piano strettamente scientifico è stata sconfitta dall’astronomia moderna. Tuttavia, continua ad attirare interesse popolare, manifestandosi come una forza potente e al tempo stesso leggera, tipicamente oggetto di consumo.
Miti a bassa intensità
Non si svolgono più nell’Olimpo e hanno protagonisti umani invece che Dei ed eroi.
Se prima il mito classico si concretizzava nel rito cerimoniale, oggi le credenze sono oggetto di consumo grazie alla produzione cinematografica, televisiva, social, e rappresentano un pilastro fondamentale nella comunicazione dei marchi e dei brand online.
Le aziende attraverso strategie di marketing narrativo, cercano di coinvolgere il pubblico, di costruire una reputazione positiva e di distinguersi in un mercato saturo di offerte simili. Utilizzano storie e miti per creare un legame emotivo con i consumatori, e generando sentimenti di affinità ottengono la fedeltà del cliente.
È il 2007 e l’autore Ortoleva pubblica il libro “Miti a bassa intensità”. Il testo si fa strada nel campo della sociologia analizzando alcuni dei miti che permeano la società contemporanea. Attraverso un approccio analitico, l’autore smonta questi miti, evidenziando come spesso nascondano ideologie dominanti o interessi di potere.
L’opera tratta i temi della globalizzazione, del consumismo, della tecnologia, del lavoro e della famiglia. Ortoleva evidenzia come questi miti vengano costruiti e diffusi attraverso i media, la pubblicità, la politica e altre istituzioni sociali, influenzando le nostre visioni del mondo e le nostre scelte quotidiane.
Usare il pensiero mitico ci aiuta a capire cose altrimenti inaccessibili. Il libro “Miti a bassa intensità” incoraggia i lettori a guardare al di là delle apparenze e a interrogarsi sulle narrazioni predominanti che plasmano la nostra realtà sociale. Sfida le idee preconcette e promuove una riflessione critica sulla società contemporanea.
Non è necessario eliminare i miti, ma piuttosto esaminare in modo critico le narrazioni dominanti e le strategie di storytelling. Questo processo può aiutarci a sviluppare una maggiore consapevolezza di noi stessi e del mondo circostante, consentendoci di partecipare in modo più attivo e consapevole alla costruzione del nostro futuro collettivo.
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