Da Canova a Giacometti, le opere d’arte della Haute Couture di Valentino.
Che cos’è l’Haute Couture? E che significato ha assunto ad oggi? Queste sono le domande che Pierpaolo Piccioli si è posto per la sua collezione Primavera/esate 2024 Le Salon. L’Alta Moda è perfezione ossessiva, è eleganza, è magia, è duro lavoro. Ecco la sfilata di Valentino può essere definita come la massima espressione di quella che è stata ed è ad oggi l’Haute Couture. In passerella ha preso forma un racconto di ingegno e maestria che celebra l’atto della creazione.
Con gli anni Pierpaolo Piccioli sta distruggendo e ricostruendo da zero l’Alta moda. Ogni sua collezione è uno studio di come è diventata ora l’haute Couture e di come diventerà negli anni. Durante la sfilata di giugno, nel castello di Chantilly, ha presentato nella collezione dei jeans, che a prima vista sembravano semplici e banali ma che in realtà sono stati realizzati in gazar di seta e tempestati di perline di vetro. Tutto questo per spogliare l’Alta Moda e rivestirla da zero.
Quest’anno, nella sede di Valentino a Parigi in Place Vendôme, in scena vi è stato un approccio Neoclassico all’Esistenzialismo. È stato questo a fare di Pierpaolo Piccioli un vero radicale nel riportare l’Alta Moda allo stato puro. Alla Paris Haute Couture Week, nel vuoto delle certezze di oggi, la collezione Valentino Le Salon è un ritorno e una partenza. È una testimonianza della bellezza che arriva proprio da una riflessione del direttore creativo sul ruolo della Couture.
«Questa collezione è la celebrazione dei rituali che hanno fatto della Couture l’espressione più alta della moda. Ma perché sia rilevante nella cultura attuale, deve essere trasportata all’oggi con il suo immaginario. Non esiste l’alta moda moderna ma esiste quella dell’esperienza fatta dalle persone che la realizzano con il loro lavoro. Quindi, insieme ai rituali, è una celebrazione dell’umanità».
Pierpaolo Piccioli
In un’atmosfera rarefatta, come fosse ovattata per proteggere i sogni, gli abiti raccontano una complessità che solo da vicino può essere apprezzata davvero. Con la voce di Maria Callas e la sua Casta Diva in sottofondo quei saloni – da sempre il luogo della Haute Couture di Valentino – sono tornati a essere lo spazio della contemplazione e di un’intimità che solo agli abiti è concessa. A calcare la passerella non erano però solo abiti, ma vere e proprie opere d’arte, delle sculture che sembravano prendere vita.
«Mi piace il fatto che il Salone permetta di vedere la collezione da molto vicino in modo che si possa apprezzare meglio il lavoro umano» , dice Piccioli che da sempre ha ricordato a tutti il grande lavoro che c’è dietro l’Haute Couture, ma soprattutto ha ricordato chi c’è dietro. Come l’anno scorso infatti prima del direttore creativo, sul finale della sfilata Valentino Haute Couture, sono stati première, sarti e modellisti, chi costruisce e chi ricama, a essere applauditi in passerella. Perché sono loro le mani della bellissima storia raccontata da Valentino, “nel suo Salone”.
Rose rosse tridimensionali, pelli esotiche, pelliccia e piume replicati attraverso tessuti e tecniche che restituiscono l’effetto con una natura inventata, vestiti di organza e paillettes tagliate a mano, petali metallici, veli di pizzo. L’ Haute couture trasforma i sogni in realtà e Valentino ce l’ha ricordato. Quindi grazie, grazie e ancora grazie a Pierpaolo Piccioli!
Foto: Vogue Runway