Un sogno chiamato Kilesa: intervista a Bianca Imbembo

da | FASHION

Protagonista al Padiglione Italia di Expo Osaka 2025, Kilesa porta nel mondo la raffinatezza autentica dell’artigianato campano e la forza di una terra che trasforma la propria storia in bellezza contemporanea. A raccontarcelo, Bianca Imbembo, anima e mente del brand.

Alcuni sogni nascono da un’intuizione, altri, prendono forma dalle mani. Quello di Bianca Imbembo, fondatrice di Kilesa, intreccia indissolubilmente entrambe le categorie: è un sogno che combina moda, identità e territorio, e che trasforma l’artigianato campano in voce attiva del lusso contemporaneo. In un panorama in cui il Made in Italy è sinonimo di eccellenza, Kilesa sceglie di spingersi oltre, abbracciando con orgoglio una più intima e autentica filosofia: quella del 100% Made in Campania.

Nato e radicato in Campania nel 2013, il marchio Kilesa realizza borse, accessori di piccola pelletteria e calzature interamente prodotte attraverso una filiera artigianale locale. L’estetica raffinata di ogni prodotto si accompagna ad un profondo impegno verso la sostenibilità, che avviene prediligendo l’uso di pellami conciati senza tannini, e di materiali innovativi quali il feltro riciclato dal PET. Perché lusso e responsabilità sono, e devono essere, uniti in modo inscindibile.

Di questo – e non solo – abbiamo parlato con Bianca Imbembo, che ci ha raccontato come da una visione e da una terra possa nascere un brand che è manifesto di stile e di appartenenza, capace di fondere sapientemente tradizione e modernità: gli unici due ingredienti necessari per dar vita a creazioni abitate da un’anima che non conosce tempo.

Se dovesse scegliere una sola parola, per descrivere sia sé stessa che Kilesa, quale sarebbe? E perché?

Carattere. È la parola che mi rappresenta di più e che racchiude l’essenza di Kilesa. Il brand nasce dalla consapevolezza di voler essere identificata per ciò che sono e per quello che faccio, senza compromessi. Il nome stesso rievoca un percorso di autorevolezza, di rivincita, di resilienza. Carattere significa avere una direzione, rimanere fedeli alla propria visione anche quando è più facile omologarsi.

Kilesa nasce da un sogno personale, ma anche da una visione culturale: cosa significa per lei fare impresa in Campania?

Fare impresa in Campania significa scommettere ogni giorno sul valore della propria identità. È un atto di coraggio, una sfida continua, ma anche una grande opportunità: qui c’è una forza creativa unica, che nasce dalla storia, dalla bellezza, dalla cultura e dalla complessità della nostra terra. È un modo per restituire dignità e valore al nostro saper fare.

In che modo il territorio campano influenza non solo la produzione, ma anche la narrativa e l’estetica del marchio?

La Campania è parte integrante del DNA di Kilesa. Non è solo il luogo dove produciamo, ma la fonte di ispirazione che guida ogni collezione. L’energia del territorio si riflette nei materiali, nei colori, nelle texture, ma anche nel modo in cui raccontiamo il nostro prodotto: con passione, verità e radici profonde. La narrativa del brand è intrisa di quell’eleganza autentica e imperfetta che solo la nostra terra sa esprimere.

C’è un’immagine, un suono, o un profumo legato alla sua infanzia in Campania che sente di aver trasformato in ispirazione per le collezioni Kilesa?

Da bambina accompagnavo spesso mio padre, che era imprenditore nel commercio di calzature insieme a suo fratello. Entravamo nelle fabbriche, nelle botteghe artigiane, e lì si respirava un profumo inconfondibile: quello del cuoio. Un odore forte, vero, che oggi sento ancora dentro di me. Forse inconsciamente è da quei momenti che ho ereditato la passione per il mondo della moda. Un sogno rimasto a lungo nel cassetto, che ho poi avuto il coraggio di tirare fuori. Kilesa nasce anche da lì: dalla memoria, dal desiderio di libertà e indipendenza, dal voler costruire qualcosa che mi rappresentasse davvero. Quel mix di sensazioni – l’artigianalità, l’identità, la forza – è diventato la mia bussola estetica e creativa.

In un mondo che corre, produce e consuma alla velocità della luce: quanto è importante – e difficile – mantenere viva un’artigianalità autentica senza cedere alle logiche e alle effimere tendenze dell’industria di massa?

È difficile, ma è anche il cuore del nostro lavoro. L’artigianalità non è solo una tecnica: è un valore, un tempo, un rispetto. In un mercato che chiede velocità e quantità, noi scegliamo la qualità e la durata e cerchiamo di trasmetterlo quotidianamente ai nostri clienti. Ogni pezzo Kilesa è il frutto di mani esperte, di attenzione ai dettagli, di una cultura del fare che non vogliamo perdere. Resistere alle mode effimere è il nostro modo di affermare una bellezza che non ha scadenza.

Sempre in quest’ottica – se potesse lasciare un messaggio ai tantissimi giovani che sognano di creare, di costruire qualcosa di vero con le proprie mani e la propria identità come lei ha fatto con il suo brand: quale sarebbe il suo invito?

Direi di non aspettare il momento perfetto, perché non arriva mai davvero. È solo questione di coincidenze. Iniziate con quello che avete. Credo che ogni progetto vero debba partire da dentro, da un’identità chiara, da un’intenzione sincera. Anche se va controcorrente. Anzi, soprattutto se va controcorrente. E non preoccupatevi se all’inizio pochi capiscono: l’autenticità si riconosce col tempo, ma quando accade, fa la differenza.

Foto: Kilesa