Magica, seducente, contemporanea ed eterna: Parigi, al suo terzo giorno di Fashion Week, continua a calamitare l’attenzione del pubblico internazionale. Se ve lo siete persi, ecco un recap della giornata.
Non c’è due senza tre: cala il sipario sul terzo atto della Parigi Fashion Week SS26. Oggi, la capitale francese non ha potuto che essere attraversata da un costante fermento, poiché – oltre al ricco calendario previsto – si è fatta testimone e palcoscenico di una delle giornate più attese dell’intero fashion month. Jonathan Anderson ha infatti debuttato alla guida di Dior, presentando la sua prima collezione di womenswear per la Maison. Prima dell’inizio della sfilata, un video introduttivo ha ripercorso le diverse ere del brand, preparando il pubblico allo show, che si è poi aperto con un candido abito bianco, e concluso con una fragorosa standing ovation per il designer nordirlandese. Forse per la reinterpretazione iper-contemporanea del New Look di Monsieur Dior del 1947, forse per i cappelli da gentil pirata e le scarpe a forma di rosa. O forse, per la straordinaria capacità di Anderson di analizzare i codici stilistici della Maison e renderli nuovi, attuali, inediti.


Grande apprezzamento generale anche per le ultime due passerelle della giornata: Tom Ford e Balmain. Il primo fa innamorare grazie a tagli netti e seducenti, vestitini da notte e tailleur simil-pigiama di seta. Il secondo ci porta in spiaggia, con conchiglie, colori terrosi, corde da marinaio e mini dress che ricordano asciugamani appena legati attorno al petto.


Il disordine di Alainpaul
Ma facciamo un passo indietro. Ad inaugurare le danze, questa mattina, è stato Alainpaul. La straordinaria varietà del cast di modelli sfila in abiti appositamente indossati nel modo sbagliato: vi sono strati di maglie una sopra l’altra, giacche e camicie con terze maniche, spalline calate, tessuti bucati e abiti in tulle portati sottobraccio – come si porta la giacca che a metà serata non serve più. La palette di colori è neutra, e il tutto sembra esser inglobato all’interno di un minimalismo che fatica a rimanere tale. Che tende verso altro. Non si poteva chiedere inizio migliore.



Marie Adam-Leenaerdt: spettacolo e quotidianità
Marie Adam-Leenaerdt ha basato la sua collezione Primavera Estate 2026 sull’esplorazione del confine tra sfilata e vita quotidiana. La designer belga sfoca il confine tra abbigliamento e accessori, giocando con essi in quanto elementi intercambiabili: i capi diventano ornamenti, gli accessori assumono invece un ruolo funzionale. Tra transenne che richiamano quelle di un aeroporto, le modelle avanzano con valigie, grandi borsoni, cappotti che imitano le sembianze di un insieme di giacca e gonna. Ancora: enormi bandane si trasformano in abiti, pantaloni si fingono gonne, e viceversa. Un incontro unico tra presentazione scenica e utilizzo quotidiano.


La collezione sincera di Cecilie Bahnsen
Heartfelt: un atto sincero, profondo, sentito. Che viene dal cuore. Questo il nome della collezione di Cecilie Bahnsen per la prossima Primavera. Sognanti abiti fatti di pizzo e trasparenze attraversano la passerella, esplorando un sentimento – heartfelt, appunto – in ognuna delle sue sfumature. Dal bianco si passa al rosa cipria, poi al verde spento, al nero, ed infine ad un’esplosione di rossi e fucsia. Un climax di tonalità, emozioni, e design.



Casablanca & Acne Studios: tra streetwear e country chic
Gospel e moda: Casablanca, per la sua SS26, trasforma l’American Cathedral di Parigi in uno show corale. Cut-out, guizzi di neon, streetwear pop, paillettes, e sfumature che richiamano quelle di un tramonto sul mare. Iper GenZ è stata anche la sfilata di Acne Studios, con il suo stile business-party-casual. E all’equazione sarebbe bene aggiungere country, vista l’ambientazione, le stampe, e gli accessori.


La terza giornata di Parigi Fashion Week giunge così al suo termine. Au revoir! Almeno, fino al prossimo défilé.
Foto: Vogue