Ecco come sei stilisti hanno reso Anversa una delle capitali più importanti della moda. Il protagonista di oggi è: Marina Yee
“La più sfuggente degli Antwerp Six” venne definita dalla stampa dell’epoca. Marina Yee è uno dei nomi che non possono mancare quando si parla di moda belga. Nonostante non abbia avuto la stessa visibilità internazionale di altri stilisti come Dries Van Noten o Ann Demeulemeester, la sua influenza è stata enorme.


Un talento silenzioso
Marina Yee è nata nel 1961 e si è diplomata all’Accademia di Anversa, dove ha iniziato a farsi strada nel mondo della moda. Prima di fondare il suo brand, Marie, nel 1986, Yee lavorò per marchi connazionali come Gruno & Chardin e Bassetti.
Le sue creazioni, intime e ricche di riferimenti culturali, rivelavano già una sensibilità particolare per il riuso e la trasformazione, molto prima che l’upcycling diventasse un linguaggio condiviso della moda contemporanea. Con il suo marchio omonimo, ha creato un linguaggio completamente personale, che la rendeva unica anche all’interno degli “Antwerp Six”.
Il suo approccio alla moda era differente. Non cercava la visibilità ad ogni costo, ma preferiva far parlare le sue creazioni. Le sue collezioni non erano mai sopra le righe, ma avevano sempre qualcosa di inaspettato, un dettaglio in più che le rendeva speciali.



Fonte: MarinaYee Instagram
Una questione di sostanza: lo stile e la ricerca del design
Parlare di Marina Yee significa parlare di una moda più intima, che gioca con la ricerca dei materiali e le strutture. Il suo stile era un perfetto connubio tra tra l’eleganza classica e il gioco di forme e volumi. Era capace di fare della semplicità qualcosa di sofisticato, qualcosa che ti catturava in maniera silenziosa.
Il suo amore per il design e l’artigianato era chiaro in ogni sua collezione. Come molti stilisti della sua generazione, Marina Yee ha sempre creduto nell’importanza del dettaglio e nella bellezza di un lavoro fatto a mano. Una curiosità interessante su Marina Yee è che, sebbene fosse nota per la sua riservatezza e il suo approccio discreto, nella sua carriera ha comunque suscitato grande ammirazione.



Fonte: MarinaYee Instagram
Durante la presentazione di alcune delle sue collezioni, non era raro che i suoi abiti venissero visti come «altro», qualcosa che andava al di là della moda, quasi come se fossero delle manifestazioni artistiche più che capi da indossare. Yee stessa amava dire: “La moda non è mai stata solo una questione di tendenze. È qualcosa che nasce dal cuore e si trasforma con il tempo, proprio come l’arte.”
Un pezzo di storia che ci lascia
Dopo aver chiuso la sua etichetta nel 1990, Marina Yee scelse di allontanarsi dai ritmi frenetici del mondo della moda, dedicandosi all’insegnamento in istituti d’arte.
Fin quando nel 2018, fece il suo ritorno a Tokyo, in occasione di una mostra retrospettiva presso il negozio vintage Laila. Lì, ha presentato una selezione di copertine d’archivio e, come omaggio alla sua carriera, ha anche introdotto cinque nuovi modelli sotto il nome di M.Y. Project, la sua prima produzione pubblica in più di un decennio. Due camicie e tre cappotti, reinventati a partire dalla sua personale collezione di capi maschili, che da sempre hanno ispirato il suo lavoro.
Yee ha dichiarato: “Dopo tanti anni, penso di aver imparato tanto. E sono sempre rimasta una stilista. Ho sempre disegnato cose, o fatto cose per me, o disegnandole. Inoltre, ho sempre assorbito ciò che stava accadendo nel mondo della moda. Non solo quello che hanno fatto i miei colleghi, ma anche i cambiamenti del mercato e così via. Quindi ho pensato che fosse un buon momento per uscire e uscire con le mie qualità, e questa collezione come stilista”


Marina Yee ci ha lasciato recentemente, ma la sua eredità rimane forte. Ha fatto parte di un movimento che ha cambiato la moda, non con il clamore delle passerelle, ma con il suo approccio unico e discreto. La sua capacità di essere al tempo stesso underground e sofisticata, di mescolare influenze minimaliste con richiami alla tradizione, è qualcosa che rimarrà nella memoria di chi ha avuto la fortuna di apprezzare la sua arte.
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