Andy Warhol – Serial Portraits: il volto infinito della Pop Art all’Espace Louis Vuitton di Tokyo

da | CULTURE

All’Espace Louis Vuitton di Tokyo, una mostra che ripercorre la metamorfosi dell’artista più iconico del Novecento: Andy Warhol – Serial Portraits

C’è sempre stato più di un Andy Warhol. Quello della Marilyn, delle lattine di Campbell’s, del magazine Interview, quello dei party allo Studio 54. Ma anche quello silenzioso, più in disparte, nascosto dietro la parrucca argentata e gli occhiali scuri. A questo eterno gioco di identità è dedicata Andy Warhol – Serial Portraits, la nuova esposizione dell’Espace Louis Vuitton di Tokyo. Parte del programma Hors-les-Murs della Fondation Louis Vuitton, la mostra porta in Giappone una selezione di opere celebri, e meno note, confermando l’impegno della Fondation nel condividere con il suo pubblico internazionale i capolavori della propria collezione nelle sedi degli Espaces di Tokyo, Monaco, Venezia, Pechino, Seoul e Osaka.

Warhol, nessuno, centomila

Emblematico, poliedrico, simbolico. Andy Warhol è sicuramente uno degli artisti più rappresentativi del suo tempo. Considerato il massimo esponente – nonché padre – della Pop Art, Warhol ha saputo costruire un linguaggio visivo unico, evidente fin dai suoi esordi come illustratore pubblicitario nella New York degli anni Cinquanta: il suo vocabolario artistico è stato infatti in grado di trasformare oggetti quotidiani e volti celebri in icone artistiche universali. Tuttavia, Warhol fu molto di più. Se si guarda oltre le sue serigrafie dai colori vivaci, è lì che si scovano le sue mille sfaccettature. Fu regista, scenografo, produttore musicale, fotografo, e persino conduttore televisivo: un artista totale, che fece della propria immagine parte integrante della sua opera.

Il fil rouge che attraversa l’intera mostra, così come la carriera dello stesso Warhol, è il ritratto. Dalle prime illustrazioni giovanili agli autoritratti realizzati con la Polaroid, l’artista ha esplorato ossessivamente il tema dell’identità, mettendo in scena sé stesso ancor prima della sua arte. Fu un maestro del travestimento e della maschera. Nei suoi celebri Self Portraits e negli autoscatti in abiti femminili, sfidò le convezioni culturali dell’epoca anticipando le riflessioni contemporanee sul genere, l’identità, e la manipolazione della propria immagine. Pubblica e non.

In mostra, opere come The Shadow dialogano con disegni inediti e con i Ten Portraits of Jews of the Twentieth Century degli anni Ottanta, tracciando un percorso che unisce intimità e serialità, tecnica e sperimentazione.

Da dietro i suoi occhiali scuri, Warhol è stato tutto questo. Genio innovatore, precursore e provocatore. Ed oggi, dall’Espace Louis Vuitton di Tokyo, continua incessantemente ad interrogare lo spettatore sul significato stesso dell’identità nell’era dell’immagine.

Foto: Louis Vuitton