Il Nuovo Desiderio nella Moda: Il fascino della Vulnerabilità

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La democratizzazione del glamour ha spento il desiderio alimentato dall’inarrivabilità. La moda sta perdendo la sua magia?

Il desiderio è sempre stato l’essenza dell’abito. Non era tanto il possesso del vestito, ma la distanza che ci separa dall’oggetto concreto, è quell’aura di inarrivabilità che accendeva in noi il desiderio di appenderlo nell’armadio. 

Un tempo la moda viveva dietro tende chiuse, le sfilate erano rituali privati. Oggi, invece, scorriamo le passerelle sullo schermo del cellulare mentre facciamo colazione. Durante la Fashion Week, BruceGlen ha organizzato la sfilata dentro l’affollatissimo Starbucks in centro a Milano: clienti distratti, bambini in braccio alle madri, muffin e abiti sullo stesso piano di realtà. 

Diesel ha inaugurato la Milano Fashion Week 2025 con una “non-sfilata” aperta a tutti, niente inviti esclusivi, niente red carpet. Enormi uova di plexiglass in via Stendhal circondavano modelli e  modelle, e la trasparenza dell’istallazione rendeva visibili gli abiti a chiunque passasse.

Stiamo vivendo la pura democratizzazione del glamour. Ma quando tutto è accessibile, cosa resta da desiderare?

L’abbondanza ci svuota

Lacan direbbe che il desiderio non riguarda mai davvero l’oggetto, ma la mancanza che lo genera.

E la moda di oggi, nell’ansia di includere e di massificare tutto, ha cancellato proprio quella distanza necessaria per far nascere la mancanza. Oggi ogni sfilata è trasmessa in streaming e ogni vestito ha il suo “dupe” su Shein, possiamo vedere, comprare qualsiasi cosa, perfino commentare in tempo reale il backstage di una maison. 

Viviamo nell’abbondanza, ma paradossalmente proprio questa disponibilità infinita svuota il desiderio. Non cerchiamo più un abito ma solo “qualcosa di nuovo” in mezzo a una miriade di capi identici.

Un nuovo tipo di desiderio

Ma proprio in questo contesto raramente emergono ideali e intenzioni di altro genere. Simon Cracker fa sfilare persone comuni, non modelle ma corpi reali, che si muovono con gesti spontanei, e trasmettono emozioni sincere. Nell’ultimo show i capi del designer non sono stati i protagonisti dell’evento, ma parte di un momento dedicato a più artisti, a più brand ognuno con uno stile differente e un’anima autonoma. Eppure Cracker ha subito catturato l’attenzione e raccolto i grandi applausi da parte del pubblico ai lati della passerella. 

Perché Cracker è piaciuto così tanto? Nella società dell’abbondanza, il desiderio “tradizionale” (quello legato all’inarrivabile, all’oggetto lontano), fatica a sopravvivere. Si sta affermando un nuovo tipo di desiderio, alimentato dall’attrazione per la vulnerabilità, la spontaneità e la possibilità di riconoscerci in ciò che vediamo. Questo gusto nasce come risposta alla saturazione e all’insoddisfazione che il fast fashion e le imitazioni seriali generano in noi. Troppa offerta e poca identità.

Noi nuove generazioni, cresciute in mezzo a un’estetica sempre replicabile iniziamo a stancarci, non cerchiamo più l’eccezionalità irraggiungibile, ma l’autenticità appunto. Vorremmo essere visti e riconosciuti, non solo sedotti.

Foto: Vogue, modaglamouritalia, mytheresa, instagram