Performative Male: realtà o manipolazione?

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Il ragazzo sensibile, colto e introspettivo invade i nostri feed: ecco l’uomo 2.0 che attira milioni di ragazze

Un libro di Sally Rooney sotto braccio, vinili sparsi ovunque, un matcha latte ghiacciato tra le dita e una macchinetta fotografica analogica sempre pronta. Indossa t-shirt con slogan femministi, jeans larghi e una tote bag (meglio se di seconda mano), magari decorata con un Labubu. Questo è il nuovo archetipo maschile che domina i social e conquista sempre più ragazze.

All’apparenza sensibile, intelligente, puro d’animo. Sicuramente non dà l’idea di essere l’ennesimo caso umano che si incontra nella vita. …O forse nella realtà sì?

Chi è il performative male?

Come avrete capito, stiamo parlando del ragazzo dei sogni per eccellenza (almeno per alcune di noi). Femminista, introverso, riflessivo, che cura il suo aspetto fisico per rendersi più simpatico alle donne. Insomma, l’antitesi per eccellenza dell’uomo “tossico”. 

Ama l’astrologia, le poesie d’autore e l’abbigliamento vintage. Tutti codici visivi che dovrebbero attirare le donne progressiste. Dolce ma seducente, e soprattutto, mai minaccioso. 

Non a caso, viene spesso associato a volti come Timothée Chalamet, Jacob Elordi, Harry Styles o Pedro Pascal.

Sensibilità o superficialità?

«Sono uomini che cercano di adattarsi a ciò che pensano vogliano le donne femministe», ha spiegato Guinevere Unterbrink, co-conduttrice di un concorso nato proprio per trovare la perfetta incarnazione di questo “nuovo maschio”.

In altre parole, potrebbe trattarsi di una messa in scena. Un’estetica studiata per piacere, più che un’identità sentita. Interessi coltivati solo per ottenere l’approvazione – o l’attenzione – delle donne.
Ma è davvero così per tutti?

Alcuni hanno ritenuto che il performative male sia assolutamente superficiale e poco genuino in tali interessi. Addirittura, viene considerato manipolativo nel suo approccio alle donne. Altri invece considerano questo nuovo trend come una semplice presa di consapevolezza in seguito a questa ondata di sensibilità collettiva generata dalla GenZ e dai social media. 

La verità, forse, sta nel mezzo. O forse, no. Ma intanto, in America qualche risposta l’hanno già avuta..

Il test della verità: bocciato!

Negli Stati Uniti il fenomeno è diventato virale. A Seattle, il famoso «Performative Male Contest» ha attirato centinaia di spettatori. I concorrenti hanno sfilato in jeans larghi e magliette con slogan femministi, recitando qualche verso a favore dell’emancipazione femminile – a volte al contrario – e brandendo con orgoglio i loro dischi in vinile Clairo.

Alla fine del concorso di Seattle, gli organizzatori hanno sottoposto i candidati a un semplice test: alcune domande di base sui diritti delle donne. Il risultato: la maggior parte ha fallito. Una non sapeva dell’esistenza delle coppette mestruali, un’altra non sapeva in quale anno le donne hanno ottenuto il diritto di voto, riporta il New York Times.

Quindi alla fine dei giochi, si può dire che gli abiti non fanno davvero l’uomo. E che non basta indossare slogan femministi e avere un aspetto innocente per essere considerato un bravo ragazzo. Non basta una tote bag con un Labubu e qualche libro “giusto” per essere un uomo migliore. La sensibilità autentica non si compra al mercatino vintage.

Essere femministi, empatici e consapevoli richiede qualcosa di più profondo: coerenza, studio, e soprattutto rispetto vero. Non solo un’estetica.

Foto: Pinterest