Tea Dating Advice: l’app per sole donne che ha diviso il web

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Nata per dare un sostegno alla sicurezza delle donne nel complesso mondo del dating online. Tea Dating Advice ha ricevuto diverse critiche e perfino un attacco alla propria cybersecurity.

Il dating al tempo del digitale non è un gioco da ragazzi, ma da ragazze sì! Arriva Tea, l’app per sole donne che permette di fare un vero e proprio controllo sul match fatto sulle app di dating.

Derivante dallo slang “Spill the Tea“, rivela i pettegolezzi, l’app si propone come uno spazio in cui avvertire le altre donne sugli uomini che incontrano. Uno spazio in cui raccontare e condividere le proprie esperienze spiacevoli con i partner conosciuti sulle app di incontri, ma non solo.

In America l’app Tea supera perfino i download di ChatGPT diventando l’applicazione più scaricata su iOS.

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Tea Dating Advice arriva in America come una soluzione a una vera e propria esigenza di protezione e supporto alle donne nel mondo del dating, online e non. In America è consuetudine controllare la persona con cui si uscirà il giorno dopo sul database della polizia. Un controllo che può portare a scoprire mandati di comparizione o reati a carico, che possono sicuramente aiutare ad evitare dei gran fossi.

Il successo di questa applicazione si può spiegare proprio per il suo ruolo di strumento integrativo ad app come Tinder o Hinge. insomma, fai match con Gianmaria e iniziate a parlare. Lui ti piace e tu piaci a lui tanto che organizzate un’uscita per la settimana che arriva. Una volta capito che le cose si fanno serie, si può chiudere l’app di dating e aprire Tea Dating Advice dove inserirò il nome di Gianmaria. Lì potrei scoprire che scrocca le cene a tutte le ragazze con cui esce o che ha un grave problema di alitosi.

Aldilà delle piccolezze, l’app permette di effettuare dei veri e propri controlli di background prevenendo terribili situazioni di rischio.

Photo via Business Insider

Gli uomini sull’app possono essere segnalati come Green o Red flag con la possibilità di caricare foto e fare ricerche per nome.

Un’altra particolarità è il fatto di essere un ambiente anonimo e protetto. Le donne possono confrontarsi liberamente e senza timore di giudizio. Questo perchè l’applicazione permette alle utenti di raccontare gli episodi vissuti senza mostrare nome o volto. La privacy è garantita dall’introduzione di un sistema di verifica dell’identità basato sul selfie.

Con più di 1,6 milioni di utenti, però, l’app ha subito proprio in questi giorni un fortissimo attacco informatico.

Recentemente la piattaforma ha subito una violazione dei dati che ha visto rubati 60.000 immagini tra cui selfie e contenuti condivisi dalle utenti.

Questo non ha comunque rallentato i download dell’applicazione, soprattutto per la veloce risposta da parte dell’azienda. Con una grande rosa di esperti di cybersecurity sono state rafforzate le misure di protezione. Questo ha rappresentato per le utenti una notevole attenzione e garanzia di sicurezza. Anche se…

La problematica stava principalmente nella negligenza degli sviluppatori. Le informazioni delle utenti erano archiviate in una cartella su Firebase, una piattaforma di sviluppo mobile di Google. Su questa però non c’era nessuna forma di protezione, nemmeno una password. Per accedervi bastava conoscere il link, a cui i troll dell’imageboard 4chan sono arrivati con un’operazione di reverse engineering. Ossia lavorare al contrario: dal prodotto finito si va a ricostruire il processo di creazione, cercando dei punti deboli e dei difetti, come è successo per Tea.

Quindi le immagini delle utenti non venivano immediatamente rimosse al termine del processo di verifica, come affermato, ma venivano anche conservate online senza nessuna forma di sicurezza.

Photo via Quasi

L’app si è difesa con il magazine 404 Media, che ha avuto accesso ai dati per primo, spiegando che le informazioni in ogni caso erano obsolete, risalenti a oltre due anni fa.

In ogni caso, venerdì mattina un utente su 4Chan ha condiviso il link da cui scaricare il presunto database con foto personali e ID delle utenti. Le immagini sarebbero comparse anche su X, ma l’autenticità dei documenti condivisi non è mai stata verificata. Sarebbe perfino comparsa una mappa su Google Maps dove sono mostrate le presunte posizioni geografiche di alcune delle utenti coinvolte, però senza nomi.

Photo via Quasi

Il progetto dell’app Tea ha attirato diverse critiche: alcuni uomini hanno espresso preoccupazioni per possibili casi di doxxing o diffamazione. Altri hanno perfino lanciato app di risposta rivolte agli uomini, come Teaborn, rimossa poco dopo per la pubblicazione di contenuti non consensuali.

Il doxxing si riferisce alla pratica di cercare e diffondere pubblicamente online informazioni private o altri dati riguardanti una persona, solitamente con intento malevolo.

Ora, considerato lo scopo con cui nasce l’app: prevenire incontri spiacevoli con Catfish o persone con precedenti penali, e a cosa invece ha portato il breach nei suoi dati…forse dopotutto non è proprio l’app Tea ad aver portato a un caso di doxxing, quanto fatto, invece, dai troll che hanno condiviso pubblicamente i dati.

Molti uomini stanno invocando alla segnalazione di massa per l’app Tea, accusando Apple di fare del palese sessismo lasciando attiva un’app per sole donne e rimuovendone altre.

L’accusa principale è l’esposizione di volti e nomi di uomini legate a rivendicazioni pubbliche senza verifica o consenso e protezioni di sicurezza per gli accusati. Secondo gli stessi, Tea permetterebbe agli utenti anonimi di pubblicare le accuse senza alcuna verifica.

Secondo me, l’evidente incomprensione generata nel mondo maschile è l’enorme differenza che esiste tra il mondo del dating maschile e quello femminile. Basti pensare al gesto che le ragazze fanno ogni volta che escono con qualcuno per la prima volta: “ti mando la posizione, nel caso succedesse qualcosa”. Anche il gesto di controllare il background penale sui siti della polizia, attività comune in America, è un qualcosa che arriva dopo anni di difficoltà e brutte esperienze. Tutte cose che la controparte maschile non ha mai avuto l’esigenza di fare.

La difficoltà di comprendere la funzione di un’app come Tea Dating Advice arriva per la difficoltà stessa di comprendere le difficoltà che le donne vivono ogni giorno semplicemente uscendo con qualcuno.

Questo dimostra l’incommensurabile divario che ancora esiste nella vita quotidiana di uomini e donne, anche nella più semplice delle azioni. Probabilmente sono di parte e comprendo le difficoltà che aleggiano intorno al problema privacy per un progetto del genere, ma avere la possibilità di controllare con chi si esce mi avrebbe evitato un paio di esperienze spiacevoli.

Poi, sparlare lo abbiamo fatto tutti e, che fosse per strada o su Facebook, è già capitato che uomini o donne fossero evitati per la loro reputazione. La differenza è che ora c’è un posto specifico in cui farlo, anche se limitato alle sole donne.

E poi, perchè app che riuniscono solo una cerchia di persone facoltose quelle per soli uomini non riscontrano le stesse critiche?

The League è un’app di dating esclusiva, nota per il suo processo di selezione ricorso e per attrarre solo professionisti ambiziosi e di un certo livello. Lo stesso vale per Raya, che prevede solo creativi e personaggi pubblici. Anche qui si crea una demografia elitaria ed esclusiva di solo alcune categorie. Eppure nessuno incita alla segnalazione di massa…

Quello che sfugge all’occhio di chi si accanisce contro Tea è il fatto che l’app sia una risposta a una problematica e a un’esigenza vera e consolidata nel mondo del dating femminile, tanto da portare alla creazione di un’app esclusivamente pensata per salvaguardarsi. invece di puntare il dito contro chi ne fa parte, perchè non ci chiediamo come mai abbiamo l’esigenza di sviluppare uno spazio simile?