Pubblicità o abbonamento: una scelta complicata sulla privacy dettata da Meta

da | LIFESTYLE

Siamo costretti a dover scegliere tra lasciare al vento la nostra privacy o prendercene cura sborsando soldi ogni mese. Le due app di Meta, Instagram e Facebook, cambiano volto dal punto di vista delle pubblicità (e della nostra sicurezza)

Negli ultimi giorni aprendo i due social della big tech MetaInstagram, anche definito l’affetto stabile della Gen Z e l’anzianotto, ma sempre al passo coi tempi, Facebook – è apparsa una schermata in cui viene chiesto di scegliere un’opzione tra: continuare ad utilizzare le app come abbiamo sempre fatto, quindi sorbendoci pubblicità esplicite e native adv, oppure di liberarci di ogni annuncio e sponsorizzazione in cambio di un canone mensile di €7,99. 

Molte persone si sono ritrovate a commentarla come una già vista e rivista spudorata mossa di marketing, mentre in realtà dietro c’è molto di più

Dovete sapere che l’Unione Europea ha molto a cuore i suoi cittadini e i loro diritti online. Non sembra essere lo stesso per il colosso digitale Meta, che spesso fa soltanto i conti in tasca propria (Legittimo). 

L’Europa, nel 2018, ha così introdotto un insieme di norme, definite GDPR (Digital Markets Act e Digital Services Act ), che hanno l’obiettivo di ridurre il grande potere di queste piattaforme, a favore degli utenti. Queste leggi sono il risultato di decisioni amministrative e pressioni politiche che si pongono l’obiettivo di creare una forma di consenso più libera e trasparente, in cui l’utente può decidere se concedere il trattamento dei propri dati oppure negarlo tramite una sottoscrizione a pagamento. 

Privacy o mera pubblicità?

Nel luglio 2023 la Corte di giustizia dell’UE ha deciso di stabilire che un abbonamento potesse valere come “consenso da parte dell’utente al trattamento dei propri dati” esclusivamente se parallelamente esistesse un’alternativa gratuita della stessa app dal punto di vista funzionale. Così poco dopo, nel novembre dello stesso anno, Meta ha introdotto una sottoscrizione senza contenuti pubblicitari al costo di €12,99 su mobile e €9,99 sul web. L’azienda statunitense pensava di averla fatta franca, e invece ecco che torna in gioco la Commissione Europa, contestando il modello proposto della big tech. “Paga o accetta” non poteva essere in alcun modo ammissibile, in quanto non lasciava all’utente la possibilità di scegliere il pacchetto “adv personalizzati” senza ulteriori costi. 

La Commissione era già pronta a fargliela pagare, con multe che raggiungevano fino circa il 5% del fatturato al giorno. Così Meta, ormai rassegnata, non ha avuto scelta se non inserire una terza opzione: “inserzioni meno personalizzate”. Si tratta di pubblicità generaliste, basate solo sul target di età, genere, città e ultimi contenuti visualizzati. Poco interessanti, quindi. Inoltre ha dovuto ridurre i prezzi degli abbonamenti da €12,99 a €7,99 su smartphone e da €9,99 a €5,99 sul web.

Tutta ciò viene presentato come una questione semplicemente di pubblicità, quando in realtà in discorso è molto più profondo: siamo tenuti a decidere se accettare di lasciare allo sbando i nostri dati personali oppure pagare per preservarli. 

Di fatto siamo davanti ad una vera e propria monetizzazione della privacy, che si è trasformata in una sorta di privilegio per pochi mantenerla. 

Perciò, come cambierà la fruizione delle due piattaforme?

Proseguendo col tasto “Inizia” l’utente riconferma la scelta già fatta nel 2023. Se deciderà di mantenere il piano standard tutto rimarrà come uguale: pubblicità e annunci ovunque basati sui propri click e sulle proprie preferenze. Se opterà, invece, per un piano a pagamento, teoricamente, verrà messo un punto a qualsiasi processo di targeting comportamentale (Un sistema che, studiando le attività delle persone, individua quali adv e messaggi proporre per attirare maggiormente l’attenzione). In questo modo la privacy dovrebbe essere al sicuro, ma non pensate di non avere alcun tipo di annuncio… ci saranno ancora, ma non saranno più ad hoc, in quanto i vostri dati saranno al sicuro.

Non sono mancate le critiche

Chiaramente per Meta sarebbe più redditizio che la maggioranza degli utenti continuino sulla strada della pubblicità, ed ecco che, secondo alcuni, l’interfaccia della piattaforma su cui fare la fatidica scelta è già pilotata in principio: il pulsante per continuare con le inserzioni è grande e colorato, quello relativo alla sottoscrizione è poco evidente. Inoltre, la decisione intermedia di avere pubblicità non su misura ha scatenato ancora più contestazioni: è palese che con l’introduzione di adv che non permetto di essere saltati, l’utente finirà soltanto per innervosirsi fino ad essere spinto ad optare per il piano a pagamento. 

Secondo voi saranno in tanti a preferire la sottoscrizione a pagamento? Ma soprattutto la Commissione Europea sarà finalmente soddisfatta? 

Immagini: Pinterest