Auguri, bikini: il costume due pezzi compie 79 anni

da | FASHION

Simbolo di liberazione del corpo femminile e versatile icona di stile. Il due pezzi che divise per la prima volta il classico costume intero, rivoluzionando la moda beachwear, compie oggi 79 anni.

Indecente, scandaloso, immorale: così fu giudicato alla sua nascita. Progressista, liberatorio, avanguardistico: questo si rivelò essere. Il bikini, il famosissimo costume due pezzi che sdoganò l’ombelico open air, nasce oggi, ma quasi ottant’anni fa. Ecco la storia del capo d’abbigliamento che rivoluzionò il nostro modo di vivere l’estate.

La storia del bikini

Pur essendo già presente su affreschi e oggetti di culto in epoca greca e romana, in immagini che raffiguravano donne alle prese con attività sportive, il costume due pezzi assume il suo significato solo in tempi decisamente più recenti.

Il bikini nasce ufficialmente il 5 luglio 1946, in un dopoguerra affamato di leggerezza, novità, e cambiamento. In Italia, così come in molti altri paesi, le donne conquistano il diritto al voto proprio durante quegli anni, marciando verso una progressiva emancipazione segnata dal superamento di modelli tradizionali e dall’affermazione di nuove aspirazioni femminili. Tra queste, la rivendicazione del diritto al controllo del proprio corpo. E chi, meglio della moda, sarebbe mai potuto intervenire a favore?

Il costume da bagno esisteva già da tempo, e aveva già fatto abbastanza clamore: seppur intero, veniva comunque considerato “troppo ristretto”. A far infuriare ancora di più, a quel punto, ci pensa Louis Réard. Ex ingegnere automobilistico, Louis decide di abbandonare la sua vita tra i motori per dedicarsi all’attività di lingerie di sua madre. All’improvviso, poi, il lampo di genio. Un giorno, osservando le spiagge di Saint-Tropez, nota una particolare abitudine: tantissime giovani donne arrotolavano i loro costumi il più possibile, per aumentare la superficie di pelle abbronzata.

Réard, allora, diminuisce la stoffa, scoprendo l’ombelico delle donne. Il che non si rivelò esser impresa da poco: nessuna delle indossatrici del tempo trovava il coraggio di farsi vedere con un capo così ardito. Nessuna, tranne Micheline Bernardini, ballerina del Casinò di Parigi.

Uno slip e due triangoli tenuti insieme da un sottile cordoncino cambiarono così le sorti della moda da spiaggia. In modo estremamente consapevole e fiducioso. Réard infatti, per quel primo modello, scelse una stoffa stampata raffigurante le prime pagine dei giornali, come per dire: la mia innovazione sta arrivando, e ne parlerete anche voi. In effetti, non aveva tutti i torti. Dive come Marylin Monroe, Brigitte Bardot, Ava Gardner e Sophia Loren se ne innamorarono all’istante. E il cinema lo adottò in un batter d’occhio: la prima attrice a sdoganarlo sul grande schermo fu Ursula Andress, nel 1962, nelle vesti di Honey Ryder nella pellicola d’esordio della serie dei film di James Bond.

Ma perché si chiama bikini?

Il nome del modello di costume ha una storia tanto affascinante quanto la sua invenzione. Richiama l’atollo di Bikini, nelle isole Marshall, sulle quali gli Stati Uniti conducevano esperimenti nucleari. Réard, riteneva che il costume due pezzi avrebbe avuto “effetti esplosivi e dirompenti”, aspettandosi reazioni simili a quelle che nel mentre avvenivano nell’atollo. E andò proprio così. Il bikini non è mai stato solo un capo d’abbigliamento: ha saputo dare fastidio, mettere in discussione, emancipare, rompere gli schemi.

Ogni ombelico libero in spiaggia, oggi è simbolo di tutto ciò. E quindi: auguri, bikini!

Foto: Pinterest