Il design nomade di Nicolas Guillamot

da | NEW DESIGNERS

Dove la città scarta, Nicolas Guillamot raccoglie: un design nomade nato dai marciapiedi di Parigi e pensato per attraversare lo spazio urbano

Nicolas Guillamot Vallribera si definisce un “progettista-cacciatore-raccoglitore” e con il suo studio Design Den dà vita ad arredi in legno leggeri, trasportabili e costruiti a partire da mobili abbandonati sui marciapiedi della città. Design Den è un laboratorio nomade. Un’officina creativa in cui progettazione e fabbricazione si intrecciano con la ricerca, la sperimentazione e l’indagine sul campo.

“Den”, in inglese, significa tana, rifugio. Ed è proprio questo che rappresenta per Nicolas. Uno spazio istintivo e protetto dove il processo creativo nasce in risposta diretta a situazioni reali, a contesti concreti e alle sfide del presente. Il suo design non si impone, ma reagisce. Esiste solo se ha un motivo per esistere, per proporre alternative a un sistema saturo, per rispondere a un’esigenza reale, per tornare all’essenziale — nei materiali, nei mezzi, negli usi. In questo approccio, l’esplorazione, la riappropriazione degli spazi e il fai da te diventano tappe fondamentali di un percorso progettuale che suggerisce nuove modalità di abitare la quotidianità e la città. L’obiettivo è chiaro: democratizzare il saper fare, osservare il mondo con occhi diversi, interagire in modo inaspettato con lo spazio pubblico e riscoprire un legame autentico con ciò che ci circonda.

Design nomade per una città da reinventare

L’idea alla base del lavoro di Nicolas Guillamot è semplice e radicale, creare un design che nasce dalla strada e per la strada. Ogni suo oggetto è costruito utilizzando materiali recuperati in città e restituito allo spazio pubblico sotto forma di arredi temporanei che generano occasioni di pausa, incontro, riflessione. Per lui lo spazio urbano è un vero e proprio parco giochi. Luogo di espressione ma anche specchio delle tensioni sociali, delle regole invisibili e dei poteri che lo governano. Portare per le strade parigine: sedie, sgabelli componibili da indossare come zaini, cassette-attrezzo, diventa allora un atto di riappropriazione. Una risposta diretta a ciò che quelle stesse strade avevano respinto sotto forma di “rifiuto”. Un gesto che capovolge il senso delle cose e riattiva il potenziale dello spazio pubblico.

L’estensione del corpo di Nicolas Guillamot

Le creazioni di Design Den non sono fatte per restare ferme. Sono mobili, versatili, leggere. Invogliano a usarle in modi sempre nuovi, a notare ciò che spesso sfugge, a stare nella città con un’altra postura. L’approccio di Guillamot — che lui stesso definisce da “progettista-cacciatore-raccoglitore” — parte dall’ambiente circostante, rispondendo al qui e ora. È un modo di fare design che privilegia l’azione sul disegno, la raccolta sull’ideazione, l’assemblaggio sull’estetica. Il progetto è il gesto, non l’oggetto finito. I suoi oggetti non sono, quindi, preziosi, ma potenti. Sono strumenti da usare, replicare, attivare all’occorrenza. Così ogni pezzo diventa un’estensione del corpo, un mezzo per attraversare lo spazio urbano con nuove possibilità.

E se ciascuno potesse portare con sé una sedia come porta un telefono? Se ognuno potesse sistemarsi nello spazio pubblico come nel proprio giardino? Gli arredi mobili di Nicolas aprono spiragli su un altro modo di vivere la città: più libero, più creativo, più umano.

Un design che parte dal gesto e arriva al mondo

Il design di Nicolas Guillamot nasce per essere un punto di riferimento, un invito all’azione. Dimostra che chiunque può costruire, trasformare. E che anche il più piccolo gesto ha il potenziale per generare un impatto più ampio e profondo. Dalla tana al mondo, dall’idea al progetto, il passo decisivo è uno solo: fare. Il progetto Citadins nomades prende avvio dal riuso, dal riciclo e dal fai-da-te, ma si spinge ben oltre. Riflette sul nostro rapporto con lo spazio pubblico, sul modo in cui interagiamo con gli altri e sul ruolo che il design può — e deve — avere nella società contemporanea. È un lavoro che solleva interrogativi sociologici e mette in discussione i confini stessi del processo creativo.

In questo senso, l’approccio di Guillamot è radicalmente transdisciplinare: attraversa il design, lo supera, e si intreccia con ogni ambito che studia e modella la vita quotidiana. Non è solo una pratica progettuale, ma una proposta culturale. Una forma di pensiero incarnato, mobile, collettivo. Un design che non punta a occupare spazio, ma a liberarlo.

Foto: Ig account @nicolas.guillamot