Vanità: dobbiamo essere vanitosi?

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La vanità è da sempre vista come un difetto, ma non è che forse dovremmo essere un po’ più vanitosi?

Capita spesso di avere questo senso di imbarazzo nel dover parlare dei propri successi. Una specie di disagio che ci impedisce di spiccicare parola su quelle che sono le cose che ci sono andate bene. Che sia nella vita privata o sul lavoro, soprattutto sul lavoro, non ci riesce per nulla parlare agli altri di come le cose ci vadano alla grande. Quando vanno male ci risulta più semplice, ci sfoghiamo che è una meraviglia, tanto le cose vanno male a tutti. Ma guai se le cose ci vanno per il verso giusto. Per la Bibbia la Vanità è un peccato, ma è davvero così?

Se chiediamo all’AI ci risponde che la vanità può avere alcuni aspetti positivi, come la capacità di esibirsi e di prendersi il proprio posto nel mondo, ma in generale è considerata un difetto.

Inoltre, annoverati i due aspetti positivi sulla vanità, ne sfila altri quattro sugli aspetti negativi. C’è da dire che definisce la vanità come un’eccessiva credenza nelle proprie capacità, io l’ho sempre pensata come il vizio di esaltare le proprie competenze, anche in modo esagerato, con tutti gli altri. In alcuni articoli, poi, si legge che, alla fine dei conti, siamo tutti quanti vanitosi, ognuno a modo suo, ma comunque ci risulta difficilissimo ammetterlo. Anche con noi stessi, ma sopratutto con gli altri. A quanto pare il problema arriva dall’infanzia, periodo in cui ci viene insegnato che chi fa il vanitoso lo fa perchè è vuoto dentro.


In un altro articolo ci viene spiegato che insegnare la vanità ai bambini è una cosa importante. Questo perchè compiacersi e ostentare il proprio modo di essere è una parte dello sviluppo emotivo dei bambini, veri o falsi che siano questi pregi e queste capacità. Da piccoli scopriamo il nostro corpo e ci innamoriamo soprattutto di tutte le cose che riusciamo a fare con esso.

La psicoterapeuta Valeria Fiorenza Perris spiega che la vanità nei bambini si manifesta a partire dai tre anni e che proprio in questa fase il bambini inizia a costruire la propria identità. “Può emergere come desiderio di essere apprezzato e ammirato, sia per il proprio aspetto fisico sia per le proprie capacità. E’ un fenomeno del tutto naturale e fa parte del normale sviluppo dell’autostima”.

In quanto ad autostima, viene sottolineato come è importante mettere in risalto tutti gli aspetti della personalità del bambino, quali l’empatia, l’impegno e la creatività.

Eh beh certo, perchè se del bambino noi esaltiamo solo l’aspetto o le sue capacità, lui imparerà ad associare il suo valore solo a questi due elementi. In questo senso non è così difficile capire quel personaggio poco simpatico che prendeva tutti in giro alle medie, pensava di saper fare solo quello.

Sembra poi, e su questo sono d’accordissimissimo, che la cosa più importante da insegnare in giovane età sia la capacità di accogliere le critiche. E su questo punto c’è da dire che per molti si vede a occhio nudo la mancanza di questo fondamentale insegnamento. Accogliere le criticità aiuta il bambino a costruire un’immagine forte di sé stesso, ma soprattutto lo rende meno dipendente dall’approvazione esterna.

Vanità


Cercando informazioni sulla possibilità di un beneficio nella vanità, sono incappata poi in un numero grandissimo di monologhi su come i social siano l’apoteosi della ricerca dell’approvazione esterna. Like, visual e commenti, siamo tutti alla ricerca di questi ed è una cosa talmente normalizzata e sdoganata che mi ha fatto strano leggero, davo per scontato dovesse essere così e non potesse essere altrimenti.

I social, ripensandoci, sono sicuramente la più ampia valvola di sfogo della vanità di tutti noi, LinkedIn compreso.

Che si tratti della ricerca di conferme o della voglia di far vedere agli altri quanto siamo meglio noi, sui social si trova sempre il modo di dare adito a questo pregio/difetto peccaminoso. Pensate che la differenza della vanità tra grandi e piccini sta proprio il suo utilizzo. Da piccoli è spontanea e legata alla necessità di esplorare la propria identità, da grandi diventa uno strumento con cui difendersi per compensare le proprie insicurezze. E sui social questo è visibilissimo.

C’è da dire che negli adulti la vanità è un sentimento più che consapevole, mentre nei bambini è completamente ingenua, insomma, non si fa apposta. Forse se non ci fossero stati solo modelli di eccellenza in quanto a successo e bellezza, non avremmo lo spasmodico desiderio di perfezione che ci porta a dover dimostrare a tutti che siamo sempre meglio degli altri, soprattutto di loro.

In questo senso è necessario aiutare i bambini a sviluppare empatia e attenzione verso gli altri, promuovendo giochi di cooperazione, più che di competizione.

La parte dell’adolescenza ve la risparmio, penso che l’esperienza personale di questo momento di confusione generale sia giusto rimanga privato per ognuno di noi, ma provate ad immaginare le difficoltà che si possono avere senza una buona educazione su cose come l’accettazione di sé stessi o almeno un accenno al concetto di autostima.

Vanità


Nel mio lavoro, la “moda”, soprattutto nelle situazioni fulcro come le varie fashion week o gli eventi mondani, è doveroso raccontare quanto si lavora, come si lavora bene, che tutto va alla grande, proprio perchè sappiamo benissimo della difficoltà che c’è nell’ambiente. Forse dopotutto è un modo per darsi una pacca sulla spalla vicendevolmente senza che nessuno dica nulla di troppo esplicito o di spaventoso come: “mah, è un periodo un po’ fiacco, non sto lavorando troppo. E tu?”.

Ritornando ai suoi aspetti positivi la vanità quando è vissuta in modo consapevole e con leggerezza induce a prendersi cura di sé e motiva a seguire abitudini benefiche.

Vanità

La psicologia Laura Paganelli nel 2018 raccontava di come, secondo alcuni test statunitensi di psicologia della salute, le persone sono più propense a smettere di fumare una volta viste le conseguenze estetiche del fumo, come denti ingialliti, occhiaie e pelle spenta. “Paradossalmente, rimangono meno colpite quando si parla dei danni alla salute“. Pare che lo stesse valga per le creme solari, il cui utilizzo viene aumentato di molto di più dopo la parola rughe, più che di melanoma.

Secondo Cordelia Fine, docente universitaria di psicologia e filosofia, siamo vanitosi perchè il nostro cervello lo è e ci fa diventare pieni di noi stessi cosi da preservarci e non buttarci troppo giù. Il nostro cervello vanitoso sminuisce i nostri difetti e aumenta i nostri pregi dandoci la sicurezza di affrontare la vita di tutti i giorni e quelle imprese che sono ben oltre la nostra portata, ma che con il nostro cervello pieno di sé riusciamo a crescere e a superare.

Un altro effetto del nostro cervello vanitoso è quello di dare la colpa alle circostanze quando le cose vanno male: è Mercurio retrogrado che ci ha fatto rimbalzare al colloquio, non il fatto che abbiamo messo sei lingue nel curriculum e ne parliamo solo due fluentemente.

Alla resa dei conti un po’ di sana vanità non ci fa troppo male. Non tanto quella che ci fa credere di essere meglio di tutti gli altri, ma quella che ci fa rendere conto che non siamo così male dopotutto, che una certa capacità ce l’abbiamo anche noi. Il nostro cervello è fatto per piacersi e se siamo programmati per “menarcela” un po’, perchè non possiamo prenderci il lusso di rispondere “sì, hai ragione” a chi ci dice che siamo davvero bravi a fare qualcosa. D’altronde è così!

Le uniche controindicazioni che mi sento di dirvi è di essere sinceri con voi stessi e con gli altri quando si tratta di vantarsi, non esageriamo, ma prendiamoci la libertà di goderci quelle cose che davvero ci appartengono.