Attuata in diversi paesi, la tipologia di trapianti cross-over ha già salvato molte vite e continua a farlo tutti i giorni.
Nel 2019, all’Ospedale Careggi di Firenze, per la prima volta in Italia in uno stesso centro vengono eseguiti tre trapianti di rene da donatori viventi, anche se incompatibili immunologicamente con il proprio partner di riferimento. Non starò a scendere in spiegazioni iper-scientifiche, ma vi spiegherò cos’è il trapianto cross-over, ossia la pratica che ha permesso queste tre operazioni.

Il trapianto cross-over può essere fatto quando ci sono almeno due coppie, ciascuna composta da un paziente in attesa di trapianto di rene e da una persona a lui consaguinea o affettivamente vicina disposta alla donazione, ma biologicamente incompatibile.
Uno direbbe: “ma come è possibile? La logica dei trapianti non si basa proprio sulla compatibilità tra donatore e ricevente?”. Beh, in realtà sì, ma questa tipologia di trapianto utilizza comunque una compatibilità, quella tra le diverse coppie.
Se si constata che c’è compatibilità biologica tra il donatore della prima coppia e il ricevente della seconda e viceversa, con il consenso di tutti i protagonisti, si può dare il via a una donazione incrociata tra le coppie.
Il trapianto cross-over viene proposto per la prima volta nel 1986, dal medico statunitense Felix T. Rapaport.
Le operazioni fatte a Firenze sono state possibili trapiantando tre reni, prelevati dai donatori e dati ai rispettivi riceventi compatibili, appartenenti ad una delle altre due coppie. Si tratta di una modalità di tipo diretto, in quanto coinvolge tre coppie. Nel caso più semplice le coppie ad essere coinvolte sono solo due, ma può succedere che siano davvero molte di più, aumentando così la possibilità di compatibilità.

Nel giugno 2023 inizia una catena di trapianti cross-over internazionale, lunga 2,713km e durata 18 ore.
Partita da Padova è arrivata a Barcellona, a Bilbao e poi è tornata indietro. È stata la prima catena di trapianti cross-over a coinvolgere 3 diverse città nel programma SAT, South Alliance for Transplant, progetto condiviso dall’Italia con Spagna, Francia e Portogallo.
Fabio ha 61 anni, dopo un precedente trapianto sviluppa iperimmunità rendendo la possibilità di trovare un rene compatibile davvero complicata. Poi la chiamata dalla Spagna, dove si trovava un rene perfetto per lui. La moglie di Fabio, Patrizia, fa partire la catena di solidarietà. Il suo rene è compatibile con un paziente in lista d’attesa a Barcellona.
Alle 8:30 del 20 giugno Patrizia entra in sala operatoria, il rene poi parte verso Milano-Linate. Arriva a Barcellona e viene scambiato con quello di una donatrice spagnola che riparte sullo stesso aereo in direzione Bilbao. Il rene della donatrice catalana viene scambiato poi con quello di un donatore basco e ritorna immediatamente verso Milano, arrivando a destinazione alle 18:30.

Il rene arriva a Padova e Fabio entra in sala operatoria alle 20:30, alle 2 di notte il trapianto si conclude con un ottimo successo.
Con questa tipologia di intervento, quindi, si incrociano le compatibilità immunologiche di una coppia donatore-ricevente con quelle di altre coppie nella stessa condizione. Questa modalità di trapianto permette di aumentare il numero di donatori e di trapianti possibili, aumenta le possibilità di trapianto per i pazienti iperimmunizzati, come Fabio, e dà maggiori possibilità a tutte quelle persone che sono in lista di attesa.
Ovviamente esiste tutto un protocollo di controlli psicologici sia per donatore che ricevente, il tutto per evitare la possibilità di inciampare in situazioni di sfruttamento, traffici e pressioni. Per questo è fondamentale che le persone che ne prendono parte siano legate da uno stretto legame affettivo.
Questa catena della solidarietà trapiantaria unisce diverse persone, ospedali e strutture che si uniscono per donare e ricevere organi, ma soprattutto per salvare vite.