Kate Crawford entra nel Comitato d’Indirizzo della Fondazione Prada.
Ma non è una nomina qualunque: è l’ingresso di una mente irrequieta nel tempio del pensiero radicale.
Ricercatrice, artista, filosofa dell’intelligenza artificiale, consulente dei governi e nemica dichiarata del pensiero automatico. Kate Crawford non si limita a studiare le macchine: le interroga, le accusa, le smonta. Ora siede accanto a Miuccia Prada. E la cultura, forse, non sarà più la stessa.
C’è un momento preciso in cui il futuro entra nella stanza. Non fa rumore, non si annuncia, non chiede il permesso. A volte arriva sotto forma di algoritmo, a volte come una mostra in un museo. Questa volta, è arrivato sotto forma di una donna con lo sguardo lucido e una penna affilata. Si chiama Kate Crawford, ed è appena entrata nel Comitato d’Indirizzo della Fondazione Prada.

Ma chi è Kate?
Ora, potremmo raccontarvela così: che è docente alla USC di Los Angeles, che ha fondato laboratori ovunque, che il suo Atlas of AI è stato tradotto in dodici lingue e lodato dal Financial Times. Potremmo dirvi che ha esposto al MoMA, al V&A, che ha lavorato per la Casa Bianca e le Nazioni Unite. Tutto vero. Ma non basta. Perché Kate Crawford non è un CV con le gambe. È una coscienza critica che ha deciso di infilarsi nella carne viva dell’intelligenza artificiale, là dove fa più male.
Ha chiamato “Training Humans” la sua prima mostra con Fondazione Prada. Un titolo che suonava come uno schiaffo. Perché è questo che fa: smonta l’illusione che le macchine siano neutrali, oggettive, “intelligenti”, come le vogliono spacciare i loro creatori. No. Le macchine riflettono il potere di chi le costruisce. E lei quel potere lo guarda in faccia, senza mai abbassare gli occhi.
Nel 2023 è tornata con Calculating Empires, insieme a Vladan Joler. Un’esplosione di storia, arte, geopolitica e codici binari, che parte dal Cinquecento e arriva al 2025. Una genealogia del controllo, una mappa del dominio tecnologico. Altro che installazione: era un manifesto.

L’intelligenza artificiale versus la cultura
E oggi, entra nel sancta sanctorum di Miuccia Prada, accanto a nomi come Settis, Iñárritu, Gates, Bruno. Una squadra che non si limita a osservare il presente: lo seziona, lo contesta, lo reinventa. E l’arrivo di Kate Crawford porta una scintilla nuova: quella dell’urgenza, del rischio, del conflitto tra umano e post-umano.
Perché diciamocelo: la cultura ha bisogno di scosse. Di pensatori che non cercano la conferma ma la crisi. Di donne che non hanno paura di essere intelligenti, nemmeno quando l’intelligenza è diventata artificiale. E la Fondazione Prada, ancora una volta, dimostra di non voler stare al passo coi tempi — ma di volerli battere sul tempo.
Kate Crawford non è solo “la nuova regina delle macchine”. È la donna che mette in crisi le macchine per restituire dignità agli esseri umani. E forse, proprio per questo, oggi siede accanto a Miuccia.

Photocredits: press Fondazione Prada