I life coach sono davvero utili?

da | LIFESTYLE

Attraverso le loro capacità i life coach aiutano le persone a definire i propri obbiettivi e le accompagnano passo per passo nel migliorare se stesse fino a raggiungere i traguardi prefissati.

Tempo fa, nolenti o volenti, abbiamo assistito al boom di life coach. Tutti ne avevano uno o lo volevano al proprio fianco per affrontare le sfide di tutti i giorni. Ma quello che mi chiedo è: serve davvero? Averlo o meno può fare la differenza? O è solo un effetto placebo?

Ma partiamo dall’inizio, chi è e che cosa fa un life coach?

Il life coach è un professionista che utilizza strategie e tecniche del coaching con lo scopo di far emergere il potenziale delle persone e aiutarle a svilupparlo.

Il coaching, vi aggiorno un attimo, è un’attività nata in ambito sportivo negli anni Ottanta con lo scopo di incrementare le performance degli atleti. Più recentemente, poi, si è diffusa in alti ambiti come quello della salute, del lavoro e della finanza. Il concetto che sta alla base è decisamente antico in quanto i principi teorici di questa pratica risalgono all’epoca di Socrate. Strettamente legati alla sua filosofia della maieutica, ossia l’arte di portare alla luce il lato migliore dei propri allievi con il dialogo.

Il coaching moderno diventa quindi una figura in grado di aiutare gli altri a liberare le proprie potenzialità inespresse. Per questo a volte si parla della figura del life coach come quella di un filosofo dei tempi nostri.

Ma che cosa fa un life coach?

Il suo ruolo è quello di spronare, incoraggiare e tirare fuori il meglio dalle persone che si affidano a lui. Fornendo gli strumenti per affrontare ostacoli, blocchi e pensieri negativi che si frappongono tra lui e il proprio obbiettivo.

(Via iStock)

Quindi il primo passo è proprio quello di identificare quali fattori fungono da spinta motivazionale, quindi interessi, passioni ecc. e quali rappresentano un freno come paure, incertezze e relazioni problematiche.

Da qui poi il percorso si sviluppa in modo diverso a seconda dell’età, delle esperienze, delle esigenze professionali e dello stato emotivo e personale del cliente. Ci sono però alcuni passaggi che bene o male tutti affrontano.

Si parte quindi dall’acquisizione o l’incremento di consapevolezza di se stessi e di quello che si vuole ottenere. Una volta individuato il nostro punto di arrivo, lo si articola in obbiettivi specifici da raggiungere. Poi con la figura del coach, ci si impegna a mettere in pratica un piano di azione concreto che ci aiuti a realizzare questi obiettivi. Alla fine del percorso si sviluppa così una maggiore autonomia, autostima e motivazione intrinseca.

Esistono diverse tipologie di coach a seconda dei contesti in cui sono necessari come l’health coach, il business coach, il financial coach e il carrer coach.

(Via Imprenditori Che Cambiano)

Fondamentalmente il gioco è lo stesso, ma calato in una diversa veste a seconda dell’ambito. Ad esempio il financial coach può occuparsi sia di privati, famiglie o aziende per dargli istruzioni e supporto nella gestione e l’amministrazione del denaro. Un business coach aiuta aziende, agenzie e professionisti nel gestire l’attività lavorativa a livello finanziario e anche di risorse umane. Mentre un health coach aiuta i clienti ad essere più consapevoli e avere un maggior controllo delle proprie condizioni di salute, fisica o psicologica. Ma attenzione, non essendo un medico o un terapista, non può fare diagnosi o prescrivere farmaci, ma può consigliare al cliente di rivolgersi a uno specialista preciso per risolvere il problema.

Ma come si diventa coach?

Per diventare coach non è necessario uno specifico titolo di studio universitario, un abilitazione o un certificato, ma è tutta formazione e competenze specifiche.

E qui devo dire vorrei insinuare il mio primo seme di sospetto.

Viene segnalato che la professione del coach richiede una particolare predisposizione e capacità di ascolto. Per cui è fondamentale avere una grande empatia e delle ottime doti comunicative e relazionali, così da costruire e mantenere un rapporto positivo con il cliente. Per acquisire e maturare queste capacità si possono seguire dei corsi di formazione dedicati che approfondiscono le varie tematiche con livelli di difficoltà diversificati a seconda dell’esperienza e del perfezionamento che si vuole raggiungere.

Insomma, un coach deve prendersi un coach per migliorare le sue capacità.

Sono tantissime le persone che si affidano a queste figure, tra queste moltissimi vip come Oprah Winfrey, Bill Clinton, Leonardo DiCaprio e Hugh Jackman.

C’è chi chiede: ma perchè non andare in terapia? Perchè i life coach lavorano sul presente, mentre i terapisti si focalizzano spesso sul passato.

(Via Business Coaching Italia)

Detto questo, non saprei dire quanto possa essere necessario. C’è chi dice che basterebbe un amico, un bullet journal o semplicemente tanta determinazione. Ma anche chi afferma che senza il proprio life coach non sarebbe mai riuscito ad ottenere i risultati che si era prefissato.

Personalmente posso parlare poco perchè non mi è mai capitato di avvalermi dei servizi di un life coach, ma se posso dire non ho nemmeno mai sentito l’esigenza di affidarmi a qualcuno che mi spiegasse come raggiungere i miei obbiettivi. Potrebbe essere anche una questione culturale perchè in Italia non è mai esistito il culto di figure come il life coach, come accade in altri paesi. Ad esempio in America, dove questa “pratica” è molto presente.

Forse il mio scetticismo arriva proprio da questa mancanza a livello culturale, un po’ come una nonna che non abituata ai terapisti dice al nipote che ai suoi tempi non servivano cose come quelle e si viveva benissimo. Però allo stesso tempo trovo difficile decidere di affidarmi a qualcuno che in più ha solo una formazione accademica e una grande capacità empatica ed emotiva. E voi?