In una realtà in cui siamo abituati ad avere tutto di tutto in qualsiasi colore e forma, sta spopolando un nuovo trend: l’underconsumption che prevede di avere solo l’essenziale e utilizzare quello che si ha fin quando ci è possibile.
Se molti si lamentavano degli acquisti impulsivi, dell’eccessiva quantità di cose inutili prodotte per via del consumismo, ora potranno riposare sogni tranquilli. Il nuovo trend del momento, infatti, è l’underconsumption, ossia il totale contrario del consumismo.
Per la Gen Z non è più cool acquistare compulsivamente e troppo, sì all’acquisto responsabile.

Avere tante cose, insomma, non è più motivo di vanto. Ovviamente, la quota di maggioranza di queste persone sono apparse su TikTok da cui, sempre senza stupore, è partito il trend. Sull’app era routine mostrare armadi o scarpiere piene di cose. Sarà capitato anche a voi di trovarvi i video di chi prepara la borsa per la settimana e apre cassetti pieni di oggetti , in mille-mila colorazioni di cui fatichiamo anche solo ad immaginarne l’uso. Oppure, ancora più famosi, i video di refill di bagni o camere dedicati agli ospiti, ad esempio, in cui si riempiono i cassetti con nuovi prodotti di settimana in settimana dopo averli usati forse una volta.
Bene, se questa era la tendenza ora il vento è cambiato. Sono migliaia gli utenti che pubblicano, invece, video in cui mostrano con fierezza il loro approccio allo shopping totalmente sostenibile.
Avere lo stesso phon da 12 anni, comprare il bagnoschiuma solo se lo abbiamo finito del tutto, senza possedere 5 fragranze diverse a metà.
Il thrifting è parte di questo trend, anche se già da molto si trova nella classifica delle cose da fare amate dalla Gen Z & co. Portare lo stesso tipo di scarpe da sempre e avere solo quello. Insomma, il succo del discorso è comprare e tenerlo finché il prodotto ce lo consente. Non c’è la necessità di possedere 5 creme diverse per fare la stessa cosa, avere i cassetti pieni di roba o comprare la ricarica della ricarica.
Probabilmente questa necessità di tornare a davvero solo l’essenziale è il risultato dell’era degli influencer e dei pr packages. Il tentativo della Gen Z di ribellarsi a questa etica dell’accumulo innecessario di cose davvero futili. Effettivamente vedere il quinto video della giornata dell’ennesima influencer che spacchetta il sesto pacco del giorno, può aver dato la giusta spinta alla riflessione: ma a me davvero servono tutte queste cose?

Sarebbe poi bello pensare che dietro a questa tendenza ci sia solo questo e non si nascondi una forte eco-ansia. O ancora, l’instabilità economica e la responsabilità che le nuove generazioni provano verso il futuro che si lascerà in mano a quelle che verranno.
Vittime di un passato un po’ troppo noncurante in materia di sostenibilità, le nuove generazioni vogliono e intendono lasciare un pianeta almeno vivibile al prossimo.
La polemica che è sorta da questo trend è il fatto che si vada a rendere “aesthetic” un qualcosa che per molte persone è la normalità. Ossia: il decidere consapevolmente di seguire la logica dell’underconsumption e di quindi vertire verso solo il necessario può essere una scelta per alcuni, ma per altri è l’unica opzione. Ma aldilà di questo è normalità per molti indossare il capotto avuto in eredità dal fratello, così da non doverne prendere un altro. Tramandarsi cose che anche se vanno grandi “almeno sei apposto per l’anno prossimo”.
Ci si chiede, quindi, se non siamo troppo abituati al consumismo e alla sua palese manifestazione da considerare rivoluzionario acquistare con criterio.

Anche perchè di rivoluzionario c’è davvero poco. Figurarsi che è definito anche come semplicemente normal consumption. È normale indossare gli stessi vestiti, è normale avere lo stesso paio di scarpe da sempre, non è normale avere 5 volte quello che ci serve. Questa a grandi linee è l’idea su cui tutto si basa. Anche perchè come possiamo consumare meno quando non esiste una vera e propria quantità prestabilita?
In realtà ritorniamo al grande problema della nostra realtà: l’apparenza. Questo perchè anche questo movimento sui social è finito piano piano per essere più aesthetic. Ma il punto di questa ideologia non è quello di sembrare carino alla vista, ma quello che si fa e il motivo per cui lo facciamo.
Secondo Shanghai Walpita, un trend forecaster che insegna nel dipartimento di comunicazione al London College of Fashion: “l’underconsumption core è un’antitesi memetica al ciclo di hype consumeristico a cui ci siamo abituati”. Lo possiamo definire un rebranding virale di un consumismo consapevole dove le persone flexano un lusso lento.
Dietro l’underconsumption possiamo notare un crescente cambiamento nel comportamento dei consumatori: le persone vogliono diminuire la qualità dei loro vestiti e focalizzarsi su abitudini di acquisto sostenibili e consapevoli.

Ma anche le difficoltà economiche fanno la loro parte e si pensa che alla fine dei conti questo trend è un modo per accettare la situazione a modo nostro. Comunque sia, ci sono tantissime persone che da sempre vivono la vita all’undercosumption-maniera quindi forse, dopotutto, questo trend non sta rendendo glamour un certo tipo di vita. Si sta normalizzando il modo in cui tantissime persone vivono già.
Questo però non cambia come sia importante riflettere e chiederci se davvero è arrivato il momento di cambiare il nostro approccio alle cose. Di trovare gioia e soddisfazione in qualcosa di diverso da “aggiungi al carrello” e fidatevi, per me è molto difficile dirvelo. Però è innegabile che ci si stia avvicinando a un limite che non dovremmo superare: il troppo stroppia e less is more…purtroppo.