L’incontro fra moda ed e-waste: Back Market X Gab Bois

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La piattaforma Back Market, marketplace in cui poter acquistare dispositivi elettronici ricondizionati, collabora con Gab Bois, artista canadese, creando un connubio perfetto tra moda ed e-waste, con lo scopo di mandare un chiaro messaggio: se non lo usi più, indossalo.

Da una parte c’è Back Market: shop online di articoli di elettronica. Ne promuove il ricondizionamento, pratica grazie alla quale un dispositivo si fa tornare come nuovo, e sfruttato nuovamente. La piattaforma negli ultimi anni, grazie proprio al ricondizionamento, è riuscita ad evitare la formazione di ben 1700 tonnellate di rifiuti elettronici.

Dall’altra parte, Gab Bois: giovane artista eclettica. Le sue creative immagini surreali sono motivo di gran seguito sui social, e l’hanno portata a collaborare con grandi brand quali Marc Jacobs e Balenciaga. Tra le più famose, le scarpe con i mandarini al posto dei tacchi, il top lattuga, e il vestito fatto interamente di lettere dello Scarabeo.

Cosa potranno mai avere i due in comune, se non una buona causa?

Gli e-waste, ovvero i rifiuti elettronici, sono tutti quei dispositivi buttati via, ma che potenzialmente potrebbero ancora essere funzionanti. Vengono semplicemente scartati a causa dell’inarrestabile corsa del progresso. Mentre siamo in continua ricerca dell’ultima uscita, del modello più nuovo, e con sempre funzionalità, ci dimentichiamo di tutte quelle apparecchiature che lasciamo indietro.

La capsule collection, che vede quindi la tecnologia strizzare l’occhio alla moda, si chiama F/W 2005: Hardwear. Lo scopo è quello di dare nuova vita a quel tipo di elettronica che altrimenti diventerebbe semplice rifiuto, poiché troppo vecchia. Ricondizionata, anche in questo caso, ma in modo diverso. Invece di venir riparata e rimessa sul mercato, viene resa indossabile, in pieno stile Y2K. È così che un vecchio telefonino funge da fibbia per una cintura, ed un paio di auricolari diventano un vero e proprio copricapo. Il tutto, da abbinare alla fotocamera portamonete.

Ancora, un vecchio lettore CD si adorna di scomparti e specchietto, per essere portato al polso ed utilizzato quando serve. Videocamere rotte sono messe l’una sopra l’altra, per trasformarsi in un originale porta candele. Ed infine, l’elemento beauty: circuiti, carte SIM, e pulsanti diventano unghie finte clip-on, emulando l’iconico stile dei primi anni duemila.

La tecnologia fa passi da gigante, è inevitabile. Il problema è però ciò che lascia indietro. L’e-waste supera di gran lunga il fast fashion in termini di spreco ed inquinamento, e lo fa silenziosamente. Mentre è semplice rendersi conto di quanto il ciclo di vita dell’abbigliamento stia diventando sempre più breve, è più difficile riconoscere che un vecchio telefonino che non si usa più, possa fare gli stessi danni, se lo si considera su larga scala.

Questo il motivo della collaborazione. Fare luce su una problematica troppo poco discussa, e farlo nel mondo più trendy possibile, ma anche consapevolmente: i profitti ricavati dalla capsule, verranno interamente devoluti al movimento “Right To Repair”, che difende il diritto dei consumatori di riparare i propri dispositivi elettronici, per fronteggiarne lo spreco.

Una capsule che, in definitiva, celebrando i mondi della moda e della tecnologia, ne evidenzia anche (cercando di salvaguardarle) eventuali criticità.