Pelli bye bye. No Furs in London

da | SUSTAINABILITY

Una moda che si reinventa. Londra dichiara guerra alle pelli esotiche

Londra. Nella capitale dove il vecchio si fonde con il nuovo, dove il vento di cambiamento sembra soffiare con la stessa tenacia della pioggia incessante, qualcosa di rivoluzionario è accaduto. La Fashion Week londinese, vetrina internazionale del gusto e della creatività, ha deciso di vietare l’uso delle pelli esotiche. 

Ridefinire le fashion week

Un annuncio che non suona come un semplice comunicato, ma come un rintocco che scuote le fondamenta di un’industria ancora troppo legata all’opulenza del passato.

“Non presenteremo più marchi che utilizzano vere pellicce o pelli esotiche nelle loro collezioni,” ha dichiarato David Leigh-Pemberton del British Fashion Council, organizzazione che orchestra questo appuntamento iconico. Non è un caso che Londra sia la prima grande capitale della moda ad assumere una posizione così netta. Qui si scrivono le prime righe di un capitolo che potrebbe ridefinire l’etica e l’estetica del lusso.

Pelli esotiche e tendenze 

Da anni, l’uso di materiali derivati da coccodrilli, serpenti e altre creature esotiche è nel mirino degli attivisti, critici di una pratica che rappresenta, secondo loro, un’ostentazione crudele e superflua. E ora, con questa decisione, Londra sembra schierarsi apertamente a fianco di una nuova visione: la bellezza non ha bisogno di sangue.

Non è solo una scelta estetica o ideologica. È un messaggio potente, che arriva in un momento in cui l’industria della moda è chiamata a confrontarsi con le sue responsabilità ambientali e sociali. La vera pelliccia è già stata bandita dalle passerelle londinesi dal 2018, ma questo divieto sulle pelli esotiche porta la sfida su un livello ancora più alto. Non si tratta più di seguire una tendenza, ma di crearne una. Una che parli di rispetto, sostenibilità e innovazione.

I prossimi passi?

Eppure, mentre Londra avanza verso il futuro, altre città, come Milano e Parigi, sembrano ancora tentennare, aggrappate al fascino di tradizioni che appaiono sempre più anacronistiche. L’associazione PETA ha definito la decisione londinese “un grande passo avanti” e invita le altre capitali a fare altrettanto. Ma è davvero così semplice? È facile, nelle stanze dorate delle maison francesi o nei palazzi storici milanesi, mettere da parte una cultura del lusso che ha sempre trovato la sua forza nella rarità e nell’esclusività dei materiali?

Non si tratta solo di moda, ma di un’interrogazione profonda sull’identità dell’essere umano. Chi siamo quando ci vestiamo? Cosa vogliamo comunicare? Per troppo tempo, la pelle di un animale esotico ha rappresentato potere, privilegio, distanza. Oggi, forse, potremmo trovare il coraggio di dire che il vero potere è saper rinunciare.

Possiamo cambiare 

In questa Londra che non smette mai di sorprendere, la moda diventa politica. Non solo nei messaggi degli stilisti, ma nelle scelte che definiscono chi ha il diritto di calcare la passerella. Ed è proprio questa la forza di questa decisione: non una censura, ma una chiamata all’azione. Perché la moda, come la società, non è mai immobile. E oggi, mentre gli occhi del mondo guardano alla capitale britannica, un messaggio chiaro risuona: il cambiamento è possibile. Basta volerlo.

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