Lorenzza è l’ultima voce che è apparsa nell’industria musicale del rap. Tra mille scetticismi, a novembre esce il primo EP con grandi nomi nei featuring e nelle produzioni. E’ un vero e proprio progetto fatto a tavolino o siamo troppo scettici noi?
Nell’ultimo periodo si è sentito parlare moltissimo di Lorenzza. Di origine italo-brasiliana e classe 2002, la ragazza si è fatta conoscere sui social già dall’agosto di quest’anno. Alla fine di novembre torna sulla ribalta quando viene pubblicato un progetto con Nayt, altro rapper ben affermato che da lì a poco pubblica il suo nuovo album. L’album include anche un pezzo con la giovanissima Lorenzza.
La rapper viene notata da tutti, ma non a tutti la cosa va a genio e si grida all’Industry plant.
Ma torniamo indietro. A luglio sul profilo social della ragazza, nello specifico su TikTok, iniziano a comparire video in cui Lorenzza rappa con lo sguardo fisso in camera. Inquadratura statica e via con il pezzo. Da qui la prima ottima mossa di marketing per il lancio dei suoi freestyle. Sette estratti di pezzi rap che hanno attirato l’attenzione lasciando un’aria di mistero. Erano poche le informazioni che si sapevano su di lei e tutto ciò che si sapeva lo si imparava proprio dai suoi testi.
Un’ottima strategia di hype: qualità professionale dei video e la strategia efficace di sponsorizzazione. E’ qui che si inserisce per la prima volta la possibilità che Lorenzza sia un Industry plant, ossia un progetto studiato a tavolino pensato per funzionare e fare soldi. Per definizione: l’artista si presenta come indipendente o di nicchia, ma in realtà ha alle spalle un’etichetta discografica che la sostiene.
Ognuno dei primi sette freestyle di Lorenzza sono dedicate a qualcuno o a qualcosa: dalla madre, alle icone musicali.
I beat scelti sono legati all’hip-hop e alla trap, tutti caratterizzati da una base malinconica. I testi sono personali e all’interno viene inserita qualche parola di slang americano. In quel periodo esce il disco di ANNA, “Vera Baddie”, per cui il momento risultava davvero propizio per l’arrivo di un nuovo talento rap femminile.
Poi si scopre che un’etichetta effettivamente c’è: Lorenzza firma un contratto con l’etichetta musicale Sugar. Ecco che si storce di nuovo il naso. La ragazza viene menzionata da diverse testate giornalistiche e acquisisce notorietà con esibizioni live fatte al MiAmi e al Dr Martens Day, ad ottobre.
Il 13 novembre la ragazza pubblica il suo primo EP, “A LORENZZA”, dedicato a se stessa. Nel progetto presenti Night Skinny, Nayt e Rkomi.
Ora, se io domani decidessi di scrivere canzoni e preparassi un progetto musicale da portare sul mercato, non avrei sicuramente featuring all’interno, o se ci fossero non sarebbero con Gue o Marracash. Questo perchè semplicemente non avrei una possibilità di “aggancio”, sia perchè non sono inserita nell’ambiente e soprattutto perchè ho iniziato ieri a fare musica e non ci sarebbe nulla di male. Nessuno si infastidisce se il rapper emergente non ha il featuring dell’anno se fa musica da 2 anni ed è diventato “conosciuto” in 4 mesi. Ci starebbe. E’ gavetta, come si dice. Per questo uno il naso lo storce davanti a un’uscita musicale del genere presentata da chi musica la fa davvero da 4 mesi.
I beat di “A LORENZZA” sono stati studiati da prodottori come Bias, BRAIL, Guess, Dekarti, Night Skinny e molti altri che non giocano allo “stupido gioco del Rap” (come diceva Salmo nel 2014) da poco tempo, ma anzi.
Lorenzza non si presenta come un prodotto fatto a tavolino: le scelte musicali e il progetto vogliono portare all’epressione personale, più che adeguarsi al mercato.
Ma siamo sicuri che non sia anche questa la giusta formula per inserirsi nelle classifiche? “Eh ma le sonorità sono tutte diverse, non come quello che va di moda ora”…maddai! Effettivamente, se mi additassero come un progetto studiato non darei al pubblico quello che si aspetta, ma cercherei di dimostrare come posso che tutto quello che dico è personale. E nessuno può dirle niente, anche perchè, cosa sappiamo di lei? Nell’effettivo, cosa potremmo portare come prova a discapito delle “accuse” di non essere un prodotto fatto e finito. Non abbiamo una discografia precedente da analizzare e ascoltare in cui trovare qualcosa di più.
Quando viene definita la “next big thing del rap italiano” da magazine come Billboard e Cosmopolitan, Lorenzza nell’effettivo non aveva ancora pubblicato un singolo ufficiale, solo i 7 freestyle sui social. I testi sono profondi e legati alla sua vita, che per quanto tutti osannano a temi duri e mai affrontati, proprio così non è. Ora, io lo so che se vi parlo di “rap” adesso vi viene in mente “Sesso e Samba”, che rap poi non è. Ma il genere musicale è da sempre caratterizzato da argomenti forti e difficili, non è nulla di nuovo.
Potrebbe essere definibile come “novità” nel panorama musicale di adesso, pop-colorato e chiassoso, ma per chi questo tipo di musica la ascolta da prima sa che è tutto nella norma.
In un’intervista racconta che il suo primo incontro con il genere musicale avviene a 16 anni, quando accompagna un ex fidanzato in uno studio di registrazione per registrare dei pezzi. Racconta che il processo creativo dietro alle canzoni la colpisce e lo stesso giorno, tornata a casa, comincia a scrivere testi suoi. Capisce che la faceva stare bene e che era ciò che avrebbe voluto fare. “Da quest’anno ho trasformato questa mia passione in qualcosa di ancora più grande”. E ancora…maddai!
Nell’EP, oltre a temi forti, sono presenti tantissime citazioni a rapper storici e gruppi musicali che hanno lasciato il segno nel mondo del rap. Ci sono dediche a Westside Gunn, a Tony Yayo e anche ai Club Dogo in “Tornare”, quando canta il ritornello di “Tornerò da Re” del trio musicale. Poi utilizza anche termini come Intelligangsta, una citazione di un altro grande del rap: Marracash.
All’effettivo tornerebbe utile avere un grande bagaglio di conoscenze rap, no? Non c’è una gavetta dimostrata e 0 ascoltatori mensili su Spotify prima che venisse pubblicato l’EP, ma Lorenzza così dimostra che sa di che cosa parla. Anche qui, come mossa, se fosse davvero un progetto a tavolino, avrebbe senso.
A settembre compare un suo freestyle su un type-beat di Drake sul canale YouTube di Essemagazine, lo stesso giorno la sua prima intervista su Marie Claire.
A qualcuno questo ha fatto arrabbiare, soprattuto alla gente che fa rap da anni e la gavetta l’ha fatta e occasioni come queste ancora non le ha afferrate. O a chi la musica la fa perchè ne sente l’esigenza e sente che è l’unico modo per comunicare le proprie difficoltà con il resto del mondo, tanto più che per hype o altro. Quello che si può dire è che le coincidenze sono davvero tante e le opportunità ricevute anche “troppe”. Non che ci sia un problema in questo, ma che avere a disposizione tutte queste produzioni, featuring e spazi di promozione, con 0 canzoni allo storico è abbastanza strano.
Ora, la musica è sempre musica e la creatività va sempre premiata, ma sarebbe meglio farlo con chi davvero si impegna e si applica per un’esigenza personale. Non ci è dato (ancora) sapere se Lorenzza sia un vero e proprio Industry plant, ma se ci vorrà dimostrare il contrario noi siamo aperti a tutto. Per adesso rimaniamo un po’ scettici e con la puzza sotto il naso, sarà che noi ci ricordiamo di chi giurava l’avremmo sentito in radio.