GenZ licenziata: Neolaureati nel mirino

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In crescita le polemiche tra gli imprenditori più anziani, le cui “esigenze tradizionali” non sempre si allineano all’approccio delle nuove generazioni al mondo del lavoro.

Stereotipi e Pregiudizi alla base dei Licenziamenti

“Più della metà dei giovani, nati tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2010, mostra una scarsa etica del lavoro. Esigenti e facilmente offendibili, spesso hanno difficoltà nella comunicazione e una preparazione limitata per affrontare le sfide del mondo professionale,” denunciano i datori di lavoro.

Un recente studio della piattaforma di consulenza per l’istruzione e la carriera Intelligent, evidenzia la crescente indecisione tra i responsabili delle assunzioni riguardo all’inserimento di giovani candidati. Su quasi mille responsabili, un datore su sei si dichiara riluttante ad assumere neolaureati appartenenti alla Generazione Z, e il 60% delle aziende ne ha già licenziato almeno uno assunto quest’anno.

I pregiudizi che ostacolano le assunzioni derivano dalle dinamiche sociali e culturali del mondo attuale. Cresciuti in un contesto altamente digitalizzato, con una maggiore consapevolezza dei diritti individuali e un forte impegno su temi come il benessere mentale, la sostenibilità e la giustizia sociale, la GenZ difende questi valori anche nella vita lavorativa.

Le imprese tradizionali, abituate a modelli consolidati e a standard di produttività elevati, vedono nella nuova generazione una mancanza di dedizione. D’altra parte, i più giovani percepiscono le richieste lavorative come un’invasione della loro sfera personale e una minaccia al loro benessere. Questo gap di comprensione non solo alimenta stereotipi dannosi, ma compromette l’integrazione della nuova generazione nei contesti lavorativi, innescando un ciclo di insoddisfazione reciproca.

smart working

La formula vincente: flessibilità e smart working

“I dipendenti possono lavorare da casa quando vogliono e con orari sempre flessibili: c’è chi inizia alle 8, chi alle 10, ma l’importante è che alla fine della giornata il lavoro venga fatto.”

Queste le parole di una giovane imprenditrice di soli 24 anni, Vicky Owens. “Socially Speaking Media” è un’agenzia di marketing digitale che vanta collaborazioni con Netflix, Vogue e TikTok. Il criterio di gestione dell’attività va completamente fuori dagli schemi e, tra critiche e consensi, rappresenta una modalità particolarmente adatta ai giovani, attenti al bilanciamento tra lavoro e vita personale.

La maggioranza non è disposta a sacrificare il proprio tempo esclusivamente in favore della carriera, preferendo un approccio più salutare e meno orientato all’overtime. Questa visione si scontra frequentemente con le aspettative delle imprese, che interpretano questa flessibilità come una mancanza di adattamento alle esigenze del mercato. 

Le difficoltà nel mondo professionale segnalate dalle aziende tradizionali possono essere comprese esaminando il contesto in cui è cresciuta la Generazione Z. Spesso definita “ansiosa”, questa generazione ha vissuto un’epoca caratterizzata da una maggiore protezione genitoriale e da una struttura di vita più rigidamente regolata rispetto a quella delle generazioni precedenti. Questo background ha generato aspettative che, una volta entrati nel mercato del lavoro, non sempre coincidono con la realtà.

Molti giovani sembrano richiedere un supporto più strutturato da parte dei loro superiori, simile a quello ricevuto dai genitori, il che può tradursi in una maggiore necessità di formazione e coaching. Le aziende si trovano quindi a dover investire più tempo nello sviluppo delle cosiddette “soft skills”, come la capacità di lavorare in team e la gestione delle relazioni interpersonali.

Dialogo Intergenerazionale

Uno studio condotto da “Il Sole 24 Ore” rivela che solo il 44% dei membri della Generazione Z in Italia si dichiara soddisfatto del proprio impiego. Molti di loro considererebbero l’idea di cambiare lavoro entro l’anno.

In un panorama lavorativo in continua evoluzione, il dialogo intergenerazionale diventa cruciale per affrontare le divergenze e promuovere un ambiente professionale coeso. Le imprese dovranno superare i pregiudizi e prestare attenzione ai punti di forza che la nuova generazione porta con sé, come la familiarità con la tecnologia e un forte impegno verso i valori di giustizia sociale e sostenibilità. D’altro canto, i giovani professionisti sono chiamati a riconoscere e rispettare le aspettative consolidate del mondo professionale.

Foto: unsplash, sociallyspeakingmedia.