La Korean Wave travolge l’Occidente. Musica, cinema, moda e beauty conquistano e ridefiniscono lo stile globale.
Nunchi 눈치,”misurare con gli occhi”. La parola coreana rappresenta un solido principio di vita che contraddistingue il popolo orientale in questione. È l‘arte di percepire e comprendere intuitivamente i pensieri, i sentimenti e le dinamiche non espresse di chiunque ci circondi. In un mondo sempre più diviso da conflitti e tensioni geopolitiche, la Korean Wave è riuscita a costruire un ponte culturale tra Oriente e Occidente, un puro esempio tangibile di “nunchi” su scala globale. La capacità della cultura coreana di adattarsi e coinvolgere un pubblico internazionale, dimostra una sensibilità e una comprensione intuitiva delle preferenze universali, promuovendo un maggiore apprezzamento reciproco.
La cultura Orientale che ha rivoluzionato l’Occidente
La musica, il cinema da Oscar, l’ossessione per i prodotti beauty, le serie culto e l’abbigliamento, varcano i confini asiatici per conquistare anche l’Italia.
Tutto è iniziato con il K-pop. Un’esplosione di energia musicale e visiva proveniente dalla Corea del Sud. Un mix di pop orecchiabile, coreografie mozzafiato e idol iconici. I suoi protagonisti non sono solo cantanti, ma performer poliedrici formati per dominare il palcoscenico con una precisione militare e un carisma che conquista milioni di fan. Gruppi come BTS, BLACKPINK, TWICE e molti altri, non solo scalano le classifiche internazionali con milioni di visualizzazioni su YouTube, ma stabiliscono nuovi standard di performance. I BTS hanno conquistato anche il palcoscenico dei Grammy Awards, diventando il primo gruppo K-pop ad esibirsi nella prestigiosa cerimonia.
Facciamo poi un salto nel 2020: “Parasite” è la prima pellicola in lingua non inglese a vincere l’Oscar come miglior film. Un thriller del regista sudcoreano Bong Joon-ho, i cui protagonisti cercano di infiltrarsi nella vita di una ricca famiglia, assumendo posizioni lavorative domestiche. La situazione degenera rapidamente in inganno e violenza, esplorando i temi di disuguaglianza sociale e lotta di classe.
La Korean Wave va oltre l’intrattenimento, estendendosi alla tecnologia e all’innovazione. Aziende come Samsung, LG, Hyundai e SK Hynix, guidano il mercato globale con smartphone, display OLED, veicoli elettrici e semiconduttori avanzati. La Corea del Sud, riconosciuta come uno dei paesi tecnologicamente più avanzati, influenza profondamente il mercato occidentale.
Un altro settore che ha oltrepassato i confini dell’Asia Orientale per arrivare fino a noi, scatenando una vera e propria mania, è quello del beauty. La skincare coreana è un rituale di 10 fasi, famoso per la sua meticolosità ed efficacia, che ha conquistato il cuore delle beauty addict trasformandosi in un fenomeno globale.
K-Fashion Takeover
La Corea è la next big thing della moda? Il fashion e i brand “made in Corea” stanno rapidamente guadagnando popolarità. Gucci lungimirante, aveva già scelto Seoul come location per la presentazione della collezione Cruise 2024, e alle recenti sfilate milanesi, molte star e ambassador coreani hanno condiviso le prime file con celebri personalità hollywoodiane e internazionali.
Tra gli ospiti più noti: Yuqi del gruppo (G)I-dle e Yujin delle IVE da Fendi, la solista Somi e l’attrice Kim Taeri da Prada, e Hyunjin degli Stray Kids da Versace. Gli idol sono diventati i principali protagonisti, suscitando entusiasmo e curiosità tra i fan ovunque apparissero.
Durante l’ultima Settimana della Moda di Milano, ha debuttato Milan Loves Seoul, un hub creativo dedicato allo stile coreano. L’evento ha offerto uno spaccato della cultura orientale, con masterclass, talk, stand espositivi, e presentando 12 marchi selezionati tra i più innovativi del Made in Corea: Dahna, Tibaeg e Mommanwa.
L’obiettivo è portare la Korean Wave a Milano. “Questo è solo il primo passo, e verrà replicato in autunno durante la Fashion Week di Seoul, promuovendo anche le identità creative emergenti italiane”, spiegano Ylenia Basagni e Marcella Di Simone, rispettive fashion event manager e project manager dell’evento in questione.
Fashion Tsunami: La Rivoluzione Post-Lockdown
Tanya Rechkina, Korean Fashion Expert in Europa, racconta del fashion tzunami orientale che ha raggiunto il grande pubblico: “I look indossati dagli Idol vanno sold-out in poco tempo, ma un altro fattore scatenante è stata la pandemia.”
Durante e dopo i lockdown, la Corea del Sud ha assistito ad un grande cambiamento nel modo di vestire soprattutto tra più giovani, perché meno legati alle tradizioni. Le limitazioni culturali vigenti, hanno spinto la Gen-Z a voler esprimere attraverso la moda, una creatività fatta di colori vivaci e combinazioni audaci. L’estetica post-pandemica, influenzata dal popolare K-pop e K-drama, ha visto lo street style protagonista del tentativo di liberazione da un ordine sociale rigido e restrittivo. Modelli, influencer e professionisti del fashion, hanno giocato un ruolo chiave, contribuendo alla sua diffusione e popolarità mondiale.
Ma perchè ci piace così tanto? L’estetica coreana è oversize, unisex, quindi anche se involontariamente, INCLUSIVA. Un altro elemento distintivo è il layering, la stratificazione di tessuti, stampe e materiali differenti, tutti protagonisti di un unico outfit. Lo stile eclettico, mescola elementi sportivi con pezzi romantici e raffinati. Un mix&match in cui trovano spazio i costumi tradizionali, adornati di colletti, nastri, ricami, e ispirazioni futuristiche e avant-garde. I tacchi sono rari, sostituiti da sneakers, combat boots e ballerine.
Secondo la Rechkina, i marchi emergenti coreani da tenere d’occhio sono Ajobyajo, Holy Number 7, BLR, Minjukim, Caruso Park, Kim SeoRyong e Sling Stone.
La forza della fashion Korean Wave, risiede nei prezzi accessibili e nella sua adattabilità, capace di soddisfare una vasta gamma di gusti e preferenze. È il Nunchi ancora una volta a dominare, un principio di comprensione intuitiva, che ha permesso alla Corea non solo di esportare prodotti di successo, ma anche di instaurare un dialogo interculturale che va oltre i confini geografici e linguistici.
Foto: Zai.net, Cinemaromapistoia, Vogue.