La piattaforma per apprendere le lingue online, Preply, ha svolto uno studio sui termini più cercati su Google in lingua inglese. “Grazie” e “Prego” sono nella top ten.
Oggi siamo abituati a svolgere qualsiasi ricerca su Google, in un tempo di circa cinque minuti. Qualsiasi domanda, a cui non riusciamo a dare un risposta entro due minuti, la poniamo ai motori di ricerca, i quali, a loro volta, ci rispondono in meno di 15 secondi. Google soddisfa il nostro bisogno di avere tutto subito e velocemente. Anche parlare un’altra lingua è diventato alla portata di tutti, grazie a Google Traduttore.
Ma a causa di questo avere tutto così facilmente e subito, non ci sforziamo più in niente. E i risultati si vedono…
Pensate che la top ten di marzo delle parole inglesi più cercate su Google Translate è composta da espressioni quali “ciao in inglese”, “numeri in inglese”, “grazie”, “prego” e altre locuzioni assurde di questo genere.
La lingua inglese: un tabù
La lingua inglese dovrebbe essere per la GenZ, e non solo, come l’italiano. Anche grazie ai mezzi di comunicazione che abbiamo oggi a disposizione – piattaforme che ci permettono di guardare film e serie in altre lingue, YouTube, corsi gratuiti offerti dall’UE ( https://school-education.ec.europa.eu/en?prefLang=it ), ecc – , dovremo avere una conoscenza di base che ci permetta di saperci ben orientare all’estero. Mentre invece, la maggior parte della nostra generazione lo mastica appena l’inglese, o addirittura, ad un incontro con uno straniero si ritrova a gesticolare per farsi comprendere.
Ovviamente, se pensiamo ai nostri nonni o genitori, i quali avevano meno possibilità di studiare nuove lingue, è comprensibile che utilizzassero i gesti, anche perché, in qualche modo, ci si capisce sempre. Ma da noi giovani ci si aspetta una grande preparazione.
L’educazione nelle scuole
La pecca principale che contraddistingue l’Italia, rispetto alle altre nazioni, è l’educazione e l’istruzione della lingua inglese nelle scuole.
All’estero – Spagna, Francia, Germania, solo per dirne alcune – l’inglese è insegnato fin dall’asilo nido o dalla materna in modo rigoroso. Viene considerato all’altezza delle altre materie scolastiche e coloro che sono addetti alla sua divulgazione, sono ben preparati per trattarlo. In Italia, invece, iniziamo a studiare la seconda lingua in modo molto superficiale alle elementari. Impariamo il lessico con un repertorio di parole standard riguardante animali, forme e colori, tramite alcuni giochi. Di grammatica non c’è traccia fino alle medie, dove si inizia piano piano, con molta calma, a capire come funzionano il presente, il passato, un po’ di futuro e altre forme verbali.
Si arriva poi alle superiori con una infarinatura superficiale della lingua. Qui, i primi due anni, si dovrebbe ripassare e studiare in modo approfondito tutta, o quasi, la grammatica, e avere già un’ampio bagaglio di termiti e lessico utili per muoversi bene in qualsiasi conversazione. In seguito, dal terzo anno, si dovrebbe studiare la letteratura, saper parafrasare un testo e avere competenze più complesse, riguardo anche la lingua antica.
Bene, tutto ciò che ho descritto sopra vale per, si e no, il 20% degli studenti italiani. La stragrande maggioranza finisce l’istruzione superiore con un livello d’inglese da terza media. Perché accade questo?
Da un lato, la causa risiede nel fatto che in Italia, questa materia, non è una priorità rispetto alle altre, e perciò non viene incentivata dallo Stato. Ma dall’altro, la mancanza principale è la pratica. È corretto studiare la teoria e tutte le sue regole, perché senza essa non si potrebbe andare oltre, ma per saper parlare è necessario praticare, cosa che, né alle medie né alle superiori, viene svolta. In seguito a questa mancanza, la conseguenza che ne deriva è la timidezza. Non essendo abituati a praticarlo, nei momenti in cui ci troviamo obbligati a parlarlo, magari con persone che ne hanno maggiore padronanza, rimaniamo bloccati dalla paura di sbagliare.
La ricerca di Preply
In merito a queste considerazioni, Preply, lo scorso marzo, ha realizzato un’indagine tramite lo strumento Semrush, considerando il volume di ricerca in Italia relativo alla traduzione di specifici termini in inglese.
Preply, nata negli States nel 2012 per opera di tre ucraini, Kirill Bigai, Serge Lukyanov e Dmytro Voloshyn, è una rinomata piattaforma per l’apprendimento delle lingue online. Grazie al suo ampio database, permette ad oltre 40.000 insegnanti specializzati in 50 lingue diverse, di insegnare ed entrare in contatto con ragazzi provenienti da ogni parte del mondo – 180 paesi precisamente -.
Preply oggi è una società composta da più di 600 dipendenti di 62 nazionalità diverse, con uffici a Barcellona, New York e Kiev.
Dallo studio è emerso come Google venga utilizzato come strumento per ottenere traduzioni rapide. La ricerca “traduci in inglese” conta infatti 111.000 ricerche.
Inoltre, il giorno della settimana più cercato è il “giovedì”. Forse per la sua complicata ortografia e per la somiglianza con il “martedì”?
Anche Gennaio si rivela il mese più cercato.
In conclusione
Tempo fa si diceva “l’inglese è il futuro”, mentre oggi: “l’inglese è il presente”. Senza sapere l’inglese non si va da nessuna parte, soprattutto in termini lavorativi, in cui, in ogni ambito è richiesta una spiccata abilità nel suo utilizzo. Perciò è necessario, al più presto, un cambiamento radicale nel panorama italiano, ma anche nella nostra mentalità individuale.