Il sociologo Marc Augé, in un celebre libro del 1992, individua delle realtà sociali chiamate “non luoghi” traducibili, più semplicemente in zone di confort. Anche nella moda se ne possono individuare alcuni?
Cos’è un non luogo?
Li definisce il sociologo Marc Augé nel suo famosissimo libro del 1992. Per “non luogo” si intendono tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. Sono “non luoghi” le autostrade, gli aereoporti, i centri commerciali o le sale d’aspetto. O ancora alcune catene come può essere Mc Donald’s.
Luoghi senza identità, uguali in qualunque parte del mondo. Non per nulla quando si viaggia all’estero, molto spesso, per rilassarsi in un attimo di confort si va a mangiare da Mc Donald’s. Un luogo sicuro dove si sa come funziona.
Nell’ottica di realizzare luoghi globali e non limitati al locale, in verità, si creano realtà estremamente limitanti e standardizzate. Sono figlie di una società cosiddetta “surmoderna”. Una realtà che supera il post modernismo e che vive un eccesso di stimoli dove è necessario azzerare. Ecco che allora i non luoghi vengono in soccorso dell’essere umano surmoderno che ha bisogno di calma, tranquillità e piattezza in una società che viaggia alla velocità della luce.
Ma anche nella moda esistono del “non luoghi”?
Quanto teorizzato da Mar Augé potrebbe tranquillamente essere trasportato nel panorama della moda. Gli abiti sono quanto di più vicino alla nostra sfera personale. Il Dottor Antonio Scuderi, psicologo e psicoterapeuta, dichiara che: “il modo in cui ci vestiamo rispecchia e riflette lo stato della nostra mente”.
Ecco allora che il contesto sociale gioca un ruolo fondamentale nell’abbigliamento. Nella società “surmoderna” pensata da Augé gli abiti potrebbero essere parte di questi non luoghi. L’abbigliamento ci permette di essere visti e notati come di essere standardizzati. Banalmente indossare un abito nero permette di rimanere nell’anonimato, sceglierne uno rosso comporta invece l’essere notati (in maniera molto semplicistica).
Potremmo identificare come “non luoghi” tutti quegli abiti che contribuiscono alla standardizzazione. Quelli che fanno in modo di non farsi notare in mezzo ad una folla e che ci fanno stare nella confort zone. Con una t-shirt, un jeans e un paio di sneakers bianche si può essere tutti e nessuno. Questo è il senso del “non luogo” applicato all’abbigliamento.
Come esistono spazi fisici senza identità, in giro per il mondo, nel nostro armadio e nelle nostre scelte stilistiche possono esserci capi che comunicano esattamente la stessa cosa. L’assenza di identità che permette di rimanere nell’ombra senza essere esclusi.
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