Il producer milanese Garelli pubblica il nuovo album “MEZZI”, disponibile da venerdì 10 maggio su tutte le piattaforme.
Francesco Garanzini, in arte Garelli, dopo anni e anni trascorsi in studio a produrre per noti cantanti, oggi per la prima volta, pubblica un disco dove la protagonista è la sua voce. Un album definito da lui stesso “una chiacchiera tra amici“, il cui scopo è far credere di più in se stessi e nella propria storia.
Da dove deriva il nome Garelli?
Deriva dal mio cognome che è Garanzini. In realtà è stata una roba abbastanza casuale perché all’inizio mi chiamavo Gara, semplicemente. Poi un mio amico, alle superiori, mi chiamava Garelli: con la roba dei motorini spaccava e ho detto “mi piace”.
Quando hai iniziato ad appassionarti alla musica e in che modo?
Mio padre aveva un negozio di pelletteria artigianale sotto casa e ascoltava sempre un sacco di jazz, soprattutto Miles Davis, io passavo sempre a salutarlo, e da lì ho iniziato ad appassionarmi a tutta la musica. Invece dalle superiori ho iniziato a farla. Dopo scuola, andavo sempre a casa di un mio amico, che aveva costruito uno studio in casa, e registrava dei pezzi. Pensavo fosse molto più difficile fare musica, invece, pian piano ho guardato come si faceva e ho iniziato a farlo anche io.
Hai studiato da qualche parte oppure hai creato il tuo personaggio autonomamente e hai appreso con l’esperienza?
Tutto da autodidatta, sono sempre andato ad orecchio e non ho mai fatto nessun corso.
Ad oggi, ti piacerebbe farne uno?
Si assolutamente, perché penso serva. È una cosa che amplia. Anche confrontarsi con altre persone serve; la musica cambia sempre e da un giovane puoi imparare un sacco di cose. Questa cosa, la gente, la sottovaluta molto. Nella mia generazione si stava più in piazza, adesso è tutto molto più virtuale. Facendo musica ti rapporti alla gente in massa, quindi devi sapere come se la vive la gente, se vuoi raccontare qualcosa.
Come sei arrivato a fare collaborazioni con artisti del calibro di Ensi, Emis Killa, Inoki, Nerone, Tedua e molti altri? Li conoscevi già?
È stato tutto molto causale. Quando ho iniziato a fare produzioni sono successe alcune cose fondamentali. La prima è stata quando ho fatto una collaborazione con Pepito Rella, che ai tempi aveva un disco sotto Machete: da lì sono stato abbastanza riconosciuto in zona (Lambrate, ndr.). Poi un’altra volta, sulla linea 90(autobus di Milano, ndr.) avevo beccato Gionni Gioielli, di cui ero molto fan, faceva parte dell’etichetta AdriaCosta. Sono andato a salutarlo e gli ho detto “Domani ti mando qualche mio beat”, lui mi aveva sottovalutato, e invece è rimasto stupito. Alla fine sono entrato in AdriaCosta con lui. Da lì, pian piano, ho conosciuto tante altre persone. L’unica parentesi sono stati Tedua e Bresh, che li ho conosciuti in un parchetto.
Non avevo contatti, me li sono creati stando in giro. Un consiglio che vorrei dare a qualcuno che fa musica è: state molto in giro e conoscete persone.
In che modo ti sono servite queste collaborazioni? Cosa ti hanno portato e che valore aggiunto ti hanno trasmesso?
Avere a che fare con veterani come Inoki, ma anche giovani visionari come Tedua, aiuta tantissimo. Ho avuto due rapporti diversi con ognuno di loro. Poi, per esempio, Tedua mi aveva fatto conoscere tutto il mondo di Chief Keef, Lil Durk. Io arrivavo da una matrice un po’ più vecchia, loro erano più nuovi.
Com’è stato vincere un disco d’oro con il singolo “Girano” assieme a Bresh e Izi?
È figo. Un giorno, mi ero appena svegliato e vedevo che su Instagram ero taggato in varie story e non capivo il motivo. Sono andato poi a vedere cosa fosse successo e ho visto che il singolo aveva fatto disco d’oro. È un traguardo. Dopo tutte le fatiche che ho fatto, è stato un riconoscimento ed è una roba che ti rimane.
Durante la produzione di “Girano”, ti saresti mai potuto immaginare che sarebbe diventato un disco d’oro?
No, assolutamente no.
Venerdì 10 maggio esce il tuo nuovo album “MEZZI”. Da quale ispirazione è nato l’album? Come ti è venuto in mente di raccontare il tema dei viaggi sui mezzi di trasporto pubblico?
Ho iniziato a scrivere il disco su un Flixbus, mentre stavo andando da mia nonna a Formia. Io ho sempre prodotto, però ogni tanto scrivevo qualche strofa qua e là. Da quella notte ho avuto un flusso di conoscenza, mi ricordo che ho scritto due pezzi, e nel giro di poco tempo avevo tantissime canzoni già pronte.
Ti piaceva già scrivere, in generale?
Si, assolutamente.
Solo musica?
Sisi, solo musica. Perché ho iniziato come rapper, ma è stata una breve parentesi; poi ho lasciato, e ho cominciato a produrre.
Come mai, dopo così tanto, hai deciso di riprendere a cantare?
Non lo so, è una cosa che avevo dentro. Ne avevo bisogno.
So che il brano “MASCHIO ALPHA, linea novanta” è ispirato alla linea 90 dell’autobus di Milano, perciò immagino tu preda spesso i mezzi di trasporto. Solitamente chi è milanese ed è nato qui, odia i mezzi di trasporto e preferisce usarli il meno possibile. Tu cosa ne pensi?
I mezzi sono la cosa più comoda a Milano, ma dall’altra parte manca la sicurezza, secondo me. La politica di Milano si muove sul fatto di usare i mezzi, però alcune zone sono collegate male. Naturalmente io, essendo nato e cresciuto a Milano, ho sempre usato i mezzi. Come dicevo prima, Gioielli l’ho incontrato proprio sulla linea 90.
Ti ha aiutato qualcuno a realizzare quest’album oppure è tutto un tuo progetto, dall’idea iniziale, alla scrittura dei testi, alle basi musicali fino al risultato finale?
A livello musicale è prodotto, mixato, masterizzato, rappato e registrato tutto da me.
Ispirazioni esterne che ti hanno aiutato a realizzare quest’album?
La mia vita. È molto autobiografico, ma parla di storie abbastanza comuni. È una roba molto “dalla gente, per la gente”.
Ci sono molti featuring. Come mai hai deciso di realizzarli?
Per me annoia un po’ fare tutto un album da solo. Non avendo neanche produttori esterni, secondo me, fare una cosa tutta mia era troppo. Avevo bisogno di un “respiro”.
In base a quali criteri hai scelto i protagonisti dei featuring? (ARMANI DOC, DJ2P, GUESAN, INOKI, JACK THE SMOKER, PEPPE SOKS e ROLLZROIS)
Abbastanza naturalmente, era tutta gente che conosco da sempre.
Quale traccia ti è piaciuta meno da scrivere?
Forse “Un amico in me”, perché parla di un amico che non c’è più.
Perché hai scelto “MASCHIO ALPHA, linea novanta” come brano che anticipasse l’album? (Riferito alla linea 90 dell’autobus che ruota attorno alla città, ndr.)
L’ho scelto perché c’è Inoki e mi sembrava adatta.
È il tuo mentore Inoki?
Si, è uno dei miei mentori.
Il messaggio dell’album?
Credere in sé stessi e valorizzare di più la propria storia. L’album è come una chiacchiera con un amico.
Aspirazioni per il futuro?
Una collaborazione con Jake La Furia, che è un altro mio mentore.
Un sogno?
Aprire una mia etichetta.
L’album “MEZZI” è prodotto sotto licenza di Altafonte Italia.