L’abito nero: non solo Chanel

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La storia dell’abito nero non si ferma al “Little Black Dress”di Coco Chanel, bensì è più complessa e radicata nella cultura. 

Il rinomato abito nero, sebbene avesse già assunto un significato simbolico sin dai tempi del Medioevo, è nel Rinascimento che diventa una vera e propria moda. 

In un’epoca in cui le leggi ostacolano l’opulenza, il nero, in quanto costoso da produrre, diventa simbolo di eleganza riservata a pochi (un po’ come succede ancora oggi con i prodotti dei brand di lusso). È il colore dell’abbigliamento di nobili e ricchi, incarna raffinatezza e distinzione. Da colore di lutto, il nero si trasforma in emblema di nobiltà. 

Uomo dal guanto – Tiziano Vecellio

Esistono numerose testimonianze di questa moda elitaria, tra cui un famoso episodio rinascimentale. 

“Notifico a Voi Signori officiali come egli è vera cosa che Jacopo Saltarelli fratello carnale di Giovanni Saltarelli, sta con lui all’orafo in Vacchereccia, dirimpetto al buco [tamburo]: veste nero d’età d’anni 17, o circa. El quale Jacopo va dietro a molte misserue et consente compiacere a quelle persone lo richieghono di simili tristizie. Et a questo modo à avuto a fare di molte cose, cioè servito parecchie dozine di persone delle quali ne so buon date, et al presente dirò d’alchuno: Bartolomeo di Pasquino orafo, sta in Vacchereccia; Lionardo di Ser Piero da Vinci, sta con Andrea de Verrochio; Baccino farsettaio, sta da Or San Michele in quella via che v’è due botteghe grandi di cimatori, che va alla loggia de’ Cierchi: ha aperto bottega di nuovo di farsettajo; Lionardo Tornabuoni, dicto il teri: veste nero. Questi ànno avuto a soddomitare decto Jacopo: et così vi fo fede”

Questa è l’accusa inviata agli Ufficiali della Notte, uno speciale corpo di guardia notturno di Firenze con il compito di perseguire e condannare rapporti omosessuali. In questo breve frammento sono menzionati quattro uomini, tra cui Leonardo da Vinci. Ma la cosa interessante da notare, è  come venga sottolineato il “veste nero” in quanto simbolo di status sociale. 

Leonardo da Vinci

Anche nella mostra conclusa da poco a Milano, “Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo” , un’intera sala, con al centro il dipinto Il sarto”, era dedicata al tema dell’abito nero.  In questa suggestiva esposizione, i personaggi ritratti da Moroni confermano la predominanza del nero nell’abbigliamento aristocratico. Come anche è testimoniato nel Libro del Sarto, un volume di produzione milanese, in cui compaiono figurini destinati a ecclesiastici, dottori e magistrati, tutti rigorosamente vestiti di nero. 

Sarà alla fine del 1600, con la pubblicazione della tesi sullo spettro dei colori di Sir Isaac Newton, che gli armadi di corte si riempiono di colori vivaci e sgargianti da tempo abbandonati. Questo fenomeno è amplificato dall’abbassamento del costo del nero, a seguito della Rivoluzione Industriale.

Ispirati dalla tragedia Shakespeareiana di “Amleto”, con il Romanticismo il nero torna in voga come simbolo di malinconia e sofferenza. 

Il Viandante sul mare di nebbia – Caspar David Friedrich

Alla fine dell’ottocento, con l’avvento del futurismo, il nero, associato al colore del carbone e della fuliggine, diventa simbolo della città metropolitana.

Con il trascorrere degli anni l’abito nero diventerà simbolo di stile ed eleganza, come nel caso del “Little Black Dress” di Coco Chanel e quello firmato Hubert de Givenchy, ma anche come simbolo politico; sarà infatti associato ai poteri forti, religiosi o razionali, per poi mutare nel colore dei ribelli e anarchici. 

L’abito nero, negli anni, è diventato anche simbolo di alcune sottoculture, come nella scena della techno, del punk e tante altre.

Ad oggi, tutti abbiamo almeno un capo nero nell’armadio e lo utilizziamo in quanto attratti dalla sua versatilità, comodità e praticità. Lo indossiamo dalle occasioni più formali a quelle più casual, e può essere facilmente abbinato ad altri colori e tessuti. 

In sintesi, il nero ha una lunga storia e nonostante tutto non passa mai di moda.

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