Una tra le culture più affascinanti di tutti i tempi: quella degli antichi egizi. Tra piramidi e faraoni i popoli del Nilo sono una culla di mistero e sogno di cui la moda si è ampiamente nutrita.
Grandi ricchezze, ori e pietre preziose compongono l’immaginario dell’affascinante popolo delle piramidi. Una civiltà nata sulle sponde del Nilo che madre di misteri da mille e una notte. Una cultura ampiamente romanzata e iconicizzata. Sono milioni le immagini che affiorano nella mente quando si parla di Antico Egitto. Dalle piramidi ai sarcofagi passando per le maledizioni e le criptiche scritture geroglifiche. Nella storia un avvicendarsi di studi ha portato alla luce questa affascinante cultura e la moda non ha potuto fare altro che innamorarsene.
Un viaggio nell’egittomania
Corre l’anno 1922 quando viene scoperta la tomba del faraone Tutankamon nella Valle dei Re. Lo scavo, ad opera del famoso archeologo britannico Howard Carter, fece luce sul mondo egizio e scatenò, negli anni 20, l’inizio dell’Egittomania. La fascinazione per il popolo delle piramidi influenzò tutta la cultura del decennio. Dall’arte alla moda, dalla letteratura al teatro. Influenze dall’antico Egitto sono chiaramente visibili nella moda del tempo. Dalle fantasie degli abiti del charleston agli accessori per capelli. Tutto rimanda al mondo egizio. Per non parlare dei motivi e dei gioielli del movimeto Art Deco che chiaramente richiamano popolo delle piramidi. I disegni di illustratori come Erte lo testimoniano. Da quì in poi la fascinazione per questa realtà non se ne andò più dalla cultura popolare.
Tra gli esempi più lampanti ci sono gli innumerevoli prodotti cinematografici che trattano il tema. Tra i più famosi c’è, senza dubbio alcuno, “Cleopatra” del 1963 con Elizabeth Taylor. Una delle produzioni più strabilianti di tutti tempi che contribuì a rendere estremamente glam il mondo antico. Con un budget di 195mila dollari la costumista Irene Sharaff creò tra i costumi più iconici della storia del cinema. Un’interpretazione completamente errata dell’abbigliamento egizio in chiave Hollywood, ma, allo stesso tempo, perfetta. Benché i look non fossero storicamente accurati il messaggio di ricchezza e “glamour” di quei tempi passò in una maniera estremamente chiara. E sulla scia di Irene Sharaff furono molti i designer a rendere cool il mondo egizio.
Fu Galliano uno dei designer che, da Dior, più di tutti risultò stregato dall’egittomania. Nel 1997 dalla mente del genio nacque “Il ritorno di Cleopatra”. Tutte le modelle con parrucche nere sfilano reinterpretando i codici della moda dell’antico egizio. Così la donna Dior diventa una Cleopatra 2.0. E poi, come non citare la collezione haute couture del 2004 “Faraoni linea h” dove l’enfant terrible ridisegna la famosa linea ad H di Christian Dior in chiave Antico Egitto. Le modelle calcano la passerella impersonando divinità antiche in uno dei defile più iconici della storia.
Fu Riccardo Tisci, tra i tanti, nel 2016 a far sfilare per Givenchy una collezione ispirata al popolo delle piramidi. In un labirinto che ricordava l’interno di una piramide le donne di Givenchy calcavano la passerella in abiti dalle fantasie geometriche. Richiami raffinati e simboli come l’occhio di Ra, insieme alle forme scivolate e i gioielli imponeneti rimandano chiaramente al mondo antico.
A continuare sulla scia dell’antico Egitto fu la sfilata “Metiers d’Art” del 2018 di Chanel ad opera di Karl Lagerfeld. Al Metropolitan Museum di NY il brand della doppia C sfila, infatti, in un’elegante reinterpretazione dei codici vestimentari del Nilo. I must have di casa Chanel vennero magistralmente reinterpretati da Lagerfild rendendo le modelle delle moderne faraone.
Ultima, ma non per importanza, la collezione di couture dello stilista Zuhair Murad. Anche il designer venne stregato dall’egittomania. La collezione è una didascalica reinterpretaxione dell’arte egizia che diventa la deocrazione sulle silhouette pensate dallo stilista.
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