Nell’epoca in cui lo stile diventa sinonimo di espressione personale, si è diffusa un’idea di shopping: l’All You Can Wear. Un concetto rivoluzionario che trasforma i confini della moda.
Le origini del trend
Il fashion trend consiste nel prendere una borsa e riempirla con capi di seconda mano, vintage o in stock presenti nel magazzino, pagando poi il tutto ad un prezzo fisso e abbordabile.
Nel 2019 il Negozio di oggetti da collezione “Di Mano in Mano” di Milano organizza la prima edizione dedicata ai libri (all you can read), e tre anni dopo pianifica il primo all you can wear (tutto ciò che puoi indossare), sulle orme del grande successo ottenuto nell’evento precedente.
La grande popolarità riscossa ha permesso di salvare dai rifiuti oltre 25 bancali di abbigliamento e accessori in ottimo stato. Riutilizzare significa soprattutto evitare il consumo di nuove risorse e l’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera, e gli organizzatori stimano che grazie a quel solo evento siano state evitate più di 60 tonnellate di emissioni di gas serra.
Sfuggire alle lusinghe del Marketing: L’innocenza del passaparola
I clienti che scelgono di comprare in questa modalità rinunciano ai molteplici comfort dei processi d’acquisto dei capi venduti dagli store (fisici e digitali) dei fast fashion, affidandosi invece a un idea di shopping che esce fuori dagli schemi.
Una caratteristica distintiva dell’all you can wear è la sua capacità di operare al di fuori del dominio del potere mediatico, a differenza delle aziende di moda veloce che sfruttano abilmente strategie di marketing per influenzare le scelte dei consumatori. La nuova modalità d’acquisto invece si affida al passaparola e ai rumors, cercando di insinuarsi nelle menti delle persone in modo sottile e spontaneo, anziché attraverso campagne pubblicitarie aggressive.
La realtà All You Can Wear sfida i Grandi Brand
Le realtà all you can wear possono imporsi nel mercato, contrapponendosi ai grandi brand, facendo leva su ipocrisie e aspetti carenti del fast fashion come la poca attenzione alla sostenibilità e l’assenza della peculiare unicità invece propria degli oggetti vintage. I capi di stili ed epoche differenti in vendita nei mercatini dell’usato, permettono ai consumatori di esplorare nuove tendenze e abbinamenti senza restrizioni, incoraggiando la creatività, non propria invece dei capi standard, best seller nei negozi di moda veloce.
Questa nuova modalità diventa un modo per soddisfare le esigenze di target variegati, essendo molto meno costoso del tradizionale modo di fare acquisti. Contemporaneamente promuove lo shopping sostenibile, diventando un esempio virtuoso di circular economy che mira a ridurre gli sprechi e massimizzare l’uso delle risorse attraverso il riciclo, il riutilizzo e la riparazione. Favorendo la sostenibilità economica e ambientale da nuova vita a tutti quei capi inutilizzati che altrimenti diventerebbero rifiuti.
Foto: Gazzetta di Milano, Live Milano, Unsplash.