Smiley prima delle emoji 

da | LIFESTYLE

Oggi la vediamo tutti i giorni sulle tastiere dei telefoni, ma la faccina gialla che sorride (Smiley) ha una storia ben più lunga dell’era digitale. Da dove arriva il simbolo che oggi veste l’ultima collezione Eastpack?

Smiley e Eastpack collaborano per la terza volta. La collezione Ying Yang esplora il mondo del black and white su zaini e borse dall’iconico design Eastpack. Gli accessori non tarderanno a finire nella wishlist dei piú piccoli. D’altronde il simbolo di Smiley ha sempre un certo appeal. Icona intramontabile di positività e speranza nel futuro lo smile è sempre più presente nelle nostre vite. Molti saranno convinti sia figlio della digitalizzazione, ma la sua storia comincia  molto prima.

Correva l’anno 1963

Prima dell’avvento delle emoticon (che oggi si chiamano emoji) si faceva sul telefono con i due punti e la parentesi. Ma non è nemmeno qui che nasce. L’escamotage usato sui primi telefonini per esprimere gioia viene da un disegno datato 1963. Siamo nei primissimi anni ‘60 quando a Worcester, nel Massachusetts, il graphic designer Harvey Ball inventò lo smile. Per un compenso di soli 45$ (così narrano le leggende metropolitane) il designer realizzò il disegno su commissione della State Mutual Life Assurance Company. Lo Smiley nasce così, quasi per caso, come simbolo che migliorasse il morale dei dipendenti della compagnia. Il grave errore fu di non registrarlo come marchio così la sua paternità slittò ad altre persone.

Bernard e Murray Spain: il successo dello Smiley 

Furono i due fratelli di Filadelfia (Bernanrd e Murray Spain) a rendere il simbolo noto. Dal 1970, infatti, lo usarono per identificare le novità in vendita e così passo alla storia. Ben presto entrò nella cultura popolare  e venne stampato su tazze, t-shirt, spille e altri gadget. Con il tempo diventa un’icona quasi politica. Sono gli anni della guerra in Vietnam e dell’assassinio di Kennedy. Lo Smiley diventa allora un simbolo di speranza nella convinzione che “andrà tutto bene”.

Famosissima è la distorsione dei Nirvana che portano l’immagine nella subcultura statunitense. I due punti diventano X e dalla bocca esce una lingua, come se lo Smiley fosse morto. Anche il mondo dei Rave ha fatto propria quest’icona. Immagine che ben presto è finita su pasticche di Ecstasy e volantini di DJ set e Acid House. 

Come poteva la moda non innamorarsi dello Smiley?

Impossibile! Negli anni infatti sono state diverse le collab tra brand e Smiley, ultima quella con Eastpack. Tra tutte spicca la famosissima collezione resort di Mar Jacobs del 2019. Nella capsule lo Smiley viene rivisitato sostituendo i due punti con le lettere M e J. La t-shirt, chiaramente ispirata a quella dei Nirvana, venne perfino citata in giudizio. Proprio il famoso gruppo rock fece causa al deisgner statunitense per aver usato in maniera impropria il logo Smiley face registrato da Kurt Kobain nel 1992.

Avreste mai pensato che dietro quella che immaginiamo sia una semplice faccina ci fosse tutta questa storia? Chissà quanti dei simboli che utilizziamo tutti i giorni nascondono pensieri e racconti affascinanti che abbracciano culture, controculture e mondi inesplorati. Nulla è casuale! 

Foto: Pinterest