Genova: rivoluzione in musica (ieri e oggi)

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Dal cantautorato italiano alla nuova scena rap. Genova è, al contempo, patria di Fabrizio De Andrè e Tedua, di Gino Paoli e Izi. L’unica vera capitale della musica del Belpaese.

Fabrizio De Andrè

Città di scambio e importante polo produttivo per l’industria italiana Genova, il capoluogo ligure, è fondamentale anche per la scena musicale. Dalla fine degli anni ’50 è la patria italiana della musica di rivoluzione e non smette mai di partorire talenti. Tutto comincia al Bar Igea, in corso Torino, a Genova agli albori degli anni ’60. Se l’Italia è cambiata radicalmente con le rivoluzioni del’68 a Genova già al tempo stava succedendo qualcosa. Un gruppo di artisti sognava di cambiare il mondo con la poesia. Erano loro Gino Paoli, Fabrizio De Andrè, Luigi Tenco (solo per citarne alcuni) i padri del cantautorato italiano. La stessa città oggi è il cuore di Wild bandana/ Drilliguria. Il collettivo di rapper che vede protagonisti Tedua, Izi, Bresh, Disme e Vaz Tè che stanno conquistando il mondo della musica.

Tedua e bresh

I puristi griderebbero allo scandalo per questa associazione, ma la verità è che, in fondo, lo spirito è lo stesso. Il cantautorato e il rap sono, entrambe, azioni sovversive. Espressioni di rivolta verso l’imperante cultura perbenista borghese. I cantautori del secolo scorso raccontavano le periferie e i sobborghi delle città e il rap oggi si comporta ugualmente. Lo stesso Ivano Fossati (cantautore italiano) nel documentario “La nuova scuola genovese” dichiara: “i rapper sono qualcosa di più che cantautori. Si sono presi una libertà che la canzone d’autore non ha avuto il coraggio di accedere“.

Luigi Tenco

Il minimo comune denominatore della musica genovese è la voglia di cambiare le cose. L’idea che ci sia dell’altro e che sia tutto da indagare. Come le canzoni di Faber erano, e sono tutt’ora, indiscutibili poesia in musica, se ascpltate bene, le barre dei rapper genovesi hanno lo stesso appeal. I tempi cambiano e con essi anche il linguaggio, ma l’impeto rivoluzionario rimane. Forti della loro storia e dell’importanza della propria terra i rapper della nuova Genova portano avanti la missione iniziata dai loro padri (così loro definiscono i cantautori italiani): raccontare gli ultimi.

Tedua

Tedua su Genova dichiara: “A Genova rimane intatta l’idea che ci sia qualcosa sotto. E’ una città ribelle. Mentre tutti inseguono l’immagine e il successo a Genova si crede ancora che ci sia dell’altro“.

Foto: Pinterest