“Cringe” la critica che viene mossa su TikTok alla serie tv più in hype tra Millenials e Gen Z . Molto probabilmente, gli spettatori pronosticavano uno sviluppo diverso, un po’ meno alla Romeo e Giulietta del XXI secolo.
Un tocco di romanticismo sta bene su tutto ma forse i personaggi di Carmine e Rosa sono andati ben oltre. Il dramma shakespeariano stucchevole tra la famiglia Ricci e la famiglia Di Salvo ha cariato i denti dei fan della serie, anche quelli dei più ossessionati. Lo svolgimento viene definito troppo melenso e la recitazione scarsa. Alcune scene risultano essere un’esasperazione macchiettista che fa perdere la tanto amata suspence che teneva lo spettatore incollato al televisore durante le prime stagioni.
Kubra, Pino e Dobermann: Il triangolo no, non lo avevo considerato!
Kubra sempre più confusa sulla sua relazione con Pino, si ritrova in una situazione di indecisione sentimentale in cui tutti possiamo facilmente identificarci. Chi in età adolescenziale non si è mai ritrovato (almeno una volta) con il piede in due scarpe? Ma parliamoci chiaro, anche questa sembra una banale e anche un po’ scontata evoluzione. Il personaggio di Kubra si redime dai suoi peccati, riprende in mano i libri e tenta di ripristinare il corso della sua storia. Riconosce il merito di tutto questo al padre, di cui rivela l’identità davanti a tutto l’IPM. Per via di questa scelta viene trasferita in un’altro istituto. Per quanto riguarda la situazione sentimentale la protagonista di questa vicenda diventa una stereotipata icona femminista e scegliendo se stessa e la sua libertà.
Da Pino ‘o pazz a Pino il saggio
L’evoluzione di Pino è senza dubbio quella più coerente. Pino è un ragazzo di natura buona ma instabile, cresce in uno dei quartieri più poveri di Napoli, non studia e non lavora e come la maggior parte dei suoi coetanei entra a far parte di un clan e inizia a commette crimini minori. Fa il suo ingresso all’IPM perché assassina brutalmente il fidanzato della madre perché fa combattere i suo amato cane Tyson nelle lotte clandestine, dove resta gravemente ferito. il suo è il classico percorso di redenzione che le carceri minorili tentano realmente di far compiere ai loro detenuti. Pino matura grazie all’amicizia sana che instaura con il chiattillo e Carmine, all’amore che nasce tra lui e Kubra e l’appoggio del comandante. Redenzione, cambiamento e maturità sono le qualità che definiscono il personaggio interpretato da Artem Tkachuk. Indiscutibilmente è lui il miglior performer del cast.
Restando sempre in tema di triangoli amorosi: Edoardo, Teresa e Carmela
“Teresa Me ‘ppicciato ‘o core”
E non solo quello Edoardo… ma d’altronde il personaggio interpretato da Matteo Paolillo è così, il classico Napoletano infuocato. La tigre? sì, del ribaltabile avrebbe detto il buon Jerry Calà. Nella quarta stagione si è dato un gran da fare nonostante fosse in fin di vita. Il magnetico Eduà, dalle donne della sua vita, prende il più possibile senza restituire nulla in cambio, se non performance da capogiro. Si sa “chi troppo vuole nulla stringe” e nonostante la possibilità di redimersi e creare un futuro con la sua amata Teresa e il bambino in arrivo (concepito durante la scena hot girata in ospedale) sceglierà il potere. Sarà proprio la sua grande ambizione di voler conquistare tutta Napoli, il ricatto della moglie Carmela e il tradimento delle sue amicizie e farlo finire rinchiuso nella cappella della famiglia Ricci con una badilata ben assesta in testa.
Dalle stelle alle stalle… Mare Fuori, progetto alla deriva
Questa stagione è un po’ come un paziente boccheggiante in sala di rianimazione, in attesa di esalare il suo ultimo respiro. Il regista Ivan Silvestrini è arrivato al capolinea sia all’interno del progetto sia della sua fantasia. Probabilmente questo insuccesso è dovuto anche alle pressioni subite dall’esterno, per via di tutto l’hype suscitato dal filo romance che aveva iniziato prendere la serie. A volte per riuscire ad accontentare tutti si perde di vista il senso del viaggio purtroppo. un progetto iniziato con l’intento di portare attenzione su una tematica importante come quella della criminalità giovanile. L’incoscienza, la spavalderia e la superficialità dell’adolescenza, età in cui tutto sembra possibile e ci si sente “intoccabili” messa a paragone con l’onnipotenza e la superbia dei grandi boss della mafia. Una propaganda anti-criminale che ammetto, con grande amarezza, ha perso lo smalto.
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