Meryl Streep, Anne Hataway e Emily Blunt, protagoniste del film cult del 2006, riunite per consegnare il primo premio della serata. Tra divertenti gag e la ‘vendetta’ delle assistenti di Miranda Priestly.
Dopo diciott’anni il Diavolo veste Prada rimane sempre un’icona e un classico intramontabile. Un film che ha fatto sognare migliaia di ragazzi amanti della moda e non. Ancora ricordo la prima volta che ho visto il Diavolo veste Prada e la frenesia nel voler essere a tutti i costi una di quelle ragazze al fianco di Miranda Priestly. Perché del resto tutti sogniamo quella vita, tutti vogliamo essere loro.
La prima volta che ho “Il Diavolo veste Prada”, ero una ragazzina, pazza per la moda, decisa a inseguire – non sapevo bene come – il sogno di fare la giornalista. Di scrivere quello che accadeva intorno a me, di raccontare il mondo. Inevitabile, quindi, fu per me fare il tifo per Andy. Neolaureata e alle prese con quello che sembrava, anche in un film, anche nell’America dove i sogni si realizzano, un mestiere precario. Senza certezze, senza futuro se non a costi altissimi. Andy, che sogna di fare la reporter, di scrivere per le grandi testate giornalistiche, finisce così a fare un colloquio a Runway, famosa rivista di moda. Diretta dalla tirannica quanto leggendaria direttrice Miranda Priestly, e ottenendo così l’ambito ruolo di sua seconda assistente.
Quello che le appariva come un primo impiego temporaneo, di passaggio, per farsi le ossa in quel mondo ancora sconosciuto (“Lavori un anno per lei e poi trovi lavoro in tutte le riviste che vuoi”), sappiamo bene che si trasformerà in qualcosa di molto diverso. Fatto di sacrificio ma anche di compromessi, di chi si piega al potere e rinuncia a una parte di sé, perdendo affetti e valori prima incrollabili. Infine la scelta di non farsi più ‘calpestare’ (nemmeno dai tacchi a spillo firmati Jimmy Choo). Di non lasciarsi sopraffare e di stabilire dei limiti a quello a cui si può rinunciare per un lavoro e quello che invece resta più importante.
*Spoiler* alla fine Andy troverà la sua strada. Che non è quella di Runway, che non è la moda, nonostante si sia lasciata tentare dal fascino di quel mondo. Ma soprattutto sceglierà di mettere al primo posto se stessa, i propri interessi e desideri, la propria vita. Anche a costo di lasciare un posto che “un milione di ragazze ucciderebbe” per avere.
Il ritorno del Diavolo veste Prada dopo 18 anni
Ecco perché quando Miranda Priestly, Andy ed Emily Charlton sono tornate insieme dopo 18 anni, il 24 febbraio, sul palco degli Screen Actors Guild Awards 2024 a Los Angeles, la mia mente è subito tornata indietro alla prima volta che ho visto quel capolavoro di film. E alle emozioni, sensazioni e pensieri che mi provoca ogni volta che lo guardo. Nonostante penso di averlo visto un milione di volte, non mi stanca mai. Inoltre il siparietto di cui si sono fatte protagoniste è stato a dir poco esilarante.
Meryl Streep (Dio la benedica) praticamente va a sbattere contro l’asta del microfono, spiegando poi al pubblico di aver dimenticato due cose fondamentali: gli occhiali e la busta. Oggetti che le vengono immediatamente portati da Emily Blunt e Anne Hathaway. Che da perfette assistenti non si sono lasciate sfuggire l’occasione di punzecchiare l’attrice che interpretava la temibile direttrice.
“In ogni caso, fai tutto con la massima calma, sai quanto questo mi entusiasmi”, si sente dire citando una famosa battuta di Miranda. E poi ancora “Meryl e Miranda Priestly sono praticamente gemelle!”. Ha scherzato Blunt, quando Streep si è chiesta dove inizi il personaggio e dove finisca l’attore presentando Allen White.
“Non penso di essere assolutamente come Miranda Priestly!” ha lamentato fintamente offesa la tre volte Premio Oscar. “No, no, non credo che questa fosse una domanda…” ha replicato Hathaway.
La vendetta, si sa, va servita fredda: beccati questo, Miranda!
Foto: Vanity Fair