Ogni periodo storico è stato caratterizzato da momenti di buio e luce. Si può dire che la più grande rappresentazione di avidità al mondo è la guerra. Nella storia i grandi conquistatori venivano definiti “visionari” o “sognatori”, ma, quante persone hanno pagato lo scotto più alto per assecondare l’ambizione di uno? Purtroppo anche in un epoca ricca di consapevolezza sui sanguinosi epiloghi del passato eccoci ancora qui, fermi allo stesso punto.
Quest’anno artisti di diverse varietà hanno espresso i loro messaggi di cessate il fuoco con denunce di ogni genere. Prima di iniziare a parlare del presente facciamo un breve excursus temporale. Quali sono state le più esplicite e importanti opere contro l’orrore della guerra?
Sicuramente la prima che ci viene in mente è “Guernica” di Pablo Picasso
Picasso ci offre una panoramica suggestiva e impattante sui terribili scenari conseguenti al bombardamento subito dalla città di Guernica durante la guerra civile spagnola. L’intento dell’artista era di porre l’attenzione dell’osservatore sul monocromo segno dell’assenza di vita, e imporre il suo stop alle brutalità della guerra.
Il “Volto della guerra” di Salvador Dalì realizzato durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale
Un teschio di enormi dimensioni, che, concentricamente allinea nella bocca e negli occhi teschi in altri teschi, a ripetizione infinita. Questa rappresentazione mostra gli orrori della guerra tangibilmente, e senza possibilità di fraintendimenti.
Banksy nel 2007 crea uno stencil su muro a Betlemme: Bambino che infila un fiore nella canna del fucile di un soldato
La semplicità e l’immediatezza di quest’opera sono straordinarie. Pace e innocenza spingono l’interruttore della violenza su Off, il messaggio è diretto e chiaro e l’intento di Banksy non ha certamente bisogno di spiegazioni.
Un’altra forma artistica si interpone alle campagne No War: La Musica
La musica ha abbracciato ogni periodo storico, ma, dagli anni ’60 in poi artisti come John Lennon e il suo brano storico Imagine, Bob Dylan con Masters of war hanno utilizzato il loro talento e il loro impatto mediatico per trasmettere messaggi di solidarietà, cercando di instillare nei cuori di più persone la consapevolezza dell’efferatezza della guerra. Anche band come i Black Sabbath con War pigs e i gli U2 con Sunday bloody sunday solo per citarne alcuni. Molti gli artisti ad essersi espressi contro i conflitti mondiali, raccontando e denunciando gli orrori e le brutalità attraverso i versi delle loro canzoni.
In Italia queste tematiche si snodano nel tempo con De André, De Gregori, Fossati e molti altri…
Non penso esista nel nostro paese persona che, almeno una volta nella vita, non abbia ascoltato la celebre canzone “La guerra di Piero” di Fabrizio De André. Il brano racconta dell’esperienza fatta dallo zio dell’artista durante la campagna in Albania negli anni ’40. Descrive l’assurdità dell’obbligo di dover sparare ad un altro essere umano solo perché indossa una divisa differente. Questo brano è una vera e propria satira antimilitaristica.
Francesco De Gregori con il suo brano “Generale” racconta la sua esperienza personale vissuta durante il servizio militare prestato in Alto Adige. Ivano Fossati invece reinterpreta e rende celebre il brano francese “il Disertore” che racconta del bisogno di combattere per la pace e di dire basta alle angherie della guerra.
Dal passato al presente: Il Festival di Sanremo ruba l’attenzione mediatica ma non dimentica, anzi!
Il palco dell’Ariston durante l’ultima edizione del Festival è diventato vetrina di diversi appelli di cessate il fuoco. I protagonisti di queste campagne anti brutalità sono stati i partecipanti in gara che non hanno perso l’occasione data dalla sovraesposizione mediatica, di dire la loro su diverse tematiche attuali.
Dargen D’amico: Onda Alta
La mia nipotina è a studiare a Malta. Non tutti i bambini hanno questa fortuna. Nel Mar Mediterraneo in questo momento ci sono bambini sotto le bombe senza acqua, senza cibo. In questo momento il nostro silenzio è corresponsabilità. La storia, Dio, non accettano la scena muta. Cessate il fuoco.
Questo l’appello rivolto dall’artista dopo la sua esibizione, il suo brano in gara “onda alta” come gli altri presenta la classica caratteristica del ritmo dance che contraddistingue Dargen, ma, dietro una melodia orecchiabile come classico di ogni tormentone nasconde tematiche attuali e estremamente importanti, come quella dei migranti dispersi in mare, che cercano con grandi sacrifici di scappare dalla propria casa in cerca di salvezza.
Ghali: Casa Mia
Stop al Genocidio
tre parole, quindici lettere bastano per far scoppiare il caos? per Ghali ha funzionato. Con il suo brano “Casa mia” l’artista racconta della corrispondenza tenuta con il suo amico alieno Rich Ciolino. In questa conversazione si trattano diverse tematiche tra cui l’attuale guerra che vede coinvolti Israele e Palestina. L’artista accende la sensibilità e l’attenzione di molti con un verso specifico del suo brano.
Ma, come fate a dire che qui è tutto normale
Per tracciare un confine
Con linee immaginarie bombardate un ospedale
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane
Non c’è mai pace
Ospite del Festival, Eros Ramazzotti celebra 40 anni di “Terra promessa”
La terza serata di Festival vede come ospite Eros Ramazzotti, che nell’inframezzo della sua performance esprime il suo libero pensiero sulla situazione con grande empatia e delicatezza.
Ci sono quasi 500 milioni di bambini che vivono in zone di conflitto, altri milioni che non vedranno mai la terra promessa: basta sangue, basta guerre. Pace!
Eraclito diceva che nulla è durevole quanto il cambiamento e che non esiste nulla di immutabile, tranne, ovviamente l’esigenza di cambiare. Il cambiamento va a braccetto con il coraggio, e chi meglio degli artisti sopracitati e tanti altri nella storia, hanno contribuito al cambiamento? Il coraggio di dire basta e portare in superficie la luce necessaria per spegnere quell’oscurità, che, ci avvolge come un manto di tenebra e continua (purtroppo) ad essere il valore immutato dall’alba dei tempi.
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