Classe 1998, dalla Spagna ai primi posti delle classifiche italiane: Chadia. La rapper italiana che non ha paura di andare dove non le è socialmente concesso. Una giovane storia fatta di successi e tanto tanto carattere!
Il tuo nome, Chadia, viene da quello di una cantante egiziana che i tuoi genitori ti facevano ascoltare da piccola…c’è qualcosa delle tue origini marocchine che porti ancora oggi nella tua musica?
Certo che sì! Nella mia musica porto tutto il mio mondo e le origini marocchine della mia famiglia ne fanno parte. Cerco di mixare varie sonorità per rendere la mia musica sempre più internazionale, se vogliamo usare questo termine. Anche il mondo spagnolo, dove sono nata, con il suo sound latino influisce sulla mia musica.
Prima di diventare una rapper di successo hai fatto una lunga esperienza nel mondo del calcio (6 anni nelle giovanili femminili della Juve) insomma hai sempre cercato di entrare in ambienti tipicamente maschili…cosa ti ha spinto a farlo?
Sono sempre stata convinta di poter fare tutto, io come tutte le altre donne. Si tratta di puri stigmi sociali che non hanno nessun fondamento. Sono sempre entrata in realtà “maschili”, il calcio così come il rap, non per combattere qualche battaglia, ma perché mi piacevano ed ero, e sono tutt’ora, convinta di averne il diritto.
Il mondo del rap in Italia è ancora estremamente maschile, a differenza del panorama internazionale, come mai?
Fin da piccoli ci insegnano che esistono cose da maschi e cose da femmine e tendenzialmente quelle da femmine sono tutte rosa e glitter. Senza dubbio il mondo del rap, per argomenti e dialettica, non fa parte di queste. E’ sempre una questione di stereotipi: vedere due maschi fare freestyle era figo, una battle tra due ragazze meno perché l’idea della donna è ancora estremamente targettizzata e legata ad una realtà che oggi non c’è più, o per lo meno sta scomparendo.
E com’è farsi strada in realtà così ostiche?
Non voglio essere ipocrita o nascondermi dietro un dito: è molto difficile. Lo stesso approccio con gli altri artisti è complesso. Più volte alla proposta di vederci in studio per collaborare mi è stato risposto: “ma vediamoci a casa tua!”. E’ molto triste, ma è la realtà purtroppo.
I tuoi testi raccontano situazioni scomode e una vita non sempre rosa e fiori…a chi parlano le tue canzoni?
Innanzitutto a chi le può comprendere. Io nei mie testi parlo dei problemi della mia vita e di quelli di tante altre persone. La vita perfetta non esiste e chi la millanta mente, le difficoltà fanno parte del gioco. La chiave è essere in grado di affrontarli. Io per esorcizzarli uso la musica. Le mie canzoni sono un rifugio per me e per gli altri…un punto di riferimento per non sentirsi soli quando tutto va male.
Più volte sei stata criticata con l’accusa di promuovere l’abuso di droghe con i tuoi testi, come rispondi a questo tipo di critiche?
Se parlare significa promuovere non bisognerebbe più parlare di nulla. Quella della droga è una realtà che io ho vissuto da vicinissimo. Sono nata in un quartiere in cui ho potuto vedere con i miei occhi gli effetti della droga. Chi pensa che con le mie canzoni inciti le nuove generazioni a farne uso non ha capito nulla.
In uno dei tuoi feat più celebri “Bella così” con Federica carta, affronti il tema delle critiche al corpo femminile, qual’è il tuo rapporto con l’immagine?
Mi sento di potermi definire abbastanza serena riguardo il rapporto con il mio corpo. Le critiche non mancano e fanno male, anche perché troppo spesso sono mosse senza cognizione di causa. Ma sono tranquilla e fiera di essere come sono. L’unica cosa che davvero mi fa impazzire del mio corpo sono i capelli! Indomabili!
È appena uscito “Bondage- La Gola”, il primo brano di una serie di 7 legati ai peccati capitali, in un mondo in cui tutti sono pronti a puntare il dito credi che siamo un po’ tutti peccatori? Quale di questi peccati ti è più affine?
Certo che sì! Senza fare tutti i finti santi, nella vita ognuno di noi (chi più chi meno) ha fatto schifo! Non so scegliere un peccato che mi rappresenta; sono tutte piccole sfaccettature di me stessa a cui sono molto legata.
Si è appena concluso il progetto “Jojo House” un video podcast in cui ti occupi di interviste…come ti sei trovata in questa nuova veste?
Molto bene! Mi sono divertita molto. Sono sempre felice di mettermi in gioco provando cose nuove.
Dove ti vedi nel futuro?
Pensandoci mi piacerebbe fare qualche esperienza nel mondo del cinema, ma sono pronta a tutto. Il futuro non mi spaventa, mi incuriosisce.