Se dovessimo descrivere la storia della televisione italiana attraverso due donne non ci sarebbero dubbi: Mina e Raffaella Carrà sarebbero le prime della lista. Dopo di loro mai più nulla è rimasto uguale.
Quale era il ruolo delle donne nella TV italiana fino agli anni ’60? Semplicissimo quello delle vallette o, se andava bene, delle annunciatrici. Non che oggi le cose siano troppo cambiate, basti pensare al fatto che in 74 anni di Festival di Sanremo sono state solo 4 le donne a presentarlo. In un rapporto della Rai del 2022 infatti si registra che, per esempio, le ospitate televisive coinvolgono una donna ogni due uomini. Si stima che le donne presenti nei programmi Rai siano solo il 35,9%. Sebbene i numeri non siano dei più rassicuranti ad essere cambiato nel tempo è stato il ruolo della donna sul piccolo schermo che, da comparsa e spalla è diventata conduttrice protagonista dei suoi programmi. E se tutto questo è stato possibile lo dobbiamo a due donne icone della cultura pop italiana: Mina e Raffaella Carrà.
La rivoluzione attraverso lo schermo
Le star di “Milleluci”, programma che hanno condotto insieme nel 1974 (nonchè prima conduzione affidata a due donne), sono state fondamentali per riscrivere il ruolo della donna sullo schermo. Una più esuberante e divertente, l’altra più composta e misteriosa, ma egualmente significative per il progresso della figura femminile. Mentre il mondo si scandalizzava per le gambe delle gemelle kessler, che vennero prontamente ricoperte da calze velate per renderle meno sexy, Mina e Raffaella, con la loro musica e il loro look stavano già facendo la rivoluzione. L’ombelico a vista di Raffaella, le trasparenze di Mina soni solo alcuni di due volti della stessa medaglia. Due donne completamente diverse che combattevano insieme la stessa battaglia. Mina Mazzini, da Cremona, più composta e misteriosa mentre Raffaella era semplicemente la Carrà.
Moda, musica e tanto altro
Insieme hanno distrutto i tabù presenti sul piccolo schermo. Entrambe hanno cantato con sfrontatezza ed irriverenza il sesso, ma se le canzoni di Mina erano sensuali inni all’edonismo quelle della Carrà erano hit da ballare lasciandosi alle spalle tutto il resto. Da “L’importante è finire” di Mina al “Tuca Tuca” di Raffa i loro testi si lasciano alla spalle quell’immagine di donna dismessa e sempre “un passo indietro” che il mondo voleva. Le loro canzoni sono parte integrante dell’emancipazione femminile. Le donne vedendole cominciano a sentirsi libere e fiere di essere donne e comprendono il loro potere, le loro potenzialità. Con la loro immagine e la loro musica Mina e Raffaella insegnano alle donne, anche attraverso la televisione, che possono essere quello che vogliono!
E come parlare di due personaggi come loro senza citare i loro look. Anche i costumi di scena erano un modo per comunicare libertà ed ostilità verso regole imposte. Luca Sabatelli cura l’immagine di Raffaella Carrà mentre quella di Mina è affidata a stilisti rivoluzionari come Krizia e Versace o, talvolta, all’immaginazione del costumista Piero Gherardi. Sperimentano con la moda, anticipano le tendenze e senza mai porsi il problema di essere fuori luogo. Vestono qualunque stile senza perdere mai credibilità ed eleganza. Dalle minigonne agli scandalosi look androgini arrivando al celebre caschetto biondo della Carrà e alle sopracciglia invisibili di Mina. I loro abiti sono, ancora oggi, oggetto di studio ed ispirazione per designer e creativi che vedono in loro due tra le più grandi innovatrici del secolo scorso.
Due miti che mai scompariranno veramente. Benchè Mina da tempo immemore si sia ritirata dalle scene e Raffaella sia tristemente scomparsa da qualche anno il loro mondo sopravvive ancora, ancora ancora (come direbbe Mina). Le loro canzoni continuano a risuonare, le loro foto sono sempre fonte d’ispirazione. Dalle passerelle di Gucci agli spettacoli teatrali le voci rivoluzionarie delle due ragazze coraggiose continueranno per sempre a urlare: libertà!
Lunga vita a Mina e alla Raffa!
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