In un mondo dove le gif e i meme sono all’ordine del giorno, le barzellette hanno ancora senso di esistere?
Barżellétta s. f. [etimo incerto]. – Storiella comica, spiritosa: raccontare barzellette; una b. spinta, grassa, piccante; pigliare, prendere una persona (o una cosa) in barzelletta, scherzarci su, non prenderla sul serio; politico (medico, scienziato, ecc.) da barzelletta, di nessun valore, da non prendere sul serio.
Da Treccani
Le barzellette. Un ricordo lontano che ci riporta all’infanzia.
Non erano una cosa da tutti. E non tutti erano bravi a raccontarle. C’erano quei pochi eletti all’interno delle classi che avevano il privilegio e lo spazio di fare il proprio intervento, con l’intento di scatenare risate in tutti gli altri bambini.
Venivano raccontate al cambio d’ora, oppure all’intervallo, quando le maestre erano lontane e si potevano dire anche cose “proibite” dalla scuola.
Le barzellette potevano essere brevi e fulminee o lunghe e teatrali, queste ultime solo per coloro che erano bravi a gesticolare con mani ed espressioni del volto. C’erano poi i colmi, per i più astuti. Questa sottocategoria, formulata come un indovinello, si distingueva per il suo essere assurdo e impossibile.
Esistevano moltissime tipologie di barzellette. Quelle più conosciute avevano come protagonista Pierino, il bambino che ha accompagnato tutti noi dalla fanciullezza all’adolescenza, quelle sui carabinieri, sulle suocere, sulla scuola, sulla politica, e su qualsiasi cosa accadesse nel mondo.
Fra gli altri c’erano quelle incentrate sugli stereotipi… Quando qualcuno iniziava con “Ci sono un inglese, un americano, un tedesco e un italiano…” tutti sapevamo già come sarebbe andata a finire…Ed era bello così.
I tempi sono cambiati e oggi è nata una professione tramite cui dei professionisti cercano di far ridere un pubblico, senza usare battute scarne e prive di contenuti, ma con uno studio alle spalle. Il comico è un mestiere che richiede talento e cultura, sia da parte di chi racconta, sia di chi scrive, in questo caso l’autore, che collabora alla stesura dei pezzi (Spesso le due figure possono coincidere).
Oggi esistono spazi pensati per allenarsi ed esercitarsi, così da trasformare qualcosa di puro intrattenimento in un vero e proprio lavoro. Gli open-mic, letteralmente “microfono aperto”. Si tratta di serate in cui aspiranti comici, e persone ancora sconosciute, si ritrovano per sperimentare il loro talento davanti ad un pubblico di gente comune. Non ci sono votazioni ne giudizi professionali. La vera vittoria è la sfida personale di suscitare ilarità.
Politicamente corretto
Politically correct (in ital. politicamente corretto): designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone.
Da Treccani
Allora a proposito di questo politically correct, molte cose dovrebbero cambiare nella nostra società, a partire dai comici. Un comico funziona quando si prende in giro. Quando prende in giro sé stesso e il luogo da cui proviene, quando si mette a nudo e scherza sui i propri difetti. È questo che piace al pubblico, allora perché c’è chi esagera e deve sempre tirare fuori la parola politicamente corretto, anche in contesti non pertinenti? È giusto proteggere e neutralizzare determinati tipi di atteggiamenti, ma addirittura non poter dire assolutamente niente ed essere presi di mira, mi sembra un’esagerazione.
Ma tornando alle barzellette, negli anni questo panorama è stato alimentato molto dalla televisione. L’apice è rappresentato dalla trasmissione “La sai l’ultima”, un format di Canale 5 incentrato sul tema delle barzellette. Tra le tante edizioni, la conduzione è passata da Pippo Franco e Pamela Prati, a Gerry Scotti e Paola Barale, a Natalia Estrada, Gigi Sabani, Massimo Boldi, Lorella Cuccarini e Ezio Greggio.
Più recentemente, nel 2019, è stato trasmesso “Battute?” su Rai 2, condotto da Riccardo Rossi, in cui una serie di comici commentavano, tramite delle battute, le notizie della giornata.
C’è, poi il caso LOL – Chi ride è fuori, una game show dove degli umoristi possono servirsi di qualsiasi mezzo per fare ridere i concorrenti.
Internet e le barzellette
Con Internet le barzellette iniziarono a prendere di mira le gaffe di politici, attori e personaggi famosi in generale.
Ma siamo al punto in cui i racconti e le storie non bastano più.
La generazione Z non è abituata a leggere soltanto. Il nostro è il secolo delle immagini. Ecco perché i testi scritti non ci fanno più alcun effetto; abbiamo bisogno di vedere le cose e di percepirle. Così sono nati i meme e le gif. Sono loro i veri colpevoli del declino delle barzellette.
Grazie ai social network, i meme e le gif, un mix di testi, immagini statiche o in movimento, hanno preso sempre più piede, fino a diventare l’intrattenimento di ragazze e ragazzi di ogni età, che ogni sera passano ore e ore a guardarli sullo schermo del loro cellulare prima di addormentarsi.
I meme più famosi
Siamo in un mondo travolto da guerre, pandemie e difficoltà sociali, che sente la necessità di divertirsi, ecco perché le barzellette sono state solo il primo passo verso una mondo di risate.
Immagini: Pinterest