Diesel si fa promotrice di un progetto pilota per la creazione di jeans più sostenibili, fabbricati con fibre derivanti da scarti della propria produzione.
Che la moda inquini non è una novità per nessuno, che qualcuno decida di fare qualcosa un po’ lo è. Il campione di sostenibilità in questione è Diesel.
Marchio italiano, parte del gruppo OTB, potentissima holding sempre di origine italiane, fa parlare ancora una volta di sé, questa volta per il suo impegno nel sostenibile.
Di Diesel se n’è parlato tanto negli ultimi anni, con l’arrivo di Glenn Martens al comando della nave, il brand ha fatto scalpore dalle primissime passerelle ed è tuttora uno dei marchi più in auge tra la gen z, fautrice di tutto ciò che è di tendenza oggi nella moda.
L’azienda viene fondata nel 1978 da Renzo Rosso e si fa conoscere da subito nel mondo della comunicazione con le sue campagne pubblicitarie surreali e stravaganti, caratteristica che Glenn Martens sta mantenendo agilmente. Produttrice di giacche in pelle, abiti e accessori vari, Diesel è conosciuta da tutti per i suoi jeans ed è proprio grazie al denim che riesce a promuovere la sostenibilità.
La holding di cui fa parte, OTB, già da tempo è legata a un’economia circolare, ossia un modello di produzione e consumo che si regge sulla condivisione, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali e dei prodotti il più a lungo possibile. Un qualcosa di davvero utile in un campo come la moda.
Andrea Rosso, figlio del fondatore, nominato ambasciatore del marchio per la sostenibilità, ci racconta che il denim Diesel viene prodotto e distribuito dalla Tunisia. Qui sono stati prodotti 28mila paia di jeans, realizzati con il 20% di cotone riciclato pronti per diventare il nuovo denim sostenibile nell’armadio di tutti i giorni.
Il denim sostenibile esiste grazie alla partnership di Diesel con Unido, organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale.
Assieme i due stanno lavorando su un progetto pilota per la creazione di un sistema di riciclo a circuito chiuso per gli scarti di tessuto.
L’intenzione è quella di creare un ecosistema di imprese locali in Tunisia dove Diesel viene prodotto.
Tutto questo per valorizzare i rifiuti tessili pre-cosnumo, iniziando dalla separazione degli scarti di taglio nelle fabbriche in cui si produce abbigliamento. Questi scarti vengono convertiti in fibre di cotone rigenerato con un processo di riciclaggio meccanico. Poi vengono poi re-introdotti nel processo di filatura e tessitura per tessuti in denim.
Un passo importante nella moda questo di Diesel. Infatti, l’abbigliamento è uno dei più grandi problemi in ambito di inquinamento. L’eccessiva produzione di capi sempre più in crescita porta grossi danni, insostenibili per il nostro pianeta. Si parla addirittura di enormi discariche a cielo aperto di soli vestiti. Quindi, il nostro connazionale Andrea sta facendo davvero un grande passo sulla luna.
Il piano è finanziato dall’unione europea e fino ad adesso sono stati raccolti circa 7.500kg di scarti di taglio tessile provenienti dalla produzione di jeans Diesel, in Tunisia. Tutti sono stati raccolti, differenziati e poi inviati a impianti di riciclo. Lì sono stati prodotti 46mila metri di tessuti riciclati che hanno prodotto la bellezza di 28mila jeans. Inoltre, altri 4.200 kg di scarti tessili sono stati inviati ad impianti di riciclo per essere incorporati nei tessuti per le prossime collezioni Diesel.
Complimenti Andrea e complimenti Diesel. Menomale che nella moda esistono ancora bravi ragazzi.