Zara debutta con la sua prima collezione hair ampliando la copertura del settore beauty. A dare man forte al colosso del fast fashion sono l’hair stylist Guido Palau e la modella Kia Gerber.
Tutti a gridare allo scandalo quando vediamo i mille documentari e servizi sulla fast fashion, ma poi quando c’è da correre a comprare l’abito per la serata x e y…tutti ad infilarsi nel camerino di Zara. Qualcuno la considera ipocrisia, altri non vedono soluzioni diverse…insomma, in qualche modo, questo maledetto fast fashion vince sempre su tutti. Zara in primis che, con la sua eccelsa capacità di copiare le proposte del lusso, rende “accessibile” la moda che sfila in passerella. Non per nulla il brand spagnolo, con milioni di negozi in tutto il mondo, è diventato l’idolo della generazione z che, spesso, dopo aver protestato per il cambiamento cambiamento climatico corre ad acquistare l’ultima maxi gonna in denim zara copiata, senza dubbio alcuno, da Diesel.
La colpa è di tutti e di nessuno. Inutile giocare a puntare il dito. Sarà un po’ la comodità, un po’ la vera mancanza di soluzioni sostenibili che non costino un occhio della testa (adatte a ragazzi che spesso hanno conti in banca che non superano le tre cifre), ma Zara è davvero nell’armadio di chiunque. Ed ora anche sui capelli. Ebbene sì perchè, in vista delle feste invernali, Zara debutta con la sua prima linea hair descritta come “un piccolo assaggio di ciò che verrà”. Pare che il progetto di brand extension pianificato da Zara voglia arrivare veramente a coprire qualsiasi cosa.

Ma come mantiene tutta questa credibilità?
Effettivamente nulla di quanto fatto, o meglio copiato, da Zara risulta poco credibile seppur davvero spazi in tutti i settori e in tutti gli stili. La verità è che sono le strategie di comunicazione a vincere su tutto e, ultimamente, anche i testimonial strapagati (almeno spero). Ne è esempio una delle ultime campagne fotografiche scattata da, niente di meno che, Steven Meisel: storico fotografo di moda con la F maiuscola. E anche la prima linea hair creata in collaborazione con il celebre hairstylist Guido Palau che ha chiamato come testimonial la splendida Kia Gerber.

Tutta questa risonanza mediatica permette a Zara un posizionamento estremamente alto nella mente del consumatore. Convinto di acquistare capi di qualità, originali e, soprattutto, migliori degli altri brand fast fashion. Motivo per cui è riuscito ad alzare esponenzialmente i prezzi senza un minimo calo nel fatturato, proprio come succede nel mercato del lusso. Peccato che il lusso non sia fatto solo di strategie e soldi, ma piuttosto di qualità, storie ed emozioni anche se, troppo spesso, qualcuno se lo dimentica.
Insomma che a comprare da Zara sia la quindicenne che deve andare al compleanno dell’amica o il fuorisede che ha ben altre spese a cui pensare è, pressoché, inevitabile. Ad essere evitabile è la collaborazione di personaggi di spicco del fashion system, e non solo, che chiudono gli occhi di fronte alla realtà, prendono i soldi e poi, magari, sfilano anche sul green carpet in fashion week gridando quanto sia bello il “made in Italy”, quanto importante sia pensare al pianeta e dicendo ai giornali che indossano lo stesso abito di una premiazione avvenuta 10 anni prima (che poi, detto fra noi, ce ne eravamo accorti tutti!).
Quindi, in conclusione, meno chiacchiere e più fatti. Basta riversare la colpa sul consumatore…è il momento che il mondo della moda, quello che conta e che può effettivamente, fare qualcosa beh…lo faccia. Magari insieme al governo che parla di supporto alla manifattura italiana dalla mattina alla sera, ma si dimentica che la moda è la seconda voce del bilancio nazionale.
