Andrea Grossi: “Diesel, ad oggi il mio posto nel mondo”

da | NEW DESIGNERS

Tutto è cominciato così: al Genova Jeans. Tra una chiacchierata e l’altra conosciamo Andrea Grossi

Classe 1996, artista prima che fashion designer, Andrea Grossi è senza dubbio il designer italiano del momento. Lo stilista applica alla moda la sua visione moderna: bilanciando tecniche artigianali e nuove tecnologie, porta alla luce creazioni iper-contemporanee. 

Perché dovremmo conoscere Andrea Grossi?

La moda, come altri settori, è un mondo molto intimo. Attraverso le tue creazioni, puoi raccontare un percorso, una storia, quello che fai e quello che hai dentro. Io parlo di me, della mia persona e questo può aiutare tante altre persone, che magari si rivedono in me. Per quanto infatti il mio sia un racconto personale il realtà è allo stesso tempo anche tanto universale. Il perché quindi dovremmo conoscere Andrea Grossi è che la mia storia comunica emozioni, che non riguardano però solo me stesso, ma anche gli altri.

Andrea Grossi

Secondo te, ad oggi, è difficile per un designer emergente riuscire a distinguersi all’interno del sistema moda? E i social possono rivelarsi un punto a favore o a sfavore?

Oggigiorno ritengo che attraverso i social sia molto più semplice distinguersi, ma la vera difficoltà per i designer emergenti non è tanto quella, piuttosto è riuscire ad affermarsi. Puoi distinguerti dalla massa, ma poi rimanere nel buio più totale, senza riuscire a guadagnarti un posto all’interno del mondo della moda. La vera bravura infatti sta proprio nel riuscire a restarci in quel mondo, riuscendo a mantenersi attraverso le proprie gambe. I social assolutamente possono aiutarti, sono una buona strategia, e come tale bisogna saperli usare. Sta a te poi essere in grado di sfruttarli nella maniera più giusta. Sicuramente sono un mezzo in più che abbiamo per farci conoscere e crearci una propria immagine e identità, da trasferire poi agli altri. Quindi io sono assolutamente pro social!

Puoi parlarci del tuo percorso all’interno di diesel, e del bagaglio lavorativo e personale che ti porti dietro grazie a questa esperienza?

Io sono entrato in Diesel subito dopo la scuola nel 2019: ho fatto uno stage di sei mesi, poi sono uscito e ho fatto un anno lavorando da indipendente, e poi nel 2021 sono ritornato in Diesel con l’arrivo di Gleen Martens. Senza alcun dubbio Diesel è il posto in cui vorrei essere, mi ci ritrovo in pieno, e condivido tutti i valori che abbraccia il brand. E’ assolutamente la “scuola” migliore da cui potevo attingere per il mio bagaglio lavorativo e non solo. Ad oggi posso affermare con sicurezza che è il mio posto.

Diesel negli ultimi anni ha avuto un cambio di immagine, soprattutto grazie all’arrivo del nuovo direttore creativo glene Martens. Tu ti ci ritrovi di più in questo nuovo volto del brand?

Assolutamente! Diesel da sempre vive sul “Successfull Living”, e con l’arrivo di Gleen è stato rimesso un po’ tutto in gioco. Ha conferito al brand, sia un nuovo tipo di design, ma anche un nuovo lifestyle, che secondo me è molto importante. Ha fatto un lavoro difficile, ma che ha avuto i suoi risultati. Prima Diesel era un brand diverso con una struttura differente, adesso invece è un brand che fa due sfilate all’anno, ma che comunque ha conservato i suoi valori iniziali.

Ci siamo incontrati al Genova Jeans, quale è il tuo rapporto con il denim? credi possa essere il tessuto che contraddistingua la GenZ?

Il denim è bello perché racconta un po’ del tuo vissuto, ogni giorno è diverso e si evolve, proprio come gli esseri umani. Racconta sia la sua storia ma anche la storia di chi lo indossa. Può essere sfruttato in diversi modi, cambia nel modo in cui lo indossi, ma in ogni caso rimane il protagonista.

Andrea Grossi

Ormai uno dei temi più affrontati in questi ultimi anni è la sostenibilità, molti infatti sono i brand che stanno facendo un lavoro di sensibilizzazione proprio su questo argomento. A proposito del denim, sappiamo che è una delle materie prime più inquinanti (per realizzarlo servono circa 10.000 litri di acqua). Come riesci a conciliare questa situazione con il bisogno di sostenibilità che è ormai parte integrante della GenZ?

Il denim è un tessuto che deve passare sempre prima per supervisioni esterne e ha comunque una filiera molto lunga. Bisogna assolutamente conoscere e imparare i punti in cui questo materiale è più inquinante. Sicuramente per ridurre l’impatto ambientale serve l’impegno di tutti, dalla progettazione alle tinture, dai filati alla distribuzione. Diciamo che è un po’ lo stesso discorso che possiamo fare con la pelle, altro tessuto inquinante. Noi in Diesel abbiamo una politica molto severa riguardo la sostenibilità, e tutte le nostre lavanderie devono rispondere a determinati requisiti in questo ambito, proprio perché è un tema che ci sta a cuore. Quello che noi cerchiamo di fare è puntare sull’innovazione. Non è facile, però è un lavoro che dovremmo fare tutti per combattere l’inquinamento, e che stiamo cercando di fare giorno dopo giorno.

Hai dei programmi per il futuro? 

Si assolutamente. Io quest’anno spero di riuscire a fare un mio campionario, vorrei portare sempre più avanti, step by step il mio progetto, continuando comunque a lavorare in Diesel. Ma affermando anche il mio brand. Il mio obiettivo per quest’anno è cercare di consolidare sempre di più la mia persona come singolo e indipendente, facendo uscire una mia collezione.

Infine, hai qualche consiglio per i giovani designer?

Nonostante mi senta anche io ancora un giovane designer, quello che posso dire è che il punto principale è capire cosa si vuole fare e cosa si vuole trasmettere. Ma soprattutto capire cosa si vuole essere, inquadrando la propria identità. In ogni caso io consiglio assolutamente un percorso in azienda perché può aiutare molto, io l’ho sperimentato sulla mia stessa pelle. Quello che io suggerisco quindi è fare un cammino, sia figurativo, cercando te stesso, sia reale, lavorando quindi a più stretto contatto con i consumatori.

Andrea Grossi