Tedua alle Hawaii con David LaChapelle

da | CULTURE

Chi quest’estate non ha cantato “Sono qui alle Hawaii, ma con David LaChapelle” di Tedua? Nessuno! La verità è che Tedua con LaChapelle c’è stato davvero ed ha posato per il suo ultimo progetto: Stations of the Cross.

Tedua diventa Gesù nell’ultimo progetto fotografico dell’artista David LaChapelle. “Station of the Cross” è la compilation di scatti del fotografo che vede Tedua come protagonista. Un inedito racconto delle stazioni della Via Crucis cristiana che dipingono il viaggio di Gesù verso il Calvario, dove verrà crocifisso. Il legame di David LaChapelle con le immagini religiose non è cosa nuova. Già nel 2008, infatti, l’artista aveva realizzato la raccolta fotografica “Jesus Is My Homeboy” che vedeva Cristo ritratto in situazioni della vita, più o meno, comune.

Le stazioni della Via Crucis vengono reinterpretate da LaChapelle in una chiave quasi surreale. Al limite tra un quadro di Dalì e uno di Magritte l’artista ridisegna le immagini di Cristo in un’atmosfera onirica in bilico tra sogno e realtà. La figura di Cristo trova spazio in un ambiente vivace ed astratto. Colori forti e dal finish pop tingono indistintamente scenografie e personaggi. A rimanere fedele alla rappresentazione canonica è solo la figura del Cristo dolente che soffre nella sua ascesa verso la morte.

Le opere di LaChapelle sono spesso criticate per blasfemia o irriverenza. La realtà è che l’arte del fotografo è quanto di più vicino allo spirito cristiano, che percepisce Gesù in ogni momento della vita. LaChapelle trasporta le immagini sacre, tendenzialmente intoccabili, nella realtà avvicinandole, così, alle persone comuni. Chiaramente non mancano le provocazioni necessarie a smuovere qualcosa negli spettatori. La realtà è però che il sentimento dell’artista è quanto di più rispettoso possibile nei confronti della religione che, forse, per avvicinarsi ai fedeli, dovrebbe tentare un approccio più libero e sciolto nei confronti delle reinterpretazioni. In fin dei conti la religiosità è una questione estremamente personale che varia, per sua natura, da individuo ad individuo.

Ma perchè Tedua come Gesù?

“Erano due anni che pensavo ossessivamente a Stations of the Cross, ma non trovavo nessuno che potesse interpretare Gesù. Cercavo qualcuno che sembrasse venire veramente da Nazareth, quindi dai lineamenti medio orientali, qualcuno di bello ma non così bello da sembrare un modello posato. Non lo trovavo e mi sentivo bloccato. L’avevo preso come un segno dall’alto che mi diceva che era meglio accantonare il progetto perché troppo sacro

David LaChapelle

Comincia tutto così, con l’idea di abbandonare l’intero progetto, poi un contemporaneo segno divino: una mail. Era propio lui, Tedua, che chiedeva a LaChapelle di firmare la copertina del suo nuovo disco titolato: “La Divina Commedia”. Il rapper, dapprima sconosciuto al fotografo, sembra essere il perfetto Gesù Cristo, proprio quello che cercava LaChapelle. Possiamo considerarlo uno scambio alla pari quello tra i due artisti. LaChapelle scatterà la copertina del disco di Tedua e lui poserà per il suo nuovo progetto fotografico.

Il rapper non si tira indietro e diventa straordinariamente modello. Di Tedua stupisce la naturale bravura nel lavoro di poser: dai pianti a comando all’impegno in una dieta in modo che si vedessero le costole negli scatti, proprio come nell’iconografia cristiana.

Non la prima esperienza di Tedua fuori dal mondo urban che, lui stesso, dichiara di voler raccontare in maniera diversa, con un maggiore spessore culturale. Già aveva lavorato come modello, nel lontano 2017, per Dolce&Gabbana. Lo scorso anno aveva poi preso parte ad una produzione di Michele Placido come attore: “L’ombra di Caravaggio”.

Tedua, con i suoi testi e non solo, contribuisce a dare nuova vita al mondo urban. Allontanandosi dalla pura emulazione della scena americana ed avvicinandosi ad una sfera più “artisticamente sofisticata”.