L’artista Gabriel Urist, celebre designer di accessori con collaborazioni illustri, è protagonista di una mostra monografica intitolata Ethical Navigation Systems, aperta a Milano fino al 19 ottobre.
Il curriculum di Gabriel Urist, l’artista che spazia dalla creazione di gioielli fino a quella di sculture, è impressionante.
Conosciuto per il suo stile unico, crea oggetti (ciondoli, anelli, spille, fibbie e altro) in argento, oro e platino. I suoi lavori vengono spesso commissionati con gemme preziose diventando pezzi unici.
Urist ha creato oggetti di scena per Matthew Barney (performance artist, regista, scultore) e opere che hanno affiancato le sculture di Tom Otterness.
Ha disegnato collezioni per Futura 2000, Converse, Nike, Supreme, Alife, NBA, MLB, New Era, Wu-Tang e Staple.
Se siete pronti a giurare di aver letto il suo nome legato a quello di Virgil Abloh, avete ragione: nel sito Off-White, potete trovare i pezzi firmati Gabriel Urist. La sneaker Vulcanized, la borsa Jitney, gli stivali in stile cowboy, il motivo Arrow: gli iconici design d’archivio di Off-White hanno ispirato Urist che li ha declinati in collane, spille, portachiavi.
Urist ha anche realizzato pezzi personalizzati per Kobe Bryant, Duane Wade, Lebron James, Kanye West, Jay-Z, Paul Rodriguez, Ben Kingsley, A$AP Rocky, Spike Lee e altri ancora. Ha inoltre realizzato gioielli per le sfilate di stilisti tra i quali Zac Posen, Miguel Adrover, Narcisso Rodriguez, Gary Graham, Marc Jacobs.
I suoi lavori sono presenti in diverse gallerie negli Stati Uniti e in metropoli cosmopolite come Tokyo, Barcellona e Parigi.
E Gabriel è stato nominato dal CFDA, Council of Fashion Designers of America, come “Accessories Man of the Year”. Un fatto che non sorprende. Così come non sorprende che Milano gli dedichi una mostra monografica.
La mostra si intitola ENS – Ethical Navigation Systems ed è ospitata fino al 19 ottobre 2023 presso lo spazio espositivo di Golab Agency.
L’esposizione copre un arco temporale significativo, visto che comprende lavori di Gabriel Urist che vanno dal 1996 al 2023. Permette dunque di riflettere sull’evoluzione dell’artista negli anni nonché sulle sfumature del suo lavoro che sono molteplici.
Mi spiego meglio. Se quando lavora con i grandi brand il suo approccio è figurativo, con un’attenzione quasi maniacale per i dettagli, nei lavori più recenti si nota invece una progressiva migrazione verso l’astrazione.
È ciò che ho pensato in occasione del vernissage della mostra, quando – affascinata – mi sono trovata a osservare alcune piccole sculture che rappresentano sneaker sempre più destrutturate.
Ho trovato estremamente interessante anche Lost Tribes – an american table of periodic elements.
Ricordiamo tutti la tavola periodica degli elementi o tavola di Mendeleev, lo schema con cui sono ordinati gli elementi chimici e che studiamo a scuola. Urist ne ha elaborato una propria personale versione mettendo in dialogo il Pirkei Avot (uno dei testi fondamentali dell’ebraismo, raccolta di insegnamenti etici e morali) e la narrazione pittografica dei nativi nordamericani.
Audace? Certo, come solo l’arte sa essere.
«Sebbene radicalmente diversi – scrive Urist nel suo sito – entrambi i sistemi condividono un terreno comune. In quanto antiche fonti di conoscenza e verità, ognuna di esse presenta un quadro etico per la vita di tutti i giorni e aiuta a definire il nostro posto su questo pianeta».
Segnalo anche che, in occasione della mostra, le creazioni di Gabriel Urist sono state immortalate in una serie di scatti dal fotografo Dido Fontana.
Fontana, i cui lavori sono presenti in gallerie d’arte in tutto il mondo nonché in molti magazine (nel 2007 ha vinto il premio Best Photo di Pitti Immagine), è riuscito a catturare e rappresentare alla perfezione le opere di Urist. E a restituire il loro energico impatto.
Una segnalazione va infine alla location che si inquadra nell’ambito dello storico Palazzo Cramer, a due passi dall’Accademia di Brera, dalla Chiesa di San Marco e da via Solferino. Location e opere creano un dialogo tra storia e contemporaneità.
E a proposito di dialoghi… Mentre osservavo le opere di Urist, ho ripensato a una frase della grande Elsa Schiaparelli.
«Disegnare abiti, sia detto di sfuggita, non è una professione ma un’arte. È una delle arti più difficili e deludenti perché, appena il vestito è nato, già appartiene al passato. Un vestito non rimane attaccato al muro come un quadro e nemmeno conduce la lunga esistenza intatta e preservata di un libro».
Mi piace pensare che l’approccio portato avanti da Gabriel Urist, un dialogo contemporaneo tra moda, gioiello e arte, le sarebbe piaciuto.
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ENS – Ethical Navigation System
Gabriel Urist Solo Exhibition
Aperta fino al 19 ottobre 2023 su appuntamento attraverso l’account Instagram dell’artista
Giorni e orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalla 10 alle 18
Location: Golab Agency, Via Fatebenefratelli 5, Milano (zona Brera)