Sake è un brand peruviano, innovativo ed eco-sostenibile, fondato da Ana Tafur. Ha presentato la collezione Sake Bar SS 2024 presso il Fashion Hub di Camera Moda durante la Milano Fashion Week.
Partiamo dal principio: chi è Ana Tafur?
Dopo aver lavorato come responsabile di produzione in uno dei più grandi impianti di produzione a Shanghai, in Cina, la designer colombiana Ana Tafur ha deciso di lasciare il suo lavoro. È tornata in America Latina dove ha intrapreso un viaggio e ha visitato le comunità indigene per conoscere le tecniche di cucito tradizionali.
I suoi viaggi sono culminati nel 2013 quando Ana ha lanciato Sake, marchio di moda sostenibile ed etico. La base è in Perù dove lavora con le comunità locali.
Oggi, a dieci anni di distanza, Ana fa parte a pieno titolo di un gruppo crescente di designer latinoamericani che sostengono proprio le modalità di produzione tradizionali. Cito l’uso di coloranti vegetali, l’estrazione della resina dagli alberi per creare pelle vegetale, l’utilizzo di antiche tecniche di lavorazione a maglia. E aggiungo l’impiego di materiali locali quali la lana di alpaca.
Il tutto avviene con un obiettivo ben preciso: potenziare la filiera locale. E garantire tracciabilità e sostenibilità.
«Sake è nato dall’esigenza di migliorare la trasparenza e ridurre l’impatto della filiera della moda – racconta Tafur – e il processo è iniziato con l’idea di cercare materiali locali e lavorare con le comunità native e rurali. Facendo domande, viaggiando e spostandomi, ho iniziato a riscoprire processi e materiali».

Sake ha investito diversi anni nella ricerca di tecnologie bio-tessili e nello sviluppo di formule che traggono beneficio dal potere della Natura e lavorano in armonia con l’ambiente.
I saperi delle comunità indigene vengono integrati eticamente nelle lavorazioni dei capi, perché per Ana Tafur bello deve essere anche buono.
I materiali, rielaborati con lo scopo di comunicare la cultura tessile peruviana, si basano sulla convinzione che la produzione è una fonte di crescita positiva e duratura per le comunità con cui collabora.
È, per esempio, presente nelle collezioni una pelle ottenuta da un processo che evita il sacrificio di ulteriori animali, trattata con sostanze prive di petrolio, solfuri, cromo e qualsiasi altra sostanza chimica dannosa per l’uomo e l’ambiente.
Cosa significa esattamente evitare il sacrificio di ulteriori animali? La pelle in questione è quella dell’arapaima gigante o paiche, ovvero un pesce originario del bacino del Rio delle Amazzoni. La pelle utilizzata da Sake è ottenuta con gli scarti dell’industria di tale pesce – che altrimenti verrebbero riversati nei corsi d’acqua come sostanze inquinanti – e con la collaborazione delle comunità di pescatori dell’Amazzonia.
Ma il materiale più emblematico del marchio è lo Shiringa.
Lo Shiringa è un albero da cui si produce il lattice naturale, noto anche come pelle vegetale. Le comunità native lo utilizzano sapientemente per produrre una varietà di prodotti che generano reddito. E, allo stesso tempo, permettono loro di conservare le foreste.
Le comunità indigene sono infatti esperte nell’estrarre la linfa naturale dell’albero in armonia con i suoi cicli stagionali e di vita. Non viene abbattuto nessun albero e ciò consente alle famiglie native di uscire dalla povertà attraverso la gestione sostenibile del territorio.
Dopo aver partecipato lo scorso febbraio a Designers for the Planet – uno dei principali progetti di Camera Moda – Sake ha fatto ritorno a Milano in occasione della MFW appena conclusa. E ha presentato la collezione Sake Bar SS 2024 presso il Fashion Hub di Palazzo dei Giureconsulti, a pochi passi dal Duomo.
Il marchio sottolinea ancora una volta la sua chiara visione. La natura – anzi, la Natura con la N maiuscola – e le tradizioni culturali devono essere parte integrante del nostro benessere. Presente e futuro.



Ana Tafur ha scelto un titolo particolarmente eloquente per la collezione.
Sake Bar allude infatti a un luogo accogliente in cui ritagliare momenti di scambio e riflessione.
Le silhouette proposte sono avvolgenti. Reti e tessuti a motivi traforati fasciano le figure. La leggerezza di top, longuette e abiti ricchi di trasparenze contrasta con la pienezza della pelle e con capispalla dalle linee più rilassate.
Gli outfit sono composti da pezzi facilmente remixabili che lasciano spazio a creatività e reinterpretazione personale. La palette cromatica è giocata sui toni naturali accesi da colori vivaci. A fare da contraltare è un black & white grafico.
Quello di Ana Tafur è un approccio interessante così come è interessante la sua filosofia – creare qualcosa che sia bello e anche buono.
Se volete accogliere il suo invito al Sake Bar e conoscere meglio il progetto, potete seguire il profilo Instagram del marchio. C’è anche il profilo The Amazkin attraverso il quale vengono spiegate le potenzialità dello Shiringa.
È altrettanto interessante il profilo Caravana Andina, il movimento creato da Sake per promuovere il benessere delle comunità native della regione andina del Perù.
Sake è la dimostrazione che una dimensione moda responsabile e consapevole è davvero possibile.