FREITAG, il marchio svizzero di borse realizzate al 100% con materiali riciclabili, compie trent’anni e celebra gli imitatori che lo hanno reso grande. Come? Coronando l’anniversario di perla con una versione singolare di un pezzo cult.
C’era una volta, nei primi anni ’90…
Chi mai avrebbe pensato, nel 1993, quando la sostenibilità per la moda non era ancora così cool, che trent’anni dopo quella che era solo l’idea di due fratelli nel loro appartamento di Zurigo sarebbe diventata un’azienda di successo?
Ebbene, secondo i fratelli Freitag (Markus e Daniel ndr.) c’è stato un momento in particolare che può aver determinato il loro destino ed è quello che, questo autunno, vogliono celebrare.
Piccola premessa: cos’è un’idea quando si parla di design? Nient’altro che un concetto. Qualcosa di astratto che, una volta tradotto in forme e materiali, risulti unico e sia in grado di veicolare un messaggio. E, nel caso di FREITAG, il messaggio è quello dell’importanza della circolarità dei materiali.
Parliamo infatti di borse realizzate con materiali riciclati e riciclabili, come i teloni per camion – che contraddistinguono i prodotti made in Zurich dal ’93. Prodotti che, come si legge sul sito del brand, “sono facili da trattare e realizzati con materiali che non si deteriorano facilmente nel tempo e il cui fascino aumenta in modo proporzionale all’uso e all’età”.
Nell’arco di tre decenni, le borse FREITAG sono state quindi il simbolo di ciò che nasce dal connubio tra design e funzionalità. E oggi, per festeggiare questo importante anniversario, il Brand Svizzero volge uno sguardo affettuoso al passato rilanciando il modello che l’ha reso l’”originale”.
FREITAG: non semplici borse
Zurigo, 1996. Sono passati tre anni da quando Markus e Daniel hanno fondato il brand. Nella piccola azienda si occupano di tutto – aiutati da un solo dipendente – quando, in un giorno qualsiasi, in un supermercato di una (importante) catena qualsiasi, qualcosa sta per cambiare. È Markus che quel giorno è a fare la spesa quando, tra i banchi, scorge qualcosa di familiare.
Una borsa. O meglio, un lotto di borse prodotte in serie. Delle postine in plastica, di quelle poco resistenti e che odorano ancora di chiuso. E sopra ogni borsa stampato il logo con la parola tedesca: “Donnerstag”. Giovedì.
Quella che Markus aveva d’avanti non era altro che una produzione in serie di imitazioni di una borsa FREITAG – “venerdì”, ironia vuole.
Era un “dettaglio” a rendere i due prodotti tanto diversi – e a ferire Markus, chiaramente. E no, non era il giorno della settimana. Bensì il materiale. La plastica. Erano passati tre anni e i fratelli Freitag avevano dato tutto per trovare un piccolo posto sul mercato da cui partire per far conoscere le proprie idee. Per trovare una rete che condividesse gli stessi ideali. E il riconoscimento? Delle riproduzioni che andavano contro tutti i principi per i quali quelle borse erano nate inizialmente.
Senza dilungarci, vi basti sapere che tutto è bene quel che finisce bene. Anzi, il rivenditore bandì dagli scaffali la copia della borsa promettendo che “non si sarebbe mai più azzardato a lanciare una linea di borse chiamata con il nome di un giorno della settimana in tedesco”.
L’unica ed originale
Ma perché fu questo momento a fare di FREITAG l’unico ed originale? Semplicemente, lì dove la paura era che “Donnerstag” potesse raggiungere un più vasto pubblico, l’affetto dei sostenitori di FREITAG fu tanto forte che questa storia fece notizia anche sui media. E come può una storia del genere non far aumentare la propria visibilità?
Come omaggio a questa serie di (s)fortunati eventi, la copia di allora sarà riproposta in numero limitato il 19 settembre 2023 con il nome di F13-D COPY CAT. Cosa sarà scritto sull’etichetta? Ovviamente DONNERSTAG. E così, FREITAG, trasforma la copia in un originale dopo quasi trent’anni. Ma stavolta lo fa nel rispetto dell’ambiente e degli ideali su cui si fonda. Servendosi del materiale che dai primi anni ’90 lo accompagna nella sua avventura: i teloni che hanno vissuto una prima vita sulle strade, rivestendo dei camion.
PS: Parliamo quindi di PVC. E quanto è figo il PVC?