La Biennale Danza veste Bottega Veneta

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A Venezia va in scena la Biennale College Danza 2023 diretta da Wayne McGregor e con l’eccezionale partecipazione della coreografa Xie Xin, il tutto incorniciato dall’artigianalità di Bottega Veneta.

L’oriente incontra l’occidente

Calano le luci, si apre il sipario e il pubblico è catturato di rumori della natura, dai movimenti oscillatori delle piante e dal fruscio del vento. Tutto ciò è quanto messo in scena dalla coreografa Xie Xin e Bottega Veneta con il pezzo “When I Am Facing U” che ha rapito il pubblico della Biennale. Una fusione tra oriente ed occidente che porterà la coreografa ad un successo sempre in ascesa tanto da arrivare all’Opéra di Parigi.

ballerino

Il pubblico occidentale entra in contatto con la filosofia taoista, le arti marziali e le danze tradizionali cinesi in un turbinio di emozioni, un incantesimo che riproduce alla perfezione il legame simbiotico tra natura e l’uomo. La bacchetta magica è quella di Xie Xin che è stata in grado di valorizzare al meglio i 16 danzatori che hanno preso parte all’evento. In un’atmosfera cupa e malinconica la natura prende il sopravvento sull’uomo e ha la meglio sui movimenti dei ballerini. Un po’ come quando durante la pendemia, con tutti chiusi in casa, la natura aveva ricominciato a riprendersi i suoi spazi anche nelle città. Lenta e riflessiva la coreografia è la perfetta traduzione in linguaggio ballettistico dei ritmi della natura. La frenesia dell’uomo lascia spazio all’armonia degli agenti atmosferici, della flora e della fauna.

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La natura sovverte, ma non soppianta l’uomo. E tra la sinuosità dei movimenti eterei dei danzatori che ricordano il vento, riecheggia un visione introspettiva dell’io. Anche l’uomo è natura, anche l’uomo fa parte di quel flusso incontrollato ed eterno gestito da madre terra e per questo anche lui ha uno spazio in questa rappresentazione. La solitudine e l’introspezione sono spezzate dall’incontro con l’altro. La coreografia sembra tornare ai primordi della vita umana quando tutto era nuovo, tutto era una perenne, incontrollata ed entusiasmante scoperta. E se per certi versi pare un ricordo di tempi lontani, l’atmosfera malinconica suggerisce anche la possibilità della rappresentazione di un mondo post apocalittico, quando il globo imploderà su se stesso e tutto dovrà ricominciare da capo.

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E Bottega Veneta?

A questo punto nasce spontaneo un quesito: e Bottega Veneta cosa c’entra? Beh uno spettacolo è fatto non solo di passi e musiche, a completarlo e dargli forma sono tutte le impalcature che gli girano attorno. Luci, scenografie e costumi: proprio di questi ultimi si è occupato Matthieu Blazy. Il denim diventa protagonista dei costumi di scena della Biennale, o meglio il faux denim. Sulla scia della couture di Pierpaolo Piccioli per Valentino Blazy per Bottega Veneta crea dei completi in tessuto di seta che ricordano il denim. Uniformi unisex per i ballerini, costumi di scena che paiono abiti normalissimi. Anche Bottega Veneta entra a far parte della ricerca della semplicità e della naturalezza capeggiata dalla coreografia di Xie Xin. Laddove semplice e naturale non rima con scontato, coreografia e costumi viaggiano in simbiosi, in parallelo. La semplicità è ciò che spicca all’occhio, ma dietro si nascondono virtuosismi tecnici di ogni tipo, sia dal punto di vista ballettistico che sartoriale.

denim Bottega Veneta

Questa coreografia e questi costumi paiono come una favola agli occhi dello spettatore la cui morale è quella di non fermarsi alle apparenze. Semplice non significa scontato, dietro un jeans può nascondersi una lavorazione complessa e dei tessuti pregiati e dietro l’ordinarietà della natura si nasconde una realtà orchestrata in maniera straordinaria.

Finale

foto: bottegaveneta.com