Dopo il successo di “Suit of the city”, Ida Galati, psicologa, consulente, formatrice e ideatrice del sito “Le stanze della moda”, racconta l’evoluzione della comunicazione digitale in questo settore. Alternando lezioni frontali in Accademie e Università a lezioni online tenute sulle principali piattaforme social, quali TikTok e Instagram. Dove ogni mattina live, alle 7.30 racconta e informa riguardo le ultime notizie relative al fashion system (#fashionflash). Numerosi altri appuntamenti spaziano sulle sue piattaforme. Dal Blossom Day – consigli utili a problemi apparentemente complessi – alle F(l)Fashion cards, quiz e giochi per apprendere.

Dal 2015 al 2019 Ida Galati è stata docente presso l’Accademia del Lusso di Roma per il corso Editoria Web e blog. Ospite alla nostra ultima sfilata, ha condiviso con noi alcuni pensieri e raccontato la sfilata dei ragazzi di Accademia. Con l’occhio di chi vive e interpreta la moda attraverso il suo magazine digitale.
Ida, qual è stata la prima impressione che hai avuto quando sei entrata al Palazzo del Ghiaccio, la location scelta per il nostro fashion show ?
“Mi sono trovata davanti a uno spazio enorme, imponente. Non ero mai stata in questo Palazzo e mi è sembrata davvero una bella cosa poter dare così tanto spazio ai ragazzi. Grande quanto i loro sogni”.
Visto il tema della sfilata incentrato sul connubio “Lusso e Sport”, qual’è il tuo parare riguardo questo legame?
“Dopo la quarantena si è sdoganato il fatto che lo sportswear non sia più usato solo durante le attività sportive. E’ diventato una componente importante in qualsiasi outfit, da giorno o da sera. E in questo senso la sfilata ha centrato una tendenza ormai in atto”.
Pensi che i principali brand di lusso si siano attivati abbastanza per introdurre l’abbigliamento sportivo nella quotidianità?
“Non penso ci sia ancora un brand che sia riuscito a rendere lo sport elegante e chic. A mio parere c’è bisogno di renderlo più raffinato, mettendo dei dettagli più lussuosi in abiti casual. Credo che ancora il connubio non sia così centrato”.
A proposito di questo fashion show, quali sono state le impressioni e le sensazioni che ti hanno avvolto?
“Mi è piaciuto il fatto che i ragazzi si siano sentiti liberi di sperimentare e di dare respiro alla loro creatività senza confini. Senza pensare alla vestibilità dei capi, al consumatore finale e a quanto possano essere commerciali determinati capi. In questa fase va bene così, perché poi quando si troveranno a dover veramente pensare a come commercializzare un capo, non potranno dare così tanto spazio all’estro. Quindi, ben venga questa passerella in cui hanno potuto osare senza limiti”.