Cosa vuol dire SEO? Saper Essere Ottimizzati…

da | CULTURE

Cosa vuol dire SEO? Saper essere ottimizzati. Sì, è una ripetizione, subito all’inizio dell’introduzione. E così una l’abbiamo. Perché affacciarsi concretamente al mondo dell’editoria vuol dire anche questo. Imparare a familiarizzare con il SEO. E imparare a ripetersi.

Eccoci dunque da studenti a giornalisti, si passa dall’aula alla realtà. Dalla teoria alla pratica. È un attimo. Per fortuna, così si è preparati a cosa c’è fuori, una volta usciti da questa bolla di privilegio che è lo status da universitario. Perché te lo raccontano. Delle ripetizioni, delle parole chiave. “Per aumentare la visibilità nei motori di ricerca”. È lo stesso acronimo (Search Engine Optimization) a dirci a cosa serva. Ma poi devi familiarizzarci. E inizia il dramma. 

Perché il dramma? Innanzitutto perché qualsiasi cosa tu abbia scritto non va bene. Sei soddisfatto, fiero di te. Carichi il tuo articolo. Leggibilità: rossa. Le frasi sono tutte più lunghe di soggetto, predicato e verbo. Manca la frase chiave. Scrivi la frase chiave. Cinque parole? Rossa, devono essere massimo quattro. Riscrivi la frase chiave. Ottimo lavoro, però non è all’inizio della frase meta, del titolo e del primo paragrafo. Poi manca un paio di volte nel testo, così, anche a caso. 

Praticamente scopri che i quindici anni di studio della lingua e della letteratura italiana che ti hanno portato a questo giorno sono serviti a poco e niente. Non bisogna ripetere le parole? Sacrosanti siano i sinonimi? E allora ripetiamo le intere frasi in serie. “Purtroppo l’algoritmo è stupido e per niente creativo. Il Seo è una dittatura ottusa a cui dobbiamo piegarci se vogliamo che qualcuno ci legga”, mi è stato spiegato. Ed è purtroppo così. Perché noi vogliamo che ci leggano.

Quello che mi chiedo a questo punto è: perché, affinché un testo venga letto, deve essere basico e mediocre? I giornali, alla loro origine, hanno lo scopo di insegnare qualcosa agli altri. So qualcosa che tu non sai, voglio raccontartela. Te la lascio per iscritto, nero su bianco. 

Quando escono notizie importanti, di quelle che vanno lanciate immediatamente, come “è morta la Regina Elisabetta”, finiscono per uscire una serie di articoli tutti uguali. Sgrammaticati fino all’inverosimile. Tutti uguali non solo tra loro ma anche nel titolo, introduzione, testo e conclusione. Una serie di ripetizioni di frasi chiave. Un po’ come i manuali scritti dal alcuni docenti universitari, autopubblicati, sfogliando i quali si incontrano le stesse pagine più e più volte.

Per me, è sempre più frequente fare la telefonata di rito che inizia con “Leggo tanti articoli ma non capisco cosa stia succedendo, sai chiarirmi le idee?”. Perché ormai le notizie escono e si diffondono sempre più velocemente. Vengono aggiornate di continuo e di conseguenza le informazioni sono sempre più frammentarie e confusionarie. Si finisce per accontentare il SEO – e le tasche tintinnanti – al suono di ogni clickbait. Piccolo segreto: l’articolo scritto in fretta e furia lo apriranno in tanti, ma quello che racconta per davvero qualcosa viene condiviso. E allora una soluzione c’è.

Così se fino a ieri mi leggevo intorno con sdegno, ora capisco. Compatisco anche, ma ci sto comunque stretta. So che comunque qui, su AdlMag, vogliamo trovare la chiave per superare l’omologazione. Per accontentare l’algoritmo in modo che un articolo però sia leggibile. E godibile. Quindi per concludere, ecco cosa vuol dire SEO: Saper Essere Ottimizzati. Così, di ripetizioni nel testo, ne abbiamo due. Ma l’algoritmo l’abbiamo fregato…