Surrealismo, al Mudec il mondo all’ingiù

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Sogno e realtà, psiche, amore e desideri. Concetti chiave raccontati nel viaggio attraverso il surrealismo in esposizione al Mudec di Milano fino 30 luglio 2023. Un esposizione di 180 opere, tra dipinti, sculture, disegni, documenti, manufatti, provenienti dalla collezione del museo Boijmans Van Beuningen. Uno dei più importanti musei dei Paesi Bassi, in dialogo con alcune opere della Collezione Permanente.

Capolavori di Magritte, Dalì e Man Ray – tra i più celebri – accompagnati da molti altri artisti provenienti dal Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. Queste sono le opere presenti nella mostra dul surrealismo al Mudec di Milano, che trasportano lo spettatore in universi capovolti, a metà tra il sogno e la veglia. 

Per il movimento Surrealista il sogno è alla base di ogni cosa. Tramite esso l’uomo riesce a liberare la mente dai freni inibitori, dalla razionalità. Per attingere ad un universo in cui il pensiero è libero di sviluppare le proprie idee e immagini senza alcuna costrizione. La sua corrente nasce e si sviluppa a seguito degli studi freudiani sull’inconscio e sulla psicoanalisi da parte di un poeta visionario: André Breton. Che contribuì al diffondersi di questa filosofia, celebre grazie alla stesura dell’opera il “Manifesto del Surrealismo”.

Surrealismo Breton
Il manifesto del surrealismo di Andre Breton (Foto: mudec.it)

L’origine di questa ideologia risale ad un movimento precedente di pochi anni, il Dadaismo. L’anima risiede nell’utilizzo di oggetti quotidiani, come ad esempio un ferro da stiro o una ruota di bicicletta. A cui viene attribuito un nuovo valore, diverso da quello per cui erano stati progettati. 

Inizia così un nuovo modo di concepire l’arte. L’opera non è più considerata solo un’immagine figurativa, ma una creatività tridimensionale, al di fuori dei confini della tela, fruibile nei luoghi più disparati.  Tra atmosfere vuote e dilatate si fa strada la Metafisica, la seconda tendenza a cui si ispira il Surrealismo. Anch’essa ha come obiettivo quello di trasportare lo spettatore in una dimensione nuova, oltre la fisica e oltre la realtà: in un’eternità senza tempo. 

L’esposizione al Mudec si apre con una sezione di composizioni dell’artista belga René Magritte, inizialmente interessato al Cubismo e alla corrente futurista. La sua conversione al Surrealismo avviene solo dopo aver visto il dipinto “Canto d’amore” di Giorgio De Chirico (esponente della Metafisica). Nel quale si anticipa la tecnica tipica dei pittori surrealisti: “accostamenti inconsueti”. Nel quadro vengono riportati 3 oggetti: una palla verde, un guanto da chirurgo e una testa di una statua antica. Tutti elementi che non hanno niente a che fare l’uno con l’altro.

Questa avanguardia non si è affermata solo in ambito artistico ma anche letterale, teatrale e nell’intrattenimento. In letteratura uno degli esprimenti di scrittura più famoso è quello del Cadavere Squisito, nato a seguito dello sviluppo dell’automatismo psichico. Un gioco collettivo che consiste nel far comporre una frase da più persone, senza che nessuna conosca ciò che è stato scritto dalla precedente.

Interessante, inoltre, è la parentesi legata al mondo del cinema. Luis Buñuel è stato uno dei più autorevoli registi appartenente a questo atipico universo.  Tra gabinetti al posto delle sedie al tavolo da pranzo, genitori che denunciano la scomparsa della figlia e molti altri episodi descritti nel lungometraggio “Il Fantasma della Libertà”, Buñuel illustra un mondo assurdo e controcorrente con scene apparentemente irreali. L’intento del regista è quello di descrivere la crisi della società a quel tempo, in cui tutti erano schiavi di qualcosa.

Per informazioni sulla mostra “DALÍ, MAGRITTE, MAN RAY E IL SURREALISMO” si può accedere al sito del Mudec.