Luca Rubinacci: “Il doppio petto? Non è per tutti”

da | NEW DESIGNERS

Sono le 17:00 e mi appresto ad uscire di casa per un’ intervista a Luca Rubinacci.

Cammino velocemente tra i negozi del quadrilatero della moda, arrivo in via Gesù e lì non ci sono più dubbi. Entro in negozio. Un assistente arriva dall’atelier e mi precede, togliendomi dall’impasse: “Ecco l’uomo che stai cercando”. Luca si gira verso di me sorridendo ed è così che inizia il viaggio nel mondo del sartoriale. 

Luca Rubinacci, campano, dopo la formazione in Saville Row apre il suo atelier in via Montenapoleone a Milano. Figlio d’arte da generazioni, lo stile del suo omonimo marchio è il connubio fra la sartoria partenopea ed i rigidi dettami londinesi.

Erede dei segreti del mestiere appresi nei primi anni dal maestro Sergio Loro Piana, si dedica in prima persona a condividere la sua interpretazione del mondo moda. Oggi è un’ indubbia icona di stile, con più di 300.000 followers su Instagram.

Le caratteristiche del suo guardaroba sono quindi una via di mezzo fra la pettinatissima e raffinata Saville Row ed il buongusto dell’uomo elegante italiano, senza richiamare alla memoria l’inappropriato e desueto dandy che abbiamo in mente.

 

J: Come prima domanda vorrei un ritratto di chi è Luca Rubinacci, vista la personalità multiforme che emerge. Icona pubblica, influencer, sarto, designer. Chi è Luca?

L: Innanzitutto sono un appassionato delle cose belle, non solo di sartoria. La mia famiglia ha un background artigianale costruito lungo le generazioni ed è da li che scaturisce la passione per la bellezza in senso più ampio. Quando il lavoro è passione diventa più immediato. Mio padre mi ha insegnato a sperimentare: “commetti gli errori, prova e trova qualcosa di tuo”. E’ così che ho iniziato a studiare sfumature ed abbinamenti e, piano piano, ho maturato una certa dimestichezza ad abbinare i colori ed a coniugare eleganza e modernità. Mai troppo moderno, non troppo giovanile né eccessivamente classico. 

J: Un progetto ambizioso.

Il mio guardaroba ha molteplici sfaccettature: pantaloni larghi ma talvolta stretti, doppiopetto e monopetto, colorato o classico. La mia è una ricerca costante, dai modelli ai tessuti e faccio sempre proposte bespoke sul cliente. L’abbigliamento è ancora oggi un potente mezzo di comunicazione. 

J: Allora mi sento lusingato dal doppio petto con cui sono stato accolto!

Il doppio petto per me ha un’impatto forte, non tutti possono permetterselo e bisogna identificare le occasioni, anche quelle in cui è ironico. Il petto singolo ormai è stato sdoganato, per quello doppio invece c’è ancora bisogno di aspettare.

J: Visto che parli di una storia di famiglia, in cosa consiste leredità delle generazioni che ti hanno preceduto? 

L: Il cliente storico è il patrimonio che ho ereditato: chi si rivolge alla sartoria conosce di cosa ha bisogno. Serve conoscere i difetti delle persone per poter fare questo lavoro al meglio, noi uomini non siamo fatti con lo scalpello e ciascuno ha esigenze differenti.  Di fronte al cliente oggi vedo un abito non solo con l’occhio di un sarto, ma anche di un esteta che guarda ai difetti per poterli poi rendere pregi.

J: Riguardo alleleganza variegata di cui parli, come possiamo definire luomo elegante? Uno perfettamente appuntato o chi esprime se stesso?

L: Oggi l’eleganza è diversa dall’uniformità del passato, non è più quella degli anni ’30-’40, quando anche i  giovani indossavano un blazer o una giacca. Ai giorni nostri, l’eleganza è sapersi adattare al contesto in cui ci si trova. Non diniego le mode, ma il gentleman che ho in mente non si butta a capofitto sulle tendenze: la ciabatta sotto l’abito può essere di tendenza, ma non appartiene al suo codice.

 J: Si tratta dunque di understatement? Fino a che punto si può esprimere la propria persona nel modo in cui ci si veste?

 L: Il Financial Times suggerisce di esprimersi in modo  tanto “snappy” quanto la propria personalità lo permetta e mi ha posto in copertina come simbolo dello stile italiano. Io portavo una giacca a quadri, i pantaloni viola, il gilet beige, la camicia in jeans: un outfit ricco che mi corrisponde. Non mi sento di consigliare a chiunque il mio modo di vestire, è una dimensione personale che ciascuno deve comprendere e abitare. La stessa ispirazione è qualcosa che prende forma con il tempo. Beppe Modenese, già Presidente della Camera della Moda italiana, sosteneva che l’ occhio abituato ad osservare guarda il dettaglio, possiamo prendere ispirazione da tutto ciò che ci circonda, è una palestra continua.

J: Un Luca perennemente ispirato. Come selezioni i materiali?

 L: Noi usiamo tessuti provenienti da ogni parte del mondo e disponiamo di un vasto archivio vintage, ecco come abbiamo solidificato il nostro bagaglio culturale. Bisogna conoscere le esigenze del cliente per saper consigliare adeguatamente: è diverso indossare un abito tutto il giorno per lavoro o metterlo per diletto. Il nostro know-how ci permette di costruire capi che possano rispondere a bisogni specifici e identificare le proprietà di ciascun tessuto, ogni materiale ha le sue peculiarità.

 J: A proposito, come si intercetta il concetto di sostenibilità in Luca Rubinacci?

 L: A mio padre verrebbe da sorridere, la vera sartoria è sempre stata ecologica perchè comprende solo materiali biologici, quindi completamente sostenibili. Noi siamo sostenibili da sempre, usiamo le mani e non le macchine. Il sartoriale tout court fa uso esclusivo di materiali organici, le fibre e le tinture hanno la necessità di essere naturali perchè un sintetico non potrebbe arrivare alla fine del percorso sartoriale. Crine di cavallo e non poliestere, seta e non bemberg, corno…i nostri prodotti rispettano l’ambiente e si può toccare con mano.

J: Tra le altre cose, leggevo che sei un amante del Gin tonic.

 Ultimamente sì, sono stato introdotto a questo mondo da mia moglie ed ora anche io ne sono un appassionato. Per i miei aperitivi cerco bottiglie italiane ed artigianali: non scordiamoci di sostenere i produttori locali!

Jacopo Galati
Studente del corso di Fashion Styling & Communication di Accademia Del Lusso

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